In gara in queste ultime due giornate olimpiche dedicate alla mountainbike non c'era solo una azzurra. O meglio, come atleta sì, l'eterna Eva Lechner ma al lavoro in zona traguardo c'è un'altra ragazza italiana di cui dobbiamo essere fieri. Un'eccellenza perchè, come si suol dire, ai Giochi Olimpici vanno solo quelli bravi. Federica Guarniero, ex ciclista e ora giudice, è stata schierata dall'UCI come commissaria di gara internazionale ai Giochi Olimpici di Tokyo 2021 per le gare di cross country maschile e femminile.
Federica nasce a Rovigo 44 anni fa, inizia a pedalare a 8 quando il fratello per la Comunione chiede ai genitori una bici da corsa e con i soldi che riceve per l'occasione ne compra una per lui e una per lei. «Non ero una vincente, mi divertivo, pedalare con i compagni di squadra era la cosa più bella, che fosse strada o pista tutto andava bene, tranne le salite (sorride, ndr). Il ciclismo mi ha permesso di conoscere tanta gente, gli anni delle categorie giovanili sono stati i più belli della mia vita. Ho corso dagli 11 ai quasi 18 anni e quando ho attaccato la bici al chiodo ho pensato che l'unico modo per rimanere in questo mondo fosse diventare giudice» ci racconta al termine delle prove vinte da Tom Pidcock e Jolanda Neff.
Federica ha una laurea in economia aziendale e lavora per un'azienda di Milano che si occupa di pianificazione pubblicitaria, per realizzare il suo sogno olimpico sta usando i giorni di ferie. «Appena ricevuta la mail con la designazione l'ho dovuta rileggere più volte per realizzare quel che realmente c'era scritto. Non ci credevo. Mi son chiesta: non è che abbiano sbagliato? Poi ho realizzato che era davvero indirizzata a me e quel che più mi ha dato soddisfazione sono stati i complimenti che ho ricevuto dagli amici e dai colleghi giudici perché si capiva che erano sinceri».
Poi è arrivata la pandemia a posticipare tutto e come le campionesse alle quali ha garantito la regolarità delle gara oggi Federica si è vista i cinque cerchi sfuggirle dalle mani. «Non sono abituata a sognare quindi fino a quando non ho avuto le carte d'imbarco non ci ho creduto, per non rimanerci male e perché l'iter di avvicinamento a questi Giochi è stato tutt'altro che tranquillo. Fortuna che condividevo il tutto con Rosella Bonfanti (altra apprezzatissima giudice italiana, impegnata nelle prove in linea e a cronometro, ndr) e abbiamo avuto il supporto di Marco Velo che, partendo qualche giorno prima di noi, ci ha prospettato quello che ci aspettava all'arrivo in Giappone».
Federica da buona ex ciclista non è una che si fa abbattere dalle difficoltà. Nel 2012, proprio durante le Olimpiadi di Londra, era sotto i ferri per una delicata operazione al cuore. In quei giorni in ospedale, tra i mille pensieri che le affollavano la testa, si chiedeva se sarebbe riuscita a vedere le successive Olimpiadi di Rio, mai avrebbe pensato di essere a Tokyo sul campo della 32a edizione dei Giochi dell'era moderna. «La vita è assurda quanto meravigliosa. È stata un'esperienza intensa e preziosa, che custodirò per sempre. Oltre a me e Rosella qui in Giappone ci sarebbe dovuto essere Antonio Pagliara, che ci ha lasciato a marzo e a cui colgo l'occasione per mandare un pensiero» prosegue Federica, che domani prenderà un volo per tornare a casa.
Con la testa tra le nuvole, avrà modo di viaggiare con la fantasia verso nuovi traguardi da raggiungere. «Dopo questa edizione “speciale”, per il futuro sogno di partecipare a un'olimpiade con la O maiuscola, senza mascherina, senza restrizioni, con la voglia di vivere al massimo la manifestazione sportiva più importante al mondo». Siamo in due.
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