Sono mille le storie che il Tour de France ha scritto dal 1903 ad oggi. Storie di imprese e di campioni, storie di tracolli e di crisi, di polvere, di cadute, di montagne assassine e di vento, di pietre e di neve. Storie uniche, a volte anche incredibili, se rilette ai giorni nostri.
Ne abbiamo scelte dieci dedicate a corridori che per un sol giorno hanno indossato la maglia gialla. Non sono uomini da record, ma sono accomunati da una storia tutta da scoprire. Tra loro Jean-Pierre Genet, uno dei gregari più fedeli di Raymond Poulidor, passato dall’essere lanterne rouge del Tour 1967 a maglia gialla all’inizio del 1968.
Siamo solo nel 1968, Raymond Poulidor ha ancora più di metà carriera davanti a sé, ma qualche settimana prima del Tour esce un libro dal titolo «Poulidor, la gloria senza maglia gialla»...: c'era già chi vedeva lungo, evidentemente.
La Grande Boucle è tornata ad aprire le prore alle nazionali e sarà l’ultima edizione in assoluto con questa formula: Poupou guida la Francia attorniato da molti suoi compagni di squadra della Mercier. Tra loro un colosso di 1,83m e 78 kg, Jean-Pierre Genet, si distingue per devozione e dedizione assoluta al suo capitano. Dal 1964 accompagna Poulidor, salito tre volte sul podio finale, alla Grande Boucle e nell’ultima edizione disputata, quella del 1967, ha chiuso all’ultimo posto della classifica generale, 78esimo e “lanterna rossa”.
Nei primi tre giorni di gara, cinque semitappe: due vittorie del francese Charly Grosskost, una di Roger De Vlaeminck, una di Walter Godefroot, il Belgio A che ha vinto la cronosquadre e Herman Van Springel che porta la maglia gialla.
Ma nella quarta frazione, la Roubaix-Rouen, le cose cambiano per merito dei Mercier: è soprattutto Jean Stablinski che fa esplodere la corsa, resta a lungo allo scoperto prima di essere raggiunto da un plotone del quale fanno parte anche George Chappe e Jean-Pierre Genet. Il primo è marsigliese, il secondo bretone di Brest e tra loro sono grandissimi amici: Chappe attacca e anticipa gli sprinter, vince la tappa e sul traguardo aspetta l’amico che strappa a Van Springel la maglia gialla.
«Il suo compito è quello del portatore d’acqua e si ritrova ora davanti a quello più glorioso, carico di oneri e onori, di portatore d’oro» scrive l’indomani Jacques Goddet su L’Equipe.
E le parole di Genêt dicono tutto del suo modo di intendere il mestiere del gregario: «Sono sempre stato fedele ai miei impegni e ai miei amici. Posso confidarvi che, alla fine di certe stagioni, facendo il bilancio avevo tanti rimpianti e pochi soldi, ma ho avuto ragione ad insistere. Il premio è arrivato e ne sono felice».
Il raduno per la partenza della prima semitappa dell’indomani è fissato alle 7 del mattino, si va da Rouen a Bagnoles-de-l'Orne. E Genêt ritorna nei ranghi in poche ore, con la maglia che passa a Georges Vandenberghe. Ma quello è un po’ i suo Tour e due settimane più tardi a Saint-Etienne, Jean-Pierre Genêt conosce un’altra giornata di gloria, vincendo la tappa numero 15.
Nella sua carriera, continuerà ad essere fedele: pedalerà al fianco di Poupou in tutti i suoi Tour de France, fino al 1976.
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