Avrebbe voluto raccontare loro la storia di Lino Fornara, ciclista borgomanerese degli Anni ’50 più volte campione al Tour de Suisse e gregario di Coppi. Oppure di Antonietta Gilardini di Maggiora, che negli Anni ’10 correva con gli uomini.
Ma un po’ per la lingua, un po’ perché nell’arte della bicicletta bisogna procedere per gradi, ai migranti che hanno partecipato al suo laboratorio Antonio Sacco si è limitato a spiegare alle basi della meccanica. Insegnante volontario al laboratorio di ciclofficina organizzato dalla cooperativa Pollicino, per i migranti di Novara è diventato ben presto il meccanico delle biciclette, quello che svela la tecnica e dà buoni consigli, insegna a mettere insieme vecchie bici perché possano tornare su strada, ma anche a rispettare segnali e buone maniere.
«Avevo già tenuto un corso per i novaresi l’anno scorso al Circolo
della Fratellanza di Novara - racconta Sacco - dove insegnavo ad
aggiustare le biciclette. Sempre come volontario, con la cooperativa
Pollicino, abbiamo provato a insegnare anche ai migranti, sei ragazzi
nigeriani». Sacco, 62 anni, tecnico meccanico dell’Aeronautica in
pensione, pedala da sempre: «Ho comprato la prima bici con i risparmi
appena entrato in Aeronautica, e non ho più smesso di pedalare -
racconta - era ed è ancora la mia grande passione». È iscritto al Gruppo
ciclistico ’95 Novara, «quello che organizza la Gran fondo», ha
gareggiato fino ai 35 anni, «ovviamente prediligevo la pianura, ma ora
mi dedico di più al cicloturismo e do una mano agli amici a sistemare le
biciclette, quando me lo chiedono». Ai migranti ha insegnato a regolare
il cambio, sostituire le ruote, calibrare i freni, ma anche qualche
regola, girare con le luci, stare sulla destra, non andare sui
marciapiedi: «Parlavamo in inglese, anche se il mio è un po’
arrugginito, all’inizio erano molto chiusi, non amano raccontare le loro
storie, poi si sono aperti. Il primo passo è stato spiegare loro che i
bulloni non vanno presi a martellate quando non si svitano - scherza -,
poi è andata abbastanza bene».
Per Sacco, questa potrebbe anche trasformarsi in una prospettiva di
lavoro: «Ora ci sono molti negozi di alto livello tecnico per
appassionati di ciclismo, ma sono sempre meno le attività dove si
sistemano le biciclette da passeggio, dove si fa la piccola manutenzione
- fa notare Sacco - e credo che qui nel Novarese ce ne sarebbe bisogno.
Soffro sempre un po’ a vedere passare certe bici un po’ sgangherate, a
volte basta così poco per sistemarle».
da La Stampa a firma di Elisabetta Fagnola