Quando nel 1994 l’attuale direttore della Israel Bicycle Association, Yotam Avizohar, propose al consiglio cittadino di Tel Aviv di investire di più nelle infrastrutture per le biciclette tutto ciò che ottenne fu una porta in faccia. Anzi, il tono fu più di ironia che di semplice rifiuto: “Mi dissero che il ciclismo era qualcosa per i paesi del terzo mondo”, racconta Avizohar. Peccato che ora il 15% degli abitanti utilizzi le bici per spostarsi a lavoro o a scuola. E il trend è in crescita.
Yotam Avizohar ricorda ancora benissimo la risposta pronunciata dal consiglio cittadino una volta proposta l’idea di un investimento massiccio nella rete di piste ciclabili e strutture a supporto degli spostamenti su due ruote. Si sentì dire: “Tel Aviv è una città moderna. Promuoviamo solamente soluzioni di trasporto sofisticate e molto presto avremo un sistema di metropolitana leggera”. Oppure anche: “Il ciclismo è un qualcosa di europeo, Israele è un paese mediorientale e dunque è dipendente da automobili e cammelli”. Ebbene, dopo oltre 20 anni, la metropolitana leggera è ancora un miraggio, ma Tel Aviv è diventata una delle capitali mediorientali della bicicletta.
I dati parlano chiaro: il 15 per cento degli abitanti del centro utilizza proprio la bici per andare da casa a lavoro oppure a scuola. Si contano 135 chilometri di piste ciclabili tra le quali la suggestiva passeggiata proprio sul celebre lungomare, per muoversi dalla zona settentrionale fino all’antico porto di Jaffa (vedi foto) nella zona più meridionale. Se si conta anche il successo incredibile del bike-sharing (inaugurato 5 anni fa), l’uso della bici è aumentato addirittura del 54%. Ogni ottobre, inoltre, si celebra questa passione con una sorta di evento-festival che porta in città una parata di 30.000 ciclisti lungo l’autostrada e i principali viali cittadini. Ogni ultimo venerdì del mese si organizza una pedalata di gruppo da Piazza Rabin e i partecipanti crescono esponenzialmente.
Quando si è passati dal rifiuto di promuovere il ciclismo a diventarne un simbolo? In realtà si è trattato di un ritorno al passato visto che un secolo fa, quando Tel Aviv è stata fondata, la bici era già molto popolare visto il territorio piatto e lo scarso budget medio per l’acquisto di un’automobile. Con il progresso e i salari più alti, le auto hanno piano piano fagocitato tutto ciò. Ma anche in Israele la bici - il mezzo più hipster! - sta ritornando prepotentemente grazie alla semplice passione degli abitanti, che cercano mezzi ecologici, economici, veloci e salutari. E in tutto questo il mondo è davvero paese. In più, a seguito dell’elezione a sindaco di Ron Huldai nel 1998, sono state inaugurate diverse piste ciclabili lungo le arterie più importanti.
Tuttavia non è solo rose e fiori: anche a Tel Aviv, il traffico motorizzato rende pericoloso il muoversi su due ruote, con incidenti frequenti dovuti soprattutto alla condotta di guida degli automobilisti non così rispettosa. Infine, il caldo delle stagioni più calde, che rende asfissiante muoversi senza aria condizionata. Ma molti datori di lavoro hanno allestito docce per i dipendenti che vogliono rinfrescarsi dopo essere sopraggiunti pedalando.
Attualmente i cittadini di Tel Aviv contano su ben 135 km di piste, che sono pronte a raddoppiare nei prossimi anni, fino a coprire anche le zone più periferiche. Inoltre, si lavorerà sull’ottimizzazione delle strutture già esistenti, che saranno meglio segnalate anche per evitare confusioni negli svincoli. Insomma, Tel Aviv propone di essere per lungo tempo la capitale ciclistica del Medio Oriente, un esempio da tenere a mente.
Diego Barbera