Il più grande problema e dunque pericolo per i sistemi di guida autonoma per le auto del futuro? I ciclisti. Lo ha affermato Carlos Ghosn, amministratore delegato del gruppo Renault e Nissan, ma non si riferiva a un’eventuale incompatibilità tra chi viaggia su due ruote senza motore e le driveless car quanto proprio per un grande limite tecnico di queste tecnologie per le auto senza pilota.
In
principio furono progetti di piccola entità, poi in Italia con
l’Università di Parma e il suo Vislab, ma il sogno dell’auto che guida
da sola nel traffico ha visto il suo più grande palcoscenico con Google e le sue G-Car di ultima generazione. Questi sistemi di guida autonoma
possono accelerare, frenare, sterzare, superare, parcheggiare, evitare
pedoni e ostacoli, rispettare segnaletica orizzontale e verticale e i
semafori. Però incontrano grandi difficoltà con i ciclisti.
“Uno dei più grandi problemi e sfide per questi sistemi - ha commentato Ghosn alla CNBC - sono
le persone in bicicletta. L’auto si confonde perché sono degli ‘ibridi’
che si comportano a metà tra pedoni e guidatori in automobile”.
Cosa significa? Che i ciclisti escono dalla normale concezione che
questi sistemi hanno di un mezzo che si sta spostando, comportandosi in
modo non lineare e non così prevedibile.
Fin qui, tutto condivisibile, fatto salvo che Ghosn abbia poi aggiunto: “E il fatto che molti ciclisti non rispettino le regole della strada rende tutto ancora più difficile”.
Che rende tutto un po’ più amaro, visto che le due ruote motorizzate
come motociclette e scooter, secondo questo ragionamento, sono persino
più pericolose in quanto più veloci.
Forse, semplicemente, non siamo ancora giunti a un perfezionamento tale della tecnologia in grado di garantire una sicurezza da ambo le parti.
Renault lancerà la sua prima auto parzialmente autonoma quest’anno,
seguita nel 2018 da vetture in grado di cambiare corsia da sole sulle
autostrade (calcolando più velocemente rischi) e nel 2020 da auto
completamente autonome. Un programma ambizioso e, apparentemente, un po’
troppo stretto. Ma saremo felici di essere smentiti dai fatti, di certo
è una verità che se tutti i mezzi di trasporto fossero autonomi ci
sarebbero molti meno incidenti, perché in fin dei conti il pericolo
numero uno non è la bicicletta, è la scarsa attitudine a rispettare le
regole dell'essere umano.
Diego Barbera