Cittiglio, città natale di Alfredo Binda, il grande eroe del ciclismo che ha scritto pagine e pagine memorabili di ciclismo. Da qui parte la salita del Cuvignone, che molti ciclisti del Varesotto affrontano per immergersi in un ambiente di fortissimo impatto naturalistico, lungo un percorso che si snoda per 9 chilometri in cui le pendenze medie sono di circa 8.56% con interessanti punte sopra il 13.8%.
Martino Caliaro, amatore arrivato ad un passo dal professionismo, ha fatto di questa salita la sua palestra, la meta preferita per testare la preparazione e per abbandonarsi anima e corpo alla propria passione.
L’incredibile storia di Martino è legata al numero di scalate eseguite quest’anno lungo il Cuvignone, infatti, sono ben 225 le volte in cui ha effettuato questa bella salita, tanto cara anche ad Ivan Basso. Il numero è da record, ma credetemi, non è finita qui poiché l’obiettivo è chiudere l’anno con 250 scalate. Sono sicuro che questo risultato meriterebbe un grande premio, dato che Martino non vive di ciclismo e tutti i giorni lavora e conduce una vita da comune mortale.
Nel suo sogno, Martino ricalca la determinazione del suo mito Marco Pantani ed il suo famoso detto secondo cui la salita del Carpegna, tanto cara al campione, era abbastanza per valutare lo stato di forma ed ambire a tutti i più importanti traguardi stagionali.
I tempi di scalata, inferiori ai 37 minuti, fanno di Martino un amatore evoluto, dotato di un motore di tutto rispetto. La passione e l’emulazione per il grande Marco lo hanno portato ad impegnarsi e migliorare nella salita, specialità in cui le doti di questo appassionato ciclista parlano chiaro.
Parlando di ciclismo, come al solito si va oltre e Martino confessa: “Una, spesso due salite al giorno fino in cima al Cuvignone. Salire fino a quassù è una vera liberazione. Mi esalto su questi tornanti e mi fondo con una natura che mi appaga e mi dà un grande senso di libertà. Il traffico scarsissimo e il bosco colorato di questi giorni rendono l’ascesa fantastica. La mia prima volta sul Cuvignone fu quando, poco più che un bambino e scortato da mio zio, provai la scalata, ma verso metà salita scoppiai a piangere esausto ed incapace di avanzare. Grazie ad una buona dose di determinazione e all’appoggio di mio zio, anziché arrendermi, riuscii a raggiungere la vetta con una gioia enorme. La stessa gioia mi accompagna quotidianamente sui pedali, anche oggi che il sogno del professionismo si è chiuso definitivamente.”
Il bello del ciclismo è che spesso spinge noi amatori a grandi imprese, tipiche di chi alimenta la propria passione con sogni e ambizioni».
Forza Martino, fai 250, noi siamo tutti con te!
Giorgio Perugini