Caro direttore,
l’articolo che avete pubblicato oggi a firma di Marco Pastonesi è l’ultimo di una lunga serie di prese di posizione legate al mondo delle Gran Fondo ed in via trasversale all’intero panorama Amatoriale e/o cicloturistico apparse sugli organi di informazione negli ultimi giorni. Sinceramente non capisco questa sequela di “entrate a gamba tesa” verso un mondo che, a mio avviso, avrebbe bisogno esclusivamente di regole chiare e comunità di intenti.
Immagino saremo tutti d’accordo ad equiparare il mondo delle Maratone a quello delle Gran Fondo, perciò non si capisce come mai un maratoneta “amatore” da 3 ore venga considerato a tutti gli effetti un atleta mentre un Top 50 Granfondista venga bollato come “ciclosuonato”. Basterebbe analizzare come è stato gestito nel corso degli anni il “pianeta Maratona” per avere delle risposte. Calendari abbastanza omogenei, le sovrapposizioni non si possono cancellare ma la differenza la fa il mercato, misurazioni ufficiali, organizzazioni rodate, corretta gestione dei rapporti con i media fino a che lo spettacolo inteso come competizione poteva interessare il pubblico e successivamente una gestione più legata all’aspetto turistico e ludico ma senza eliminare il lato agonistico.
Qui sono entrati anche altri fattori, al di fuori della Federazione e della politica sportiva, come l’interessamento delle aziende del settore o la gestione dei media. Non dimentichiamoci che nell’ultimo decennio, spesso, ha funzionato più come effetto trainante l’attività promozionale di un noto conduttore radiofonico che la gestione Federale del sistema ma soprattutto il fatto che non esista una barriera, sulla linea di partenza, fra i Professionisti, gli amatori e i camminatori.
Tutti partono insieme e sulla carta hanno le stesse probabilità di Vittoria ma comunque tutti concludono la stessa fatica anche se in tempi diversi e le classifiche, a chi interessano sono stabilite in base agli scaglioni di età.
Completamente diverso lo scenario nelle Gran Fondo dove i professionisti (insieme a Under 23, Elite etc etc) sono da sempre banditi e dove sono state create liste rosse, griglie di merito ed ammennicoli vari per non inquinare queste manifestazioni da chi potrebbe invece dare lustro (vedi l’esperienza francese) per portare agli onori delle cronache illustri sconosciuti, ex pro lasciati a decantare un paio di anni, Squadre Corse che fanno il verso al World Tour ma che in fin dei conti non fanno niente di male e si prendono lo spazio che è rimasto vacante.
Resta aperto il capitolo dedicato a come si ottengono certi risultati e qui non ci sono questioni che dividono uno sport dall’altro. Chi bara deve essere perseguito e fermato. Gli strumenti ci sono, basta utilizzarli: inserire l’antidoping obbligatorio per le Gran Fondo è il primo passo. Non mi si parli di costi, o di problemi logistici: se un’azienda vuole lavorare deve attrezzarsi per la Fatturazione Elettronica e lo Scontrino Elettronico, chi organizza una Gran Fondo deve gestire anche i controlli e farsene carico. D’altronde nessuno ti obbliga ad organizzare, anzi davanti a regole chiare gli organizzatori più oculati saranno avvantaggiati dalle scelte del mercato.
Resta ineluttabile che la Federazione si deve fare carico di questo cambiamento e mettere nelle condizioni i tecnici preposti alla gestione di questo Settore nelle condizioni di decidere e cambiare. Se poi il mondo amatoriale non è di loro interesse mi sembra che ci siano numerosi Enti di Promozione sportiva pronti a prendere in mano la matassa.
Chiudo riprendendo la parte finale dell’articolo di Pastonesi che recita «C’è un tempo per gareggiare e vincere e dopo c’è un tempo per partecipare ed arrivare». Penso che le due frasi si possano fondere tra di loro perché si può gareggiare contro gli avversari, contro sé stessi e contro il tempo che avanza nel rispetto delle regole dello sport e de buon senso.
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