Fine delle classifiche assolute per gli uomini e per le donne. Fine del primo-secondo-e-terzo, fine del podio, fine dei premi. La Granfondo Bike Division di Peschiera del Garda, in programma il 21 e 22 settembre, cambia rotta, registro, filosofia, mentalità, gerarchie, e cancella le classifiche assolute.
Era ora. Nate come competizioni non competitive, cioè con percorsi pensati e organizzati quasi come quelli per professionisti e dilettanti ma vissuti interpretati quasi come quelli per cicloamatori e cicloturisti, le granfondo sono diventate manifestazioni aperte a tutti e a tutto, frequentate da appassionati e frustrati, da puristi e dopati. L’esasperazione dell’agonismo (e l’inutile spargimento di premi e moltiplicazione di interessi) ha poi allontanato gli appassionati e i puristi, e alimentato i frustrati e i dopati. Fino al caso Zen: non l’arte della contemplazione e della meditazione, ma l’ex professionista Enrico scoperto positivo alla terza vittoria consecutiva nella Granfondo Sportful. Truccare il proprio corpo, e aggirare le regole, è una distorsione egoistica, narcisistica, economica, e un tradimento etico, morale, culturale.
Gli organizzatori della Bike Division hanno comunicato che “i premi riservati agli assoluti saranno ripartiti come premi di partecipazione di società”, invece “si vuole premiare il lavoro e lo spirito di squadra”, tant’è che “saranno premiate non più solo le prime tre, ma fino alle prime cinque società con il maggior numero di partecipanti”, e che “due premi saranno destinati a una premiazione a sorteggio fra tutti gli atleti che parteciperanno alla granfondo”, così che “per la prima volta il vero vincitore non sarà chi taglierà il traguardo a mani al cielo, ma saranno tutti i partecipanti che pedaleranno in uno spirito di sano sport e divertimento”. Rimarranno invece le classifiche di categoria. Comunque questo potrebbe essere l’inizio di un ritorno al passato, o forse solo il tentativo di ritrovare quei ciclisti emigrati verso le “randonnée” e le pedalate d’epoca.
L’importante è vincere o partecipare? L’importante è fare sport. Pedalare, correre, remare. Nuotare, tirare, placcare. Saltare, tuffarsi, lanciare. C’è un tempo per gareggiare e vincere, e certi risultati (penso alla maglia gialla conquistata da Giulio Ciccone) appartengono a tanti, se non a tutti (i francesi, per esempio si saranno dissociati). Poi però c’è anche un tempo per partecipare e arrivare. Con allegria, serenità, tranquillità. Con tenacia, fatica, sudore. E con la giusta, regolare, naturale lentezza.
Da piccoli, quando ci si accordava per una gara (“chi arriva primo”), ogni volta ci si chiedeva che cosa ci fosse in palio. A tasche vuote, ma con orgoglio e solennità, si rispondeva: la soddisfazione.