Aumentare la sicurezza dei ciclisti sulla strada attraverso una serie di iniziative che favoriscano l’utilizzo di protezioni e, al tempo stesso, riducano i comportamenti a rischio di chi usa la bicicletta per una passeggiata o per un allenamento. E’ lo scopo del progetto “Sicuri in bicicletta”, realizzato dalla Fondazione ANIA e dalla Federazione Ciclistica Italiana in collaborazione con la Polizia di Stato e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, presentato questa mattina nella sala Giunta del Coni a Roma.
L’iniziativa è nata per tutelare una delle categorie di utenti della strada più a rischio di incidenti: una platea di oltre 12milioni di persone, se si sommano coloro che ogni giorno usano la bicicletta per effettuare il percorso casa lavoro o per una pedalata nel tempo libero, ai 17mila giovani (degli oltre 75000 atleti iscritti alla FCI) molti dei quali si allenano sulle strade.
A presentare ufficialmente il progetto sono stati proprio i rappresentanti della Federazione Ciclistica Italiana, Fondazione ANIA, Polizia di Stato e MIT, questa mattina presso la Sala Giunta del CONI. Ad aprire le danze è stato il presidente FCI Renato Di Rocco: “Siamo contenti di presentare questo progetto qui nella Sala Giunta del CONI, per ricordare a tutti che il mondo dello sport scende in campo in prima persona per questa battaglia di civiltà” ha spiegato il numero uno della FCI. E ancora: “Tutto quello che serve a salvaguardare la salute e la sicurezza di chi va in bicicletta ci riguarda. Il nostro è un impegno che portiamo avanti dall’inizio del nostro mandato e nel quale crediamo fermamente. Ringrazio gli autorevoli partner che hanno scelto di percorrere questo tragitto con noi, dalla Fondazione ANIA, alla Polizia Stradale e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Con loro ci lega un rapporto che in questi anni ha permesso di realizzare numerose iniziative, tutte con l’obiettivo primario di sensibilizzare riguardo la sicurezza dei ciclisti”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Umberto Guidoni, Segretario Generale della Fondazione ANIA: “La bicicletta non deve essere vista soltanto dal punto di vista agonistico, ma rappresenta prima di tutto un mezzo per lo spostamento di milioni di persone, che si muovono su strada all’interno di un sistema di mobilità che, spesso, non li agevola. E la sicurezza di chi va in bici è il tema su cui bisogna concentrare l’attenzione, perché ora come ora non ce n'è abbastanza” sottolinea Guidoni. Che aggiunge: “Vogliamo fare qualcosa di concreto. Ed il modo migliore è educare, far capire l’importanza del rispetto nei confronti degli utenti della strada più deboli. La nostra è una vera e propria attività di formazione, attraverso dei video tutorial che spiegano i comportamenti corretti da tenere sulla strada. In attesa di nuovi e fondamentali interventi di sicurezza stradale e di modifiche specifiche al codice della strada che possono consentire a chi va in bicicletta di essere più protetto”.
Su questo punto è intervenuto poi il Prefetto Roberto Sgalla, Direttore Centrale delle Specialità della Polizia di Stato: “Sono contentissimo di poter prendere parte a questa iniziativa, che permetterà a tanti ragazzi di capire l’importanza della convivenza tra automobilisti e ciclisti sulla strada. Che si potrà realizzare soltanto rispettando reciprocamente le regole che prevede il codice della strada. Un'idea che ci fa fare un difficile salto in avanti nella ricerca della sicurezza dei ciclisti: i loro comportamenti possono fare la differenza. Faremo di tutto per riproporre l’esigenza di rimettere mano al codice, per focalizzare l’attenzione sul tema della visibilità e per arrivare all’uso del casco obbligatorio”.
A dare ancor più significato ad un tema fondamentale come la sicurezza, c’erano Elia Viviani, Oro olimpico a Rio 2016, e Elena Pirrone, due volte campionessa del mondo. “E’ un argomento decisamente importante anche per noi atleti – l’intervento dell’azzurrina-. Quando io e le mie compagne di squadra corriamo su strada, ci sono diverse cose a cui stiamo attente: innanzitutto dobbiamo fare in modo di farci vedere, e anche se siamo in gruppo cerchiamo di pedalare in fila indiana per dare meno fastidio e per evitare ogni possibile contatto con le auto. L’attenzione, da parte di ogni utente della strada, non deve mai calare”.
Decisamente d’accordo Elia Viviani, che sottolinea l’esigenza di “fare qualcosa di concreto. Questa per me non è certo una giornata di allenamento persa, ma anzi una giornata di formazione guadagnata. E’ una grandissima iniziativa, perché insegnare ai ragazzi le regole del corretto comportamento su strada attraverso dei video così ben fatti ed interessanti è veramente una buona idea. L’istruzione ed il casco obbligatorio sono a mio parere due strumenti fondamentali per evitare tante morti sulle strade”.
Utilizzare la bicicletta per formare i ragazzi sull’educazione stradale è “una mossa intelligente ed importantissima, anche perché oggi il ciclista sulla strada è visto quasi come un intralcio. Bisogna educare gli automobilisti al rispetto nei confronti di noi ciclisti, ma allo stesso tempo fare in modo che anche i ciclisti rispettino gli automobilisti. Partire dai ragazzi, che sono non solo i futuri ciclisti ma soprattutto i futuri automobilisti, è la strada giusta”.
Al fianco dei due testimonial c’era anche Marco Scarponi, fratello di Michele, morto in un incidente stradale mentre si allenava. Presenti anche Marco Cavorso dell’ACCPI, il consigliere federale Maurizio Ciucci,
da cui nasce l’idea di tutta l’iniziativa, ed il Direttore Generale
sicurezza stradale del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Vitelli: “Il
MIT continua a muoversi nell’ambito dello sport, per promuovere il
discorso sicurezza. Sono felice di essere stato coinvolto in questo
progetto, che è solo uno dei tanti che ci lega alla Federazione
Ciclistica Italiana, a cui siamo molto vicini”.
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