Quanto è piccolo il mondo? Dipende dai punti di vista. Ai Giochi Olimpici è normale ricevere una bustina di tè da un collega inglese (un cliché quanto mai salvifico visto il freddo patito in sala stampa nel giorno delle cronometro) e trovarsi a fianco una fotografa di Hong Kong mentre assisti all'assalto di Gigi Samele al bronzo e poi non riesci ad andare via dal Grand Palais trasformato in un coloratissimo stadio per il torneo di scherma perchè “è tutto troppo bello”.
Anche oggi alla collina d'Elancourt, fuori Parigi, dove si sono concluse le gare di cross country olimpico ho conosciuto persone provenienti da ogni angolo del pianeta e sentito parlare le lingue più svariate. Nel viaggio in shuttle per raggiungere la venue dedicata alla mountainbike c'è chi ha riconosciuto il nostro accento e per questo ha iniziato a parlarci, raccontandoci la sua bella storia. Veronica Paula Cano, una dei 45.000 volontari impegnati a Paris 2024, conosceva benissimo tuttobiciweb e ci ha subito mostrato con orgoglio gli articoli che abbiamo dedicato alla sua famiglia. Italo-argentina, mamma di un ciclista promettente, dopo aver vissuto a Pordenone ora fa base nella più calda Valencia e da lì è partita un mese fa per raggiungere Parigi in mtb.
«Ho pedalato per 27 giorni (in solitaria) perchè il mio viaggio olimpico fosse il più sostenibile possibile. La passione per la bici mi è stata trasmessa da mio marito Alvaro, che è colombiano. Lui da ragazzo giocava a calcio, io ero una tennista, nostro figlio Mateo Duque Cano ha praticato i nostri due sport oltre al rugby ma un giorno quando aveva 12 anni e stavamo guardando il Giro o il Tour alla tv ci ha detto: “io diventerò un ciclista professionista”» mi ha raccontato Veronica, nelle due ore di viaggio servite oggi per arrivare a destinazione, prima che ognuna si dedicasse al proprio lavoro. Il suo consiste nell'essere di supporto alle operazioni media, come organizzare le conferenze stampa a fine gara, per tutte le prove del ciclismo.
«Ho inviato la mia candidatura oltre un anno e mezzo fa, la selezione non è stata semplice ma è stata premiata la mia esperienza nel mondo della comunicazione, la conoscenza di diverse lingue straniere ed il fatto che io abbia pubblicato anche un libro edito dal CIO. Avevo provato l'esperienza di lavorare ai Giochi della Gioventù a Buenos Aires nel 2018, essere qui è un sogno – continua Veronica, che ci ha messo poco a conquistarci con la sua passione. - Ho avuto il privilegio di assistere alla cerimonia d'apertura e nonostante mi sia bagnata come un pulcino mi sono sgolata quando è passata l'imbarcazione con l'Italia. Ho anche scattato una foto ad Elia Viviani, che è l'idolo di mio figlio. Ieri ero alla prima curva della cronometro, ho tifato per Ganna ed ero dispiaciuta per la pioggia che si sono beccati anche i tanti tifosi a bordo strada. Che bello che oggi c'è il sole».
Se lo meritano gli atleti che aspettano questo momento da una vita ma anche i tanti volontari come Veronica, che si danno da fare per tante ore al giorno senza alcuno scopo di lucro, solo per il desiderio di esserci e per rendere il nostro lavoro più semplice. Grazie!
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