Non ci sarà un punto a capo e nemmeno un punto esclamativo. Non passa la discontinuità di Silvio Martinello (il punto e a capo) e la novità di Daniela Isetti (il punto esclamativo), che oltre per un bagaglio politico di primordine, avrebbe squarciato il cielo dello sport tutto con una quota rosa che fatica a prender quota. Sarà per la prossima volta, sarà per qualche altro sport, il ciclismo l’ha detto chiaramente: vuole un uomo di sapienza moderata, di grande conoscenza del nostro sport, di visione moderna ma anche rassicurante con la storia di uno sport che ha una grande storia, e Cordiano Dagnoni incarna chiaramente tutto questo.
Lo ripeto, è stata una campagna elettorale lunga e qualificata. Quattro cinquantenni di alto profilo hanno animato questa contesa elettorale, che meritava un altro sistema elettorale. Lo merita, e va pensato. Basta con questa compravendita avvilente di voti, di questi eletti che vanno in nome e per conto di per eleggere, nemmeno fosse un Conclave: almeno lì – per chi ci crede – viene in soccorso lo Spirito Santo. C’è bisogno di arrivare a un sistema che garantisca al presidente eletto anche una vicepresidenza gradita così come un consiglio forte. Insomma, si vota il presidente, ma ci deve essere anche una squadra che lo supporti.
Detto questo, bravi tutti. Brava Daniela Isetti, che forse ha pagato la troppo navigata militanza politica, la sua troppo evidente contiguità e continuità con la presidenza Di Rocco, e forse anche il suo essere donna, ahimé.
Bravo Silvio Martinello, che ci ha messo l’anima, ma forse quell’anima non l’ha venduta sufficientemente al diavolo, e anche per questo bravo. Forse ha tirato una volata troppo lunga, troppo faticosa, stando troppo al vento, con una squadra che è stata alla fine la vera zavorra nello sprint finale. Forse, ma con il senno di poi siamo bravi tutti, i toni sono stati troppo esasperati e alti, poco rassicuranti, e la sua campagna è stata eccessivamente verbosa. Forse sarebbe stato sufficiente dire: sono Silvio Martinello, sono pronto a dare il mio contributo. Sono qui.
Bravo Fabio Perego, che ha fatto il “fabietto” fino in fondo, con assoluta e generosissima onestà. Voleva spaccare la Lombardia, voleva mettere in difficoltà il “fratello” di sempre Cordiano Dagnoni, reo di non averlo supportato adeguatamente a dicembre nella scalata al Comitato Regionale Lombardo, ma ha perso. Non ve lo nascondo, io che sono il fratello maggiore sia di Fabio che di Cordiano, sognavo di vederli uno in Lombardia e l’altro a Roma, ma il loro scontro frontale mi ha davvero spiazzato, addolorato e anche oggi che dovrei solo festeggiare il sogno realizzato di Cordiano in nome e per conto anche di papà Mario, mi pervade il dispiacere della sconfitta brutta e totale di Fabio.
Bravo, bravissimo Cordiano. Paziente e misurato, ha lasciato dire e fare. È stato lì, nelle vicinanze, per poi scattare come non mai. Cordiano ha tutto, proprio tutto per fare bene. Sa cosa significhi essere corridore, sa cosa vuol dire organizzare, sa cosa è la politica sportiva, sa cosa vuol dire dirigere un’azienda. E un uomo competente, con diverse competenze. Per anni la Darimec ha organizzato il Giro delle Tre Province, e oggi questo ex ragazzo fattosi uomo esce da quel perimetro di terra lombarda per misurarsi sulle strade del Belpaese, e forse del mondo. Di una cosa sono certo: il ciclismo, la nostra Federazione, è in buone mani.
Non ci sarà un punto e a capo, e nemmeno un punto esclamativo, ma semplicemente un due punti: ora al lavoro.