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MATTIA BAIS, DAL FRIULI ALL'ANDRONI SIDERMEC CON IL SOGNO GIRO D'ITALIA
di Carlo Malvestio | 26/11/2019 | 08:00

Il Cycling Team Friuli lancerà nel professionismo un altro dei suoi alfieri. Mattia Bais, trentino di Nogaredo, sarà alla corte di Gianni Savio e dell’Androni-Sidermec nel 2020, dopo essersi già testato con il mondo dei grandi negli ultimi mesi della stagione come stagista della squadra. Classe 1996, è stato uno dei protagonisti dell’eccellente stagione della squadra friulana, piazzandosi nelle corse a tappe rumene di categoria .1, il Tour of Bihor e il Sibiu Cycling Tour, rispettivamente al sesto e ottavo posto finale. A questi piazzamenti si aggiunge il secondo posto in generale nella corsa di casa, il Giro della Regione Friuli-Venezia Giulia, dietro al talentino francese Clément Champoussin.

Dal Trentino al Friuli, il passo per Mattia è stato breve. Una crescita costante, culminata con l’attesissimo grande salto.

Passerai professionista! Era nei tuoi programmi fin dallo scorso inverno?
«Fin dall’inizio della stagione mi ero posto l’obiettivo di farmi trovare pronto in quelle gare che avrebbero potuto essere una buona vetrina per me. Per esempio, al Tour of Bihor e al Sibiu Tour in Romania, sapevo che ci sarebbe stata l’Androni, quindi ho fatto di tutto per andare forte e farmi notare. Poi sono comunque riuscito a tenere una buona forma fino alla fine della stagione, quindi direi di sì, la stagione è andata come volevo, perché il mio intento era passare professionista».

Pensavi di passare prima?
«Già l’anno scorso volevo fare il salto coi grandi, ma tra una cosa e l’altra non ci sono riuscito. Però mi sono detto “non mollare” e quest’anno sono ripartito con nuove motivazioni e obiettivi. Era una sorta di ultimatum per me, ma quando si insegue un sogno non è facile accantonarlo».

Con il Cycling Team Friuli hai comunque fatto molte gare anche coi professionisti. Quanto è stato importante?
«Abbiamo sempre fatto un calendario che guardava alle corse estere, e da quando siamo passati Continental ancora di più. Chiaramente fare corse semi-professionistiche è un’opportunità da sfruttare, perché poi quando passi professionista senti meno il cambio di ritmo. Correndo solamente in Italia con gli U23, se poi diventi professionista, la differenza la senti, eccome. Puoi metterti in mostra e fare esperienza per il futuro, come approccio per un giovane penso sia l’ideale».

Venchiarutti passerà professionista con te all’Androni, Aleotti nel 2021 con la CCC. Mica male l’annata del Cycling Team Friuli…
«Non ci aspettavamo di andare così forte, devo essere sincero. Però è un lavoro di anni, sicuramente non casuale, che il CTF Lab, Andrea Fusaz, Alessio Mattiussi e tutti gli altri membri dello staff portano avanti da diverso tempo. Anno dopo anno sentivamo di fare dei passi avanti grazie a loro. D’inverno ogni fine settimana ci trovavamo tutti assieme e poi anche durante l’anno facevamo dei ritiri per fare gruppo. Non penso sia una cosa che fanno tante squadre Continental. Quindi io alla fine vivevo un po’ in Trentino e un po’ in Friuli».

Una caratteristica vincente di questa squadra?
«Direi la perseveranza. Sono partiti con un piccolo budget e in poco tempo sono diventati una delle realtà più belle a livello dilettantistico. Si sono costruiti uno studio in cui analizzano le prestazioni dei loro atleti, sempre usando il cervello. Tanta roba».

L’esperienza da stagista con l’Androni-Sidermec, invece, come è andata?
«Esperienza positiva. La squadra è rimasta contenta di quanto ho fatto e anch’io sono molto felice di come sono stato accolto. Ho corso tutte le classiche italiane di fine stagione, dieci gare una dietro l’altra, tranne Il Lombardia perché non ne avevo il permesso come stagista; c’era molta qualità, quindi emergere non era facile, ma è stato bello confrontarsi a questi livelli».

Prima impressione sulla squadra?
«Molto buona, la squadra non ti fa mancare niente, sono super organizzati. E poi c’è un clima molto familiare, quasi non sembra di essere in un ambiente lavorativo».

Se ne sono andati Masnada, Cattaneo, Vendrame e Montaguti. Ci sono da ricostruire le gerarchie in squadra. Quali sono le tue previsioni?
«Non so esattamente cosa aspettarmi, penso che almeno inizialmente ognuno potrà dimostrare quello che vale, e poi si decideranno le gerarchie. La squadra si è ringiovanita molto. Io comunque sarò agli ordini dei miei direttori sportivi e sono pronto a mettermi a disposizione dei miei compagni. Il fatto che di senatori ce ne siano rimasti pochi, penso a Gavazzi e Belletti su tutti, darà sicuramente più spazio a noi giovani per metterci in mostra durante la stagione. Se in qualche corsa starò bene, spero di avere le mie chances».

Siete la miglior squadra Professional italiana quindi, in un modo o nell’altro, la wildcard per il Giro d’Italia dovrebbe arrivare. Conti di esserci?
«Mi piacerebbe molto, non lo nascondo. Lo sogno da molto tempo. Ovviamente saranno decisive tutte le gare prima del Giro d’Italia; spero di andare forte nella prima parte di stagione così da meritarmi una convocazione. Mal che vada, sarà per l’anno successivo».

Altre corse alle quali vorresti partecipare?
«Il Tour of the Alps. Passa vicino a casa mia e mi piacerebbe molto esserci. Ma anche le classiche italiane di inizio e fine stagione, spero di farne qualcuna».

Qualche timore per l’esordio ufficiale coi pro?
«Per ora no. Ho conosciuto la mia squadra e ho già fatto qualche gara tra i grandi, quindi non ho motivi per aver paura».

Ti definisci uno scalatore puro?
«Puro no. Sono uno scalatore abbastanza completo, mi difendo un po’ su tutti i terreni».

Anche a cronometro?
«No, lì no. Non le ho mai fatte seriamente e, anche se non dovrei dirlo, non ho mai avuto una bicicletta da cronometro. Quest’anno però voglio iniziare a prenderci confidenza, dovrò sicuramente lavorarci molto».

Corsa dei sogni?
«Il Giro d’Italia. Mi piacerebbe vincere una tappa, oppure conquistare una maglia. Insomma, salire sul podio».

Idolo?
«Alessandro De Marchi, un combattente, che sa lavorare per la squadra e sa ritagliarsi i propri spazi quando ne ha l’occasione».

Che è anche il primo tifoso del Cycling Team Friuli…
«Esatto. È stato il primo professionista con cui mi sono allenato, visto che veniva spesso a farci compagnia. Era un idolo all’inizio e lo è ancora di più ora».

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