I sintomi al di sotto del collo (bronchiti, tosse, dolori) necessitano di riposo; quelli al di sopra (naso che cola, catarro e altri sintomi da raffreddore) non sono un rischio per l’allenamento.
«Nessuna intemperie mi fermerà! Nulla potrà cambiare una virgola al mio programma di allenamento!». Ma quando l’ostacolo è un raffreddore o la febbre, può essere il caso di contravvenire a tale convinzione, anche se i sintomi non sono tanto forti da far stare a letto o a casa dal lavoro o comunque “parcheggiati” al chiuso. Se è vero che fare dell’attività sportiva quando ti senti a terra può darti energia dal punto di vista fisico e mentale, ci sono occasioni nelle quali andare ad allenarsi fa più male che bene.
Una regola semplice da seguire potrebbe essere la “regola del collo”. I sintomi che interessano il corpo al di sotto, appunto, del collo (bronchiti, tosse, dolori) necessitano di un po’ di tempo di riposo, mentre sintomi al di sopra (naso che cola, catarro e altri sintomi da raffreddore, come lo starnutire) non costituiscono un rischio per l’allenamento. Questa opinione è suffragata anche da uno studio effettuato dal dipartimento di ricerca sull’allenamento per l’atletica alla statunitense "Ball State University". I ricercatori hanno inoculato il virus del raffreddore a due gruppi di 30 corridori ciascuno. Il primo gruppo ha corso dai 30 ai 40 minuti ogni giorno, per una settimana. Il secondo gruppo, invece, non ha svolto attività fisiche. Al termine dello studio si è constatato che i due gruppi hanno impiegato lo stesso tempo per riprendersi.
Con un altro studio si è inoltre verificato che la presenza del raffreddore non compromette la performance e la conclusione è stata che praticare sport, anche in questa situazione, sempre che non si ecceda con il carico o con l’intensità degli allenamenti, aiuta a mantenere il benessere psicologico e il livello di forma fisica. Nonostante ciò, i medici raccomandano comunque di fare attenzione. Se si continuano gli allenamenti con qualcosa che è di più di un semplice raffreddore si rischia di aggravare la situazione e di compromettere le vie respiratorie inferiori e i polmoni.
La sinusite
. La sinusite, ad esempio, è un’infiammazione che colpisce i seni paranasali e che affligge anche molti bikers, ed è un esempio tipico di quanto su detto. Tra i sintomi, di tale patologia, ci sono naso colante, tosse, mal di testa e pressione nelle zone a lato del naso e della fronte. In piena sinusite è difficile sentirsi in condizione di allenarsi, ma se si decide di farlo lo stesso è importante ricordare la regola delle 72 ore: «Neanche un metro per 3 giorni», formulata da Jeffrey Hall Dobken, allergologo, immunologo nel New Jersey. Infatti, anche senza febbre, quando si prosegue l’allenamento, alcune sinusiti possono trasformarsi in polmoniti o in casi estremi portare a difficoltà respiratorie. Ovviamente, il clima invernale non fa che aumentare i rischi di essere soggetti a questa patologia.
Quando l’aria è secca, anche a causa del riscaldamento, le mucose del naso e della bocca sono meno umide e questo causa irritazione. I seni paranasali hanno bisogno di tempo per riprendersi, proprio come un ginocchio o un piede e in questi casi potrebbe essere raccomandabile di allenarsi al riparo, sui rulli, possibilmente in ambienti ben umidificati.
Occhio alla febbre
. Se si avessero ancora dei dubbi e non si sa se rinunciare o meno alla corsa, sarebbe utile misurare la febbre. Se il termometro supera i 37° C, bisogna evitare di allenarsi. Molti atleti pensano di poter combattere la febbre con una bella sudata, ma non è vero. Allenarsi non aiuta il sistema immunitario a combattere tale sintomo e potrebbero insorgere, nei giorni successivi, gravi e persistenti sintomi simili a quelli della sindrome da fatica cronica tipici della sindrome post-virale, una condizione latente esacerbata dall’allenamento. Nonostante questa sindrome sia rara, potrebbe insorgere quando ci si allena in certe condizioni. Allenarsi con la febbre fa crescere ulteriormente la temperatura e, inoltre, peggiora i sintomi influenzali. Durante l’attività fisica, il cuore pompa una grande quantità di sangue dai muscoli alla pelle, disperdendo il calore generato dal corpo. Se si ha la febbre, con il movimento la temperatura non potrà che crescere ulteriormente, sottoponendo il cuore ad un grosso sforzo nel tentativo di non surriscaldare l’organismo. In alcuni casi si può arrivare allo sfasamento del ritmo cardiaco. La presenza di un virus potrebbe, inoltre, rendere i muscoli ancora più doloranti e tesi, facendo aumentare il rischio di infortuni. Quando si ha la febbre o l’influenza, insomma, prima di ricominciare a correre è raccomandabile aspettare il giorno successivo a quello in cui sono scomparsi i sintomi e ricominciare, poi, con uscite lente e brevi. Prima di ritornare alla normale routine d’allenamento e ai chilometraggi antecedenti la malattia occorre, poi, attendere una o due settimane, altrimenti c'è rischia una ricaduta. E' fondamentale Ricordare sempre di obbedire alle sensazioni del corpo e al termometro, più che al piano d’allenamento.
Il sistema immunitario
. Fino a che punto allenarsi può compromettere il sistema immunitario e far ammalare? La linea spartiacque sembra essere quella delle 10 ore di allenamento settimanale. Per coloro che si allenano di più di 10 ore alla settimana la possibilità di ammalarsi raddoppia. I disturbi sono più frequenti a carico della parte superiore delle vie respiratorie e includono anche la sinusite.
Come si può rafforzare il sistema immunitario?
Un metodo molto utile ed efficace consiste nel nutrirsi in maniera adeguata facendo incetta di frutta, verdura e cibi particolarmente sani.
E’ quindi necessario fare il pieno di prodotti contenenti vitamine antinfluenzali per eccellenza. Gli sudi, ormai, hanno acclarato che l’assunzione regolare di vitamine supporta il sistema immunitario ed aiuta a prevenire le malattie più insidiose.
Molte sostanze utili al nostro organismo possono essere introdotte attraverso gli alimenti convenzionali, ma a volte è necessario fare uso di integratori alimentari in grado di supportarci ulteriormente. Vediamo nel dettaglio quali sono le vitamine utili per prevenire l’influenza.
La Catechina: Si tratta di una sostanza particolarmente presente nel tè verde. E’ nota per le sue proprietà antibatteriche, antivirali ed antitumorali ed è in grado di potenziare enormemente il nostro sistema immunitario.
La Vitamina C: Una vitamina molto potente è la C in grado di svolgere un’azione antinfluenzale estremamente efficace.
Secondo gli scienziati, l’assunzione di 1.000 mg di vitamina C ogni sei ore ci aiuta a prevenire al meglio il rischio di contrarre l’influenza. Essa si trova negli agrumi (mandarini, arance, limoni).
Lo Zinco: L’utilizzo di compresse di zinco nella nostra alimentazione può ridurre enormemente la durata dei sintomi del raffreddore e quelli influenzali in generale.
L'Acetilcisteina: Questa sostanza aiuta a migliorare il funzionamento dei polmoni e ciò la rende un agente incredibilmente importante nel trattamento dell’ asma cronica e di infezioni respiratorie acute e di una certa gravità.
Il Beta Carotene e la Vitamina A: Il beta-carotene e la vitamina A sono elementi utili per combattere le infezioni e neutralizzare i radicali liberi. La vitamina A rafforza il sistema immunitario, aumentando il numero di globuli bianchi, indispensabili per combattere l’azione di agenti patogeni che si intrufolano nel nostro corpo innescando malattie e problemi vari.
La Vitamina E: La vitamina E è necessaria per la produzione di linfociti B che, a loro volta, producono gli anticorpi necessari a combattere virus e batteri.
Ad ogni modo, prima di assumere qualsiasi tipo di integratore multivitaminico è necessario consultare il proprio medico e concordare la terapia preventiva più adeguata.
A cura del Dott. Luigi Ferritto
Medico-Chirurgo
Specialista in Pneumologia
Medicina dello Sport