Mi piacerebbe non risultare mai noioso, ma ho imparato ad accettare il rischio. E dunque: questa è una storia fatta di vento. Un po’ eterea quindi, quasi immateriale, come i 70mila pensieri distinti che quotidianamente elaboriamo (quasi tutti inconsciamente), ma secondo me la bici li moltiplica, forse anche per 10, come i rapporti della mia bianca compagna di viaggio. Messico e nuvole, cantaConte, Vento e Wyoming, si può aggiungere, perché è inevitabile, in una terra a 2mila metri di quota media. Montagne, certo, quante ne volete, ma soprattutto altopiani, altopiani deserti, aridi, eppure rumorosi, spaventosi a volte. Spesso, non a volte. Almeno per il vostro amico Sergio Gh.
Cerchiamo risposte? Le cerchiamo “dentro” The answer (my friend) is blowin’ in the wind. Eterno Zimmermann/Dylan, ti martella il cervello certi giorni mentre pedali, e come non pensare a Slow train coming quando senti fischiare una locomotiva dell’Amtrak, che sembra guidata da fantasmi e porta solo merci, o scopri che vicino a te (magari a 100 km, diciamo) c’è il mitico ponte di Medicine Bow del quale scrisse Jules Verne ne Il giro del mondo in 80 giorni? Qualcosa di simile provai quando scoprii che in Galizia, dove vivo spesso e dove cresce mia figlia, c’è la baia dove Verne fece approdare una volta il Nautilus del capitano Nemo (sotto il Puente de Rande, vicino a Vigo). Ehi a proposito, anche il gentleman londinese de “Il giro del...” viaggiava da Ovest verso Est. Chiamatemi Phileas Fogg!
Non so a voi, ma a me questi stati con nomi chiaramente precoloniali (prima Idaho, ora Wyoming, che per i nativi significava “sopra il grande altopiano”), questi nomi - dico - mi piacciono da impazzire. Il vento fa impazzire, si sa. Perfino quando ti spinge, secondo me.
Wyoming è il “nostro” Quarto stato, che poi, socio-antropologicamente sproloquiando, è da dove verremmo quasi tutti, tolte minoranze aristocratico-clericali, se non ci fosse di mezzo l’odiosa borghesia, odiosa quand’è così piccolo-piccolo (nel film, e nell’anima), tanto in Nordamerica come nella vecchia Europa, anche se è sostanzialmente l’Occidente, questo Occidente, ad aver inventato la difettosa, ma benvenuta democrazia, che gli Dèi la conservino, soprattutto qui dove c’è tanto ma tanto da fare sulle vie dell'integrazione. Pochi problemi di convivenza in Wyoming, mezzo milione di anime su un territorio sterminato. I grandi “trails” passa(va)no quasi tutti da qui: questa Trans/Am è l’erede dell’Oregon Trail, del California Trail, del Mormon Trail, del leggendario Pony Express (staffetta a cavallo, 12 miglia a testa e poi cambio di animale: guardiamoci intorno e intuiremo la faticaccia di quelle povere bestie. Tutto o quasi sulle orme di Lewis e Clark, esploratori del primo 800, che in qualche modo diedero (involontariamente) il via alla corsa all’oro. Sempre senza ridicoli reducismi eroici, posso scrivere di aver dormito anche in un capannone abbandonato in una di quelle tante città fantasma svuotate dalla chiusura di una qualche miniera, ora con 50 abitanti, “ma io ne conosco solo 40” mi assicurava Tom, artista-venditore di fumo (sì, quel fumo là), grazie Tom ma non potrei nemmeno volendo, sono asmatico dalla nascita, ma grazie amico. E scusa se vado lungo, amico/a che leggi, ma devo anche dire di Yellowstone, come no. Dove il ciclista “in autonomia” è un animale raro quanto il bisonte-bufalo (visto a 3 metri da dietro un macchinone della tipica famiglia Flinstone, usata come provvidenziale scudo), con la differenza che il buffalo (ora) viene rispettato... noi no. Proprio no. A Yellowstone, ma non solo lì domina un animale metallic, lucido, rumorosissimo, solitamente sovradimensionato, dai cui finestrini (chiusi, per l’air conditioning, non sia mai che si sudi) famiglie squittenti puntano ogni genere di artifizi ferma-immagine e perdi-sostanza. Poi dicono dei giappponesi. Quelle machine in fila fan tanto Jurassic Park, solo che qui non c’è (purtroppo) il T-Rex che prima gli fa tremare tutto quell che hanno in corpo e poi se li mangia interi incluso il w.c. nel quale si sono nascosti.
La bici però ti aiuta a prenderti le tue rivincite, in alleanza con madrenatura. Come quando in un raro momento di silenzio mi ha traversato la strada, a non più di 50 metri, l’orsetto dei miei sogni, un black bear (perché ci sarebbe anche il Grizzly, ma meglio così) che chiamo orsetto perché mi è parso un giovane, anche se non ho visto madri. A me nessuno toglie dalla testa che si è lasciato vedere perché ero in bici e non facevo rumore. Ho fatto segni alla prima macchina che ho incrociato, e qualcuno da dentro ha girato la testa verso la boscaglia, ma non ha visto niente e il super-van con rimorchio (e barca al seguito) è ripartito rombando verso il prossimo geyser, probabilmente ad aperture programmata per fasce orarie... ha ha.
Anch’io per la verità ho pensato di rivedere l’orsetto Boo-Boo all'uscita del parco, mentre timbrava il cartellino e ritirava i 40 dollari di diaria insieme al salmone Sam, che previamente aveva finto di catturare a beneficio dei flash dei turisti impazziti: Ehi ciao Sam, come ti è andata oggi?-TUNG-Bene Boo-TUNG-, soliti domenicali scemi... Già, a domain allora, Sam. Ok Boo, ah, e mi devi sempre una birra...
Invece no, queste son solo confuse reminiscenze di cartoons dell’infanzia lontana. La realtà è che il mio orso Boo era libero, e ha scelto di traversare la highway davanti alla mia bici. Medaglia per la mia bici. Sto impazzendo? Guarda non lo so, può darsi, ma mi pare che pure Erasmo da Rotterdam elogiasse la follia, e poi chi va con lo zoppo, si sa. Non ho prove, ma molti indizi che mi dicono che qui in Wyoming c’è un tasso medio di pazzi scatenati pari forse solo a quello del Pentagono o di Wall Street, non so se mi spiego. Che sia il vento? Molte culture, storicamente, hanno associate l’umana follia ai venti. Io spero che il vento finisca, sennò finisce presto anche il mio Costucost. Che oggi è andato lunghissimo lo so, e scusami, ma voglio ancora scrivere un delicatissimo adagio-proverbio tibetano o nepalese (non è lo stesso, lo so, ma perlomeno confinano). Dice semplicemente: «Dove va il vento, quando non soffia?», e la domanda resta sospesa. Nel vento, ovviamente. E a me, agnostico da sempre, sembra poesia allo stato più puro.
A presto, spero, e grazie della lettura!
Sergio Ghisleni
PUNTATE PRECEDENTI
1 - Oregon selvaggio, terra di amici
2 - L'Idaho che fa paura
3 - I grandi cieli del Montana - 3