Non c’è molto da aggiungere: una gara targata Ironman dice tutto da sé. E rimane qualcosa di trascendentale per noi triathleti. Un meccanismo, un vortice in cui ci piace essere coinvolti.
Il 70.3 di Pescara è stato il mio primo medio targato Ironman. Ho fatto parecchie gare della stessa distanza, ma nulla è come una gara brandizzata. E’ un po’ come bere la vera Coca Cola o cercare qulache bevanda che le assomigli.
Questa per me era la prima vera tappa di stagione nella quale avrei dovuto dare il massimo: Pescara arriva esattamente a metà del mio cammino verso Maiorca. Sono arrivata alla starting line decisamente emozionata: si tratta di gare che meritano rispetto per il semplice fatto che coronano tutto il tuo sudore di mesi, i tuoi sacrifici e le tue speranze. Il popolo del triathlon non è fatto di soli professionisti, ma di persone normali che hanno motivi diversi e sogni diversi da realizzare. Esattamente come sto facendo io.
Il tempo purtroppo non promette niente di buono: il mare è in burrasca e la frazione di nuoto viene accorciata a 1.000 mt. Il vento soffia fortissimo, ma il percorso in bici è davvero fantastico. Il panorama regala grandi emozioni: finalmente un percorso da triathlon e non da granfondo, vallonato e con un aumento di quota ben distribuito. Io non sono per niente scalatrice, ma... che gamba domenica! Peccato qualche piccola sfortuna: la catena è caduta al 20 km e purtroppo ho perso il mio porta cibo (fondamentale in una gara lunga) e ho dovuto affrontare buona parte del percorso senza i miei rifornimenti.
E che spettacolo, pedalare in tangenziale! Il percorso bici era interamente chiuso, altro vantaggio di un Ironman.
Il percorso a piedi in città è stato un confronto con migliaia di persone che ci supportavano. Bello rivedere facce di amici dopo 3 ore di concentrazione in posizione da crono!
Arrivo al traguardo e… un altro 70.3 finito. Finisher è proprio quello che vogliamo sentirci dire! Le gambe sono a pezzi: gli ultimi km ho fortemente desiderato un marciapiede su cui sedermi.
Il mio pensiero è comunque fisso lì,all'appuntamento di Mallorca. Come lo finirò questo tanto atteso IRONMAN non si sa, ma so solo che ci avrò messo dentro speranza, passione, sudore e voglia di dimostrare a me stessa che dal passato esiste sempre un modo per rialzarsi a testa alta!
Silvia Schiapparoli
Communication Specialist Fitness & Outdoor Garmin Italia
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