Non chiedetegli se preferisce la Legnano SC 1932 o la Bianchi Bovet 1935: gli rovinereste la giornata. Non chiedetegli se ama di più la Bartali Campagnolo Corsa 1950 o la Diana Simplex Tour de France 1950: gli rubereste il cuore. Non chiedetegli se vale di più la Daccordi cinquantesimo 1986 o la Colner (Colnago Ernesto) SuperRecord 1984: lo gettereste nello sconforto. Come per i figli, così per le sue biciclette – tutte sue creature - non esiste una classifica.
Renato Bulfon: da corridore a meccanico, da restauratore a collezionista, da autore a organizzatore, una passione una cura una conoscenza una devozione una gratitudine più uniche che rare per le biciclette. E non solo le sue. L’officina di Mortegliano, a una quindicina di chilometri da Udine, è diventata casa-e-bottega, casa-e-chiesa, casa-e-museo. Non solo bici, ma anche maglie e cappellini, libri e bottiglie, stemmi e campanelli, manifesti e programmi, tutto quello che possa appartenere al magico mondo rotondo delle due ruote. Tanto che adesso i locali straboccano di memorabilia, esuberano di simboli, tracimano di reliquie. Così tanti che rischiano, a loro modo, di nascondersi nel gruppo o andare in fuga.
Mortegliano, la patria dell’inseguitore olimpionico e stayer tricolore Virginio Pizzali (nonché dell’attaccante rossoblù del Bologna e azzurro della nazionale Ezio Pascutti) sta diventando una città della bicicletta e un polo del ciclismo. Le tappe del Giro del Friuli e del Giro d’Italia donne, quest’anno (il 24 maggio) anche la partenza della diciannovesima tappa del Giro d’Italia uomini, la Mortegliano-Sappada. E poi gli appuntamenti con autori e corridori, e poi l’attività ciclistica urbana e agonistica, giovanile e amatoriale, organizzata e spontanea. E poi anche la collezione delle bici di Bulfon.
In un recente incontro di presentazione del libro “Se cadono tutti vinco io” con Dino Zandegù, il sindaco di Mortegliano Roberto Zuliani ha chiesto alle autorità della Regione Friuli di sostenere il progetto di un museo della bicicletta, a Mortegliano, in cui possano trovare spazio le biciclette di Bulfon. Il luogo sarebbe già stato individuato nel palazzo, in piazza Verdi, alla destra guardando il municipio. Tutti la chiamano casa Presacco, dal nome del suo ex proprietario, già podestà e farmacista di Mortegliano. Il locale è stato acquistato dall’amministrazione comunale una decina di anni fa ed è ancora inutilizzato, se non come deposito di vario materiale.
Un museo della bicicletta, così affascinante e centrale, potrebbe diventare punto di riferimento, meta di turismo, fonte di ispirazione, motivo di vanto, traguardo di visite anche studentesche. Se il progetto diventasse realtà, c’è da scommettere che dal campanile di Mortegliano, già il più alto d’Italia (113,20 metri), si toccherebbe il cielo con un dito.