“Mentre sui nastri rilucenti delle strade ferrate la vaporiera annunciava sbuffando l’inizio di una nuova èra, sulle polverose strade d’Europa compariva un nuovo, singolare veicolo dalla forma bizzarra che, nato inizialmente come hobby per eccentrici aristocratici, doveva conquistare ben presto il favore popolare divenendo uno dei mezzi di locomozione più diffusi nel nostro tempo: la bicicletta”.
“La storia delle comunicazioni – trasporti terrestri”: è un libro di sessant’anni fa, scritto da J.K. Bridges e pubblicato dall’Istituto geografico De Agostini (160 pagine, senza indicazioni di prezzo, ma su Ibs si trova a 7,43 euro più 5,30 di spedizione), inaspettatamente emerso da una di quelle miniere di letteratura e cultura, curiosità e sorprese, che sono le bancarelle dei book crossing.
In sette pagine illustrate si traccia la storia dal celerifero alla bicicletta attraverso l’intuizione del conte francese Mède de Sivrac, l’invenzione del barone bavarese Karl Friedrich Drais von Sauerbraunn, l’innovazione del fabbro ferraio francese Ernest Michaux e l’idea del meccanico francese Victoire Renard, ma anche attraverso “notevoli accorgimenti tecnici” come il sellino a molle, i raggi metallici alle ruote, gli pneumatici.
Il testo appare, qua e là, datato, scontato, superato, retorico, ma anche attuale se non eterno. “La comparsa dei veicoli a motore – conclude Bridges – ha grandemente limitato la diffusione della bicicletta che è parsa inadeguata al ritmo convulso e dinamico della vita moderna; essa resta, tuttavia, il mezzo di locomozione più accessibile alle classi popolari per la sua economicità e praticità e la vera protagonista di uno sport nobile, sano e vigoroso che non cessa ancora di entusiasmare il pubblico sportivo di tutto il mondo, nonché un eccellente motivo di svago consigliabile ai giovani ed agli adulti soprattutto per ragioni salutari”.