I PIU' LETTI
CAPITANI CORAGGIOSI. CRISTIANO DE ROSA: «DALLA "BUTEGA" ALLA CONQUISTA DEL MONDO»
di Pier Augusto Stagi | 01/06/2023 | 13:51

Tecnicamente è nato alla Mangiagalli di Milano il 18 luglio del 1963, ma la sua incubatrice, culla e girello è stata la “butega”, quella di piazza XXV Aprile 19 a Cu­sano Milanino. Ha respirato fin da su­bito il sapore acre delle saldature ac­compagnato dalla ninna nanna di un martello che forgia un tubo. Sempre accanto a mamma Mariuccia, anima e guida della “butega”, capace di intrattenere il pubblico e tenere i conti del suo Ugo, senza però perdere mai di vista il suo bimbo, Cristiano.

Tecnicamente Cristiano De Rosa è na­to alla Mangiagalli, ma l’erede di Ugo, il CEO di uno dei marchi di biciclette più conosciuto al mondo, una delle eccellenze più vivide del made in Italy sul suolo terracqueo, è cresciuto in quella “butega” dove papà Ugo si trasferì quasi subito per stare vicino al suo amore, alla donna della sua vita, alla sua Mariuccia. Da via Lanfranco della Pila al 13, zona Niguarda a Mi­la­no dove Ugo viveva e diede vita alla Cicli De Rosa nel lontano 7 aprile del 1953, a piazza XXV Aprile, a Cusano Milanino dove a tutti gli effetti Ugo iniziò la sua carriera di abile e illuminato telaista. Qui, tra queste mura, ha dato inizio al proprio lavoro forgiando con abilità e competenza biciclette che in un amen andarono ad arricchire la sua fama, che in breve tempo varcò i confini nazionali grazie ai gioielli creati per i più forti campioni del pedale.

Tecnicamente dovrebbe essere un an­no di festeggiamenti, per i settant’anni compiuti dalla Cicli De Rosa agli inizi di aprile, ma la morte del Patriarca ha spiazzato tutti, in perfetto stile Ugo De Rosa, sempre portato a celebrarsi po­chissimo, lasciando piuttosto spazio alle sue creazioni: le biciclette.

Cristiano, Danilo e tutta la famiglia De Rosa hanno presentato nelle settimane scorse “Settanta”, la bicicletta che rappresenta una storia infinita, elegante e filante come poche, leggera e carezzabile come tutte le De Rosa e per mo­strarla al mondo è stata scelta la ““butega”, dove sono nati tanti gioielli con il cuore e dove sono soprattutto cresciuti Danilo, Doriano e Cristiano.
Cristiano, la “butega”è tornata a casa.

«Esattamente. Diciamo che da qualche mese la De Rosa ha una casa in più, quella nella quale papà ha dato vita alle sue prime creazioni. Ho fatto appena in tempo a dirglielo, a fargli rivedere quello spazio che lui mi ha sempre in­dicato ogni qualvolta ci passavamo davanti e dove papà Ugo e mamma Ma­riuccia hanno costruito il loro e il no­stro futuro. Sono felice di aver ri­comprato quello spazio, che resterà per noi e spero non solo per noi, un piccolo scrigno della memoria De Rosa. Un piccolo spazio di ritrovo nel quale parlare di bicicletta, per ricordare una lun­ga storia d’amore: per la bicicletta».

Ha ricomprato la sua vera “culla”, dove ha respirato da subito aria di “butega”.
«Mamma ha sempre lavorato e io fin dai primi giorni di vita ero lì nella carrozzina a respirare aria di bottega. Pa­pà aveva frequentato le scuole di avviamento professionale alla Ercole Marelli e, una volta finite, aveva scelto la bicicletta. Aveva anche provato a correre, ma come il sottoscritto si ritrovò ben presto a rincorrere.

Gambe così così, testa e mani da fuoriclasse e di questo se ne accorgono ben presto i Fratelli Volta di Dergano, tra la Ghi­solfa e la Bovisa, in quella zona della vegia Milan che ispirò Giovanni Te­stori (Il Ponte della Ghisolfa, ndr) e Luchino Visconti (Rocco e i suoi fratelli, ndr). Fa telai di ogni tipo: da corsa e non solo. E nel frattempo anche nonno Emilio, papà del giovane Ugo, si mette il cuore in pace: niente Pirelli, che il ragazzo faccia quello per cui è nato. Una mano gliela dà la nonna “Marietta”, visto che Ugo ha solo 19 anni e per firmare un contratto di affitto è necessario averne 21. Il 7 aprile del 1953 nasce la Cicli De Rosa: via Lanfranco della Pila 1, zo­na Niguarda, a due passi da dove abitava con i suoi genitori, in via An­tonio da Saluzzo».

Ma all’inizio non furono le bici con il cuore…
«All’inizio il cuore l’ha sempre usato per costruirle. Ma lo sa che inizialmente furono anche le Graziella, sì, la co­pia delle famosissime Graziella nate nei primi Anni Sessanta per volontà della Carnielli. Per arrotondare e pagare i conti, papà si mise a produrle (in quel periodo c’erano le bici da corsa, le Graziella e le Condorino, che erano le bici sportive, ndr) con la scritta De Ro­sa. Lo sanno in pochi, ma noi ancora oggi ne possediamo una, che ha una sessantina di anni. Erano gli anni della IGE al 4%, l’Imposta Generale sulle Entrate, che sarebbe poi stata sostituita dal ’72 con l’Iva. Papà produceva e mamma vendeva: biciclette, riparazioni e componenti».

Il primo marchio De Rosa?
«Uno scudetto biancoazzurro con tan­to di arcobaleno iridato: sul lato di sinistra campeggiava il biscione di Milano, dall’altro doveva esserci una rosa, ma la tipografia Oppi di piazzale Ma­cia­chini, sbagliando, disegnò un giglio. Per un po’ l’ha tenuto così, poi l’ha mo­dificato… Prima, però, per amore cambia sede: da Milano a Cusano Mi­la­nino. Da via Lanfranco della Pila, a piazza XXV Aprile. La­vo­rava come un matto e con lui mamma Mariuccia (per Ugo “Uccia”, sposata nel 1957, ndr), che ha sempre avuto un ruolo fondamentale: tirare su tre figli, seguire il negozio e far quadrare i conti. Lei è stata la vera commerciale della famiglia. Fuoriclasse assoluta. Sono di par­te? Certo che sì…».

Anni di grande fermento e progettualità…
«Assolutamente. Nei racconti di papà e mamma c’è tutto e oggi il ricordo è il bene più prezioso. Oltre a loro due c’era inizialmente anche “Peppino”, Giuseppe Russo, un ragazzo con una volontà di ferro, che per una quindicina di anni ha lavorato a stretto contatto con papà e oggi è un apprezzato telaista nel mondo moto, la sua grande passione. In quel periodo papà Ugo prese anche un giapponese: Yoshi Aki Na­ga­sawa, detto più semplicemente “Aki”».

E le prime biciclette per i corridori professionisti quando le fa?
«Fine anni Sessanta, in maniera quasi clandestina, oggi diremmo sotto banco. Nel 1973 comincia a produrle alla luce del sole. Sono verdi le prime biciclette della G.B.C. di Panizza, Francioni e Turrini. Ma è in quell’anno che papà viene chiamato da Eddy Merckx, per il quale già faceva qualcosa, però di non ufficiale. Stesso discorso anche per Francesco Moser, ai tempi della Fi­lo­tex e poi alla Sanson, con le bici marchiate Benotto, ma che erano fatte da papà. Le tre vittorie alla Roubaix arrivano su biciclette nate proprio qui, a Cusano Milanino. Papà mi ha sempre raccontato che al Giro del 1974, su un centinaio di corridori, quasi ottanta correvano su telai costruiti da lui».

Chiude gli occhi e vede…
«Papà che salda e fa il cinema. Sì, il cinema. Con quel cannello faceva la lu­ce blu, che era bellissima, e io e i miei amici alla sera passavamo ore a guardarlo. “Guarda, fa il cinema con le ma­ni…”, dicevamo incantati. Che ricordi…».

Con la bicicletta è stato subito amore?
«Un amore assoluto. Papà mi chiamava “strolig”, che in milanese significa giostraio, zingaro e vagabondo. Perché ero sempre in bicicletta, non ne volevo sapere di scendere. Era il mio habitat naturale, il mio cavallo alato, il mio aquilone, il mio strumento di libertà. Ecco: sono rimasto un po’ così».

Ha corso in bicicletta?
«Ho più rincorso. Da esordiente alla Salus di Seregno, con presidente il glorioso Giuseppe Meroni, da allievo e juniores al Varedo e da dilettante di se­conda serie al Gs Gerbi. Ricordo che in un ritiro di Alassio noi sei ragazzini avevamo speso in una settimana 110 mila lire di acqua, e il direttore sportivo aveva speso da solo 180 mila lire di vino. La sera precedente dell’arrivo del presidente al quale sarebbe toccato il compito di pagare i conti, il nostro diesse si raccomandò: “Ragazzi, dite che alla sera un pochino di vi­no lo bevevate an­che voi…”. Non ricordo il nome, ma so che se lo portò via la cirrosi epatica».

Quando hai cominciato a lavorare?
«A sporcarmi le mani da bambino: ero sempre lì a lavorare attorno alle biciclette. A 18 anni ho cominciato a lavorare seriamente, in piena regola: era il 1981. Ho sempre fatto un po’ di tutto, senza eccellere in niente. Danilo (classe 1958) e Doriano (classe 1961), co­me telaisti erano molto più bravi del sottoscritto. Io penso di avere avuto la qualità di saper vedere. Ho appreso tanto e ho cercato di farlo un po’ da tutti».

Il primo lavoro quale è stato?
«Assemblare le biciclette, perché per la parte meccanica, nonostante fin da bambino mi avesse suscitato interesse, non ero tagliatissimo. Nell’assem­blag­gio della bicicletta, invece, ero più portato. In particolare mi toccava di diritto il montaggio della forcella, che non era una cosa né semplice né tantomeno ba­nale. Era piuttosto antipatico. Quando hanno inventato le forcelle in carbonio, mi sono reso libero da un’incombenza grandissima. Ma oltre a questo, ho co­minciato subito ad avere rapporti commerciali con i negozi: andavo dai clienti. Era il 1983-84. Nell’85 per la prima volta con Ugo siamo andati negli Stati Uni­ti e nell’87 in Giap­po­ne, dove però avevamo rapporti fin dal 1969. I primi clienti? La Toshoku FET, distributori della Cicles Yoko, che compra De Rosa ancora oggi. Il primo cliente americano è arrivato invece nel 1968 ed era un negozio texano che si chiamava Cicli Talbots. Era­no venuti loro: il signor Talbots, quell’omone imponente e gentile, con i suoi baffoni d’ordinanza, lo ricordo an­cora benissimo. Fu lui che da ragazzino mi aveva regalato la mazza da baseball e il pallone ovale da football americano che mi fece guadagnare un sacco di punti agli occhi dei miei amichetti di Cusano Milanino».

Come faceva papà a comprendere giapponesi e americani?
«Con i giapponesi l’Ambasciata manda un interprete, con gli americani si capivano a gesti: e si capivano».

Insomma, con lei la De Rosa ha a tutti gli effetti trovato un direttore commerciale…
«Direi di sì, anche se quasi subito tra i compiti che ho assunto c’era anche il rapporto con i team. Dall’85 con la Ariostea di Gian Carlo Ferretti co­mincio a seguire le squadre».

Un ricordo.
«Milano-Sanremo 1989, terzo Adria­no Baffi, alle spalle di Fignon e Maassen. Ricordo indelebile. Ma non posso avere nel cuore il successo di Giorgio Furlan alla Classicissima nel ’94».

Il Giro vinto da Evgeni Berzin sempre nell’94?
«Grandissima vittoria, ma quelle due, non me ne voglia Eugenio, sono di una emozione inimmaginabile».

Un momento difficile?
«Ricordo che prima della Sanremo la Ariostea era alloggiata all’hotel di As­sago e Ferretti chiama Ugo perché quell’anno - era il 1987 - la Clement decise di uscire con dei palmer interamente neri. Come colpo d’occhio era piuttosto forte. Il mercato non era ancora pronto e men che meno era pronto Ferron, che con papà si mise a discutere, con grande rispetto, ma con la proverbiale fermezza propria del “sergente di ferro”. Per la prima volta, ci ho messo del mio, con una buona me­diazione tra le parti. L’Ariostea corse con i palmer tutti neri, che in quel periodo non era­no assolutamente cool».

Mi sembra che lei sia soprattutto un me­diatore…
«Cerco di esserlo».

Lei si arrabbia?
«Non fatemi litigare…».

Peggio di Ugo?
«Sì, molto peggio di Ugo, che quando si arrabbiava era meglio girare alla lar­ga. Come si dice: acqua cheta spacca i ponti…».

Mamma è invece più fumantina…
«Diciamo di sì».

Quante volte hai visto Ugo arrabbiato?
«Penso quattro volte in tutta la mia vita. Non di più. La sua capacità era quella di evitare il litigio, faceva di tutto per non arrivare al limite, allo scontro. Diciamo che era l’opposto di Vittorio Sgarbi… (ride)».

Ha avuto mai un corridore del cuore?
«Eddy Merckx, 525 corse vinte. Nes­su­no come lui. Il più forte di tutti, per me anche il più grande. Un atleta pazzesco, ma soprattutto un uomo fantastico. In questo ultimo periodo molto difficile e complicato per tutti noi, lui è stato vicinissimo alla nostra famiglia e quando è venuto a mancare papà non si è dato pace. Quando papà era in ospedale ci chiamava due volte al giorno. Nella camera ardente il suo dolore era il nostro».

Come ha conosciuto Desirée, sua moglie?
«Avevo 18 anni, avevamo la “butega” a Cu­sano Milanino, ma abitavamo a Pa­lazzolo Milanese. Un giorno, passeggiando con Edo, il nostro cane pastore, ho conosciuto Desy. Le nostre strade si sono incrociate e i nostri occhi si sono persi in quelli dell’altro».

Amore a prima vista?
«Direi di sì».

Cosa non sopporta?
«La superficialità».

Colore preferito?
«Il blu».

Canzone preferita?
«Smoke on the water dei Deep Purple».

Il film?
«La Febbre del sabato sera: non so quante volte l’ho visto».

Attore?
«Jason Michael Statham si esprime po­co, mena tanto e con lo sguardo illumina».

Attrice?
«Nicole Kidman».

Un cantante italiano?
«Lucio Battisti su tutti. Però sto se­guendo tantissimo Calcutta».

Per la gioia dei suoi figli.
«L’aspetto più importante è essere predisposti all’ascolto».

Di cosa vai più fiero?

«Del marchio De Rosa».
Di cosa si sente di essere grato a papà Ugo e mamma Mariuccia?
«Dei valori che ci hanno trasmesso».

Danilo.
«È il fratellone, passionale e appassionato. È un tecnico molto molto affidabile. Ha una conoscenza profonda del­la bicicletta e per noi è chiaramente un valore aggiunto».

Doriano.
«Mai banale, credo che il suo percorso telaistico sia noto a tutti, sono undici anni che ha un suo atelier, un suo marchio, ma ha in ogni caso sempre delle quote in De Rosa, fa sempre parte del­la nostra famiglia».

Come vede i suoi ragazzi?
«Sono tre ragazzi chiaramente molto diversi. Nicholas ha 32 anni (è del ’91, ndr) ma ha le idee maledettamente chiare. Oggi lui ricopre tre ruoli: organizzazione della fase della verniciatura; scelta estetica della collezione (art di­rector); commerciale: ha chiuso tre vendite con clienti nuovi molto interessanti».

Federico.
«Lo vedo corporate. Nel senso che è molto aziendale (26 anni). Dove c’è il marchio c’è legato un suo pensiero. Si occupa della spedizione e del controllo qualità dei prodotti».

Francesco.
«Se lo inquadri bene è in grado di tirare fuori colpi da fuoriclasse. Ha delle grandi intuizioni ma, per i suoi 23 anni, è ancora un po’ acerbo. Ha però una parte creativa e comunicativa che mi piacce molto e, se devo dire, ha preso un lato molto particolare di nonno Ugo: se uno gli è simpatico, comunica di più».

Ha un sogno nel cassetto?
«Onestamente sono contento così».

Così avrebbe risposto anche papà Ugo.
«Credo di sì».

da tuttoBICI di giugno

 

 

GIA' PUBBLICATI

CAPITANI CORAGGIOSI. NICOLA ROSIN: «VOGLIO PORTARE COLNAGO TRA I MARCHI PIU' DESIDERATI DEL MONDO»

CAPITANI CORAGGIOSI. CLAUDIO MARRA: «UNA VITA IN VIAGGIO E ORA VOGLIO PORTARE FSA NELLA TOP 5 MONDIALE»

 

Copyright © TBW
TUTTE LE NEWS
Il nome è quello dell’autodromo definito da tutti come “Tempio della velocità” mentre gran parte della sua velocissima natura deriva dalla sorella da altissime prestazioni Ostro Vam, modello in mano...

Dopo aver portato le bici da strada e gravel Canyon all'apice del successo agonistico, la superstar spagnola Alejandro Valverde, uno dei più grandi corridori della sua generazione, ha firmato oggi...

Il nuovo copertoncino ENERGIA EPS TLR lanciato da CST Tires guida una vera rivoluzione, infatti, come capostipite ad alte prestazioni del segmento stradale del noto marchio taiwanese, è il primo...

Selle Italia presenta la nuova "White Range", una collezione che vede protagoniste le sue selle più iconiche – Flite Boost, SLR Boost e Novus Boost Evo – ora disponibili nell'elegante...

Nel ciclismo di oggi le perfromance migliori si ottengono sempre tramite preparazione e tanto impegno ma anche affidandosi a prodotti innovativi e aerodinamici come accade per il Casco Chrono di...

Ultraleggero, efficiente e sicuro, ma anche sostenibile nella sua produzione grazie al carbonio riciclato..così si presente il nuovo Shuttle Cage Z, il nuovo portaborraccia di Topeak. Leggero e resistente Questo portaborraccia...

Il “Gold Winner” è uno dei premi più ambiti in ambito ciclistico e quest’anno va alla Merida eONE SIXTY SL! È stato uno dei momenti salienti dell’annuale fiera Cyclingworld Europe...

NABICO, il produttore di nastri da manubrio personalizzabili 100% Made in Italy, condivide oggi con voi alcune curiosità riguardo questo accessorio spesso troppo sottovalutato. Dal principio ad oggi le cose...

Per il quarto anno consecutivo e fino al 2027 le maglie di classifica del Tour of the Alps, la gara Euroregionale UCI Pro Series, che si svolgerà dal 21 al...

È grazie a 4Guimp che arrivano in Italia le selle automodellanti prodotte da Reform, marchio canadese già vincitore di importanti premi internazionali come l’Interbike Innovation Award. Automodellanti, avete capito bene,...

Nimbl e RCS Sports & Events annunciano una nuova partnership con il lancio di una scarpa in edizione limitata dedicata al Giro d’Italia. Questa collaborazione rappresenta l’unione tra due eccellenze...

Colnago stupisce ancora e presenta l'ultima evoluzione della serie V: la Colnago V5Rs. Il team di Colnago ha potuto lavorare su una base già solida, visti i tanti successi ottenuti...

La maglia Gregarius Pro Made in Italy e la maglia Damask sono due prodotti che rappresentano con assoluta maestria l’eccellenza tipica dell’artigianalità italiana, un vanto per noi tutti ma anche...

Caracal è lo pneumatico tubeless ideato e prodotto da Hutchinson per completare la propria gamma gravel e si tratta di un prodotto davvero molto interessante che può affrontare diversi tipi...

Specialized alza il livello della performance trail con le nuove Traverse SL II Hydra 2, ruote in carbonio progettate per i rider che cercano la combinazione perfetta tra leggerezza, controllo...

Le ruote Sharq di Fulcrum, frutto di tantissima ricerca aerodinamica e di un nuovo approccio alla  progettazione, sono un prodotto unico nel panorama internazionale e sono state pensate e realizzate...

Il 2025 per MAXXIS è un anno a tutto gravel! Dopo aver messo a punto la collezione l’estate scorsa con i nuovi Reaver, la rivoluzione pensata e applicata dal marchio...

Se desiderate una bici gravel con cui cominciare a vivere questa specialità in lungo e in largo nel nostro paese avete davvero molto scelta in questo momento, infatti, il mercato...

Nel panorama ciclistico professionistico non esistono realtà più uniche, divertenti e innovative di quella della Unibet Tietema Rockets. Da quest’anno è entrato a far parte di questo magico mondo anche...

Dopo aver lanciato lo scorso anno la Nago R4 PAS 3DMSS, la prima sella Prologo ultraleggera con cover multi settore stampata interamente in 3D, l’azienda italiana amplia la propria gamma...

Taipei Cycle si conferma una fiera di calibro mondiale e anche nel 2025 non ha tradito le attese. Tra le belle novità troviamo sicuramente un grande prodotto italiano, ovvero il...

Oggi Trek ha presentato una nuovissima vernice Project One ICON Chroma in collaborazione con Shimano, che celebra gli iconici gruppi Dura-Ace del marchio. Per decenni, la componentistica DURA-ACE ha abbellito...

Garmin ha appena presentato Varia™ Vue, la prima luce frontale da 600 lumen dotata di videocamera frontale 4K per salvare automaticamente le clip in caso di rilevamento di incidente. Quest’ultimo dispositivo...

Occhiali o lenti a contatto? Un bel dilemma per il quale si potrebbero spendere davvero molte parole, anche se la scelta finale a mio avviso resta molto personale, almeno per...

VIDEO TEST
ALTRI VIDEO DI TEST




Le ruote Sharq di Fulcrum, frutto di tantissima ricerca aerodinamica e di un nuovo approccio alla  progettazione, sono un prodotto...
Se desiderate una bici gravel con cui cominciare a vivere questa specialità in lungo e in largo nel nostro paese...
Occhiali o lenti a contatto? Un bel dilemma per il quale si potrebbero spendere davvero molte parole, anche se la...
di Giorgio Perugini
Se non siete alla ricerca di una scarpa votata all’agonismo esasperato nel fuoristrada, la nuova Fizik Terra Ergolace GTX è...
di Giorgio Perugini
È difficile nel nostro settore trovare un prodotto che goda di ampi consensi come accade per la Pinarello Dogma F,...
di Giorgio Perugini
È innegabile, le giornate si stanno allungando, le classiche di primavera sono dietro l’angolo e la voglia di rimettersi sui...
di Giorgio Perugini
Il dilemma resta sempre lo stesso, meglio un casco aero o un casco ventilato? Purtroppo una riposta sola non esiste,...
di Giorgio Perugini
Oggi Castelli Cycling presenta con orgoglio la sua famiglia Gravel, professionisti e non della ghiaia con cui il marchio condivide...
di Giorgio Perugini
Chi pratica molti sport sa quanto sia utile possedere elementi in grado di coprire al meglio diverse attività sportive, un...
di Giorgio Perugini
Se non vi serve una grande impronta a terra ma vi basta un copertone veloce ed in parte poliedrico per...
di Giorgio Perugini
Il periodo dell'anno che stiamo affrontando richiede l’utilizzo di abbigliamento caldo, protettivo e dotato di ottima traspirabilità, caratteristiche che possiamo...
di Giorgio Perugini
Per quanto mi riguarda sono tra gli occhiali migliori del momento e anche quelli più sfruttati da Tadej Pogačar durante...
di Giorgio Perugini
Revolution in ordine di tempo è l’ultima novità road prodotta da Northwave e vi anticipo che si tratta di un...
di Giorgio Perugini
Il fenomeno dei furti limita il vostro desiderio di acquistare una bella bici? Male, oggi esistono diversi dispositivi per rendere...
di Giorgio Perugini
Potremmo spendere mille parole su Protone,   probabilmente  uno dei caschi più apprezzati di sempre, un prodotto sfruttatissimo dal team...
di Giorgio Perugini
Gravel o road? Quanti dubbi, dubbi che potete semplificare ed eliminare del tutto sfruttando una...
di Giorgio Perugini
Nelle uscite gravel ci sono molte cose che restano indelebili come i panorami, lo sterrato, i sentieri inesplorati, ma anche...
di Giorgio Perugini
I due capi che vi presento oggi sono la Equipe R Spring Fall LS Jersey S11 e l’equipe R Spring...
© 2018 | Prima Pagina Edizioni Srl | P.IVA 11980460155
Pubblicità | Redazione | Privacy Policy | Cookie Policy | Contattaci

[X] Il nostro sito web utilizza i cookies (piccoli file salvati sul tuo hard disk) per migliorare la navigazione, analizzare l'accesso alle pagine web e personalizzare i propri servizi. L'utente è consapevole che, se esplora il nostro sito web, accetta l'utilizzo dei cookies.
Per maggiori informazioni consulta la nostra privacy policy