Quando qualcuno dice di un ciclista “è un bravo ragazzo!” il primo nome che mi viene in mente è quello di Michael Rogers e chi lo conosce bene non esita affatto a definirlo tale grazie al suo carattere mite, almeno fuori dalle gare.
Nato il 20 dicembre 1979 nello Stato australiano del New South Wales da una famiglia di ciclisti... per vocazione - il fratello maggiore Peter è stato professionista ed ha gareggiato per il team di Ivano Fanini, mentre il fratello minore Dean è stato campione mondiale nella cronometro individuale Juniores – dopo aver fatto man bassa di titoli giovanili su strada e su pista in Australia, Michael vince due medaglie d'oro su pista tra gli Juniores ai mondiali sudafricani di Città del Capo nell'estate del 1997, acquisendo sul campo lo status di grande speranza del ciclismo Aussie e staccando il biglietto per la sua prima avventura in Italia, con destinazione Montemurlo (Prato) per l'omonimo team diretto da Piero Pieri e presieduto da quel grande appassionato che è tuttora Fabrizio Vangi.
Insieme a lui arriva in Toscana Ben Brooks e formano da subito una strana coppia, poiché Michael sfiora il metro e 90 d'altezza mentre il suo compagno rasenta il metro e 65. Tecnicamente sono all'opposto, dato che Michael ha un fisico possente, carnato chiaro e un motore diesel di notevole cilindrata che sprigiona tanta potenza, mentre Brooks è piccolo di statura, incarnato scuro e il suo repertorio tecnico consta di scatti, controscatti e di una notevole sagacia tattica. Prima uscita di allenamento (nella prima decade di agosto) dei due canguri e subito, a Quarrata, l'erculeo Rogers spacca in due la bici, restando ovviamente a piedi. Una vera, ancorché piccola, disgrazia, poiché la sera stessa i due giovani devono gareggiare nella tradizionale e seguitissima tipo pista in notturna a Ponte Buggianese, vicino a Montecatini Terme. Non si sa come, ma una bici di riserva per Michael viene comunque rimediata e così la coppia raggiunge Ponte Buggianese insieme al resto della squadra, con il leader Lorenzo Bernucci.
Ponte Buggianese, la patria del noto ex professionista Rino Benedetti, presenta ormai gremite le strade che saranno interessate dalla tipo pista, ricca di premi e di partecipanti. Pronti, via e iniziano le solite scaramucce. I due canguri lasciano sfogare gli avversari, che sembrano coalizzati contro di loro, poi, attorno a metà gara, scattano all'unisono e si portano insieme al comando. Dietro è una Waterloo, nessuno riesce più a riavvicinare i due fuggitivi, finché, addirittura, il gruppo viene doppiato. All'arrivo gli applausi scrosciano e il diesse di una squadra avversaria bofonchia in un orecchio a Vangi: ”Questi due vi vinceranno anche su strada...”.
Detto fatto, pochi giorni dopo si corre una gara impegnativa, attorno a Via Nova di Pieve a Nievole e organizzata dall'omonimo GS diretto dall'ex-Pro Alessandro Cardelli. Favorito è il giovane Junior siciliano Giovanni Brugaletta, scalatore DOC portacolori della società organizzatrice e per il quale si dice che la corsa sia stata disegnata su misura. In effetti si dovrà scalare per due volte la terribile rampa dei Papi, con pendenze attorno al 18%. Scarna la cronaca, pochi tentativi iniziali poi Brugaletta attacca e chi rimane con lui? Michael Rogers. L'australiano “francobolla” lo stupito Brugaletta e non cede di un centimetro nemmeno sui Papi, infine, nello sprint conclusivo, lo lascia a due macchine di distanza. Sul traguardo sono tutti sbalorditi.
Per la cronaca, in 23 giorni di permanenza in Italia (quasi tutto il mese di agosto 1997), Rogers vince altre 6 corse, tra cui la Premondiale a cronometro di Illasi (Verona) davanti a un certo... Daniele Bennati, la cronoscalata della Futa/Memorial Gastone Nencini e l'internazionale di Vertova. Poi, al mondiale a cronometro di San Sebastian (Spagna), si piazza secondo soltanto per un misero... secondo.
Questa fu dunque l'alba luminosa di un fenomenale atleta, soprannominato “Dodger”(cioè furbacchione...) che sotto molti aspetti si è poi italianizzato. Passato professionista nel 2000 con la Mapei è rimasto nella massima categoria ciclistica fino al 2016, totalizzando 25 successi, inclusi tre campionati del mondo a cronometro individuale tra i quali figura quello di Bardolino/Verona nel 2004, vari campionati australiani, i Giri di Germania e Belgio, la Route du Sud, il Tour Down Under, 3 tappe al Giro d'Italia e una al Tour de France. Atleta completo ma con il solo tallone d'Achille costituito da alcuni tipi di salite, nel 2014 visse l'apoteosi dominando per distacco la 20a tappa del Giro, Maniago-Monte Zoncolan, apponendo così il suo sigillo vittorioso sul traguardo della salita più dura d'Europa.
Da sottolineare il buon rendimento nei grandi Giri: 6° posto al Giro d'Italia 2009 su 4 partecipazioni; 9° posto al Tour de France 2006 su 11 partecipazioni.
A seguito della squalifica dello statunitense Tyler Hamilton a Rogers viene poi attribuita la medaglia di bronzo per la prova a cronometro delle Olimpiadi di Atene 2004. La parola fine alla sua carriera ciclistica risale all'aprile 2016, quando ebbe la conferma della diagnosi di un'aritmia cardiaca che gli precludeva definitivamente l'attività agonistica.
Michael ora vive in Svizzera con la splendida famiglia composta dalla moglie Alessia Annoni e da una nidiata di figliolette. È il Manager Innovation dell'Uci: fa parte del Dipartimento Sportivo e si occupa in particolare dello sviluppo del ciclismo esport e della gestione dei progetti relativi all'uso delle nuove tecnologie negli eventi ciclistici. E ogni tanto non disdegna un viaggio nella sua Australia.