Una Sanremo perfetta, come l'avremmo sognata noi italiani reietti e depressi, con i signori dell'alta velocità a guardarsi da galli superbi e un signor passistone che li spenna come polli da scaffale. Era l'unica alternativa possibile a un pronostico fin troppo scritto e blindato, benchè quell'Ewan stellare in fin dei conti l'avrebbe mandato gambe all'aria già di suo, con una bella ripassata al trio Van-Van-Ala.
A un finale del genere, alla beffa degli sprinter, proprio noi italiani avevamo fatto la bocca non più tardi di tre anni fa, con quel capolavoro del passistone Nibali. Proprio lui, quando era più giovane e soprattutto era il signore del coraggio, aveva dimostrato a tutti che provando, inventando, osando, la Sanremo non è per forza un circolo privato da uomini-jet. Basta basta lavorare di fantasia. Basta usare il cervello.
Ecco, è proprio del cervello che vorrei parlare stavolta. Perchè nel finale perfetto che noi italiani sognavamo, l'unico che potevamo permetterci non disponendo di grandi sprinter e di altri campioni su piazza, lì al posto di Stuyven doveva starci Filippo Ganna. E invece. E invece torno di corsa al cervello, per chiedere agli strateghi della Ineos: ma dove l'avete lasciato stavolta, l'avete perso per strada in Riviera o proprio l'avete scordato in aeroporto prima ancora di arrivare in Italia?
La domanda è parecchio irriverente, lo riconosco, ma la nostra rabbia nazionale la giustifica. Davanti al trionfo meritatissimo di Stuyven, noi italiani non possiamo non avvertire uno sbocco potente di bile e di risentimento. Ma come, avete in squadra la più potente locomotiva umana dell'era contemporanea, uno dei pochi in grado di tenere andature supersoniche negli ultimi due chilometri dopo il Poggio, uno dei pochi in grado di infilzare l'incarognito e aggrovigliato circolo degli sprinter mentre si fanno i dispetti, l'unico capace di azzardare il blitz del ko nel centro di Sanremo, avete una carta del genere e voi ve la giocate a quel modo? Mi fa persino dolore fisico, riassumere questo modo: mettendolo davanti a tirare sul Poggio, come un gregario qualsiasi, come un equino da soma, a favore di chi e di cosa magari poi ce lo spiegate, visti i risultati finali, cioè a dire Ineos fuori dal radar e più ancora fuori dai primi dieci.
E comunque. Qualunque fosse la tattica, cara Ineos, mi vuoi tenere Ganna per la soluzione estrema, visto che hai la fortuna di averlo lì in posizione ideale? Perchè dopo tutto la vera rabbia italiana, che non ha nulla da spartire con il tifo idiota dei provinciali, nasce tutta lì, sul Poggio, nel constatare empiricamente come Ganna sia in giornata, con tutti i fusibili a posto, con il motore a punto e con la testa perfetta. E allora: se dimostra di essere così forte, così potente, così resistente, persino così fresco da sciropparsi il Poggio a quel modo, perchè non immaginare che tenendolo buono a ruota possa poi trovarsi al posto giusto e al momento giusto, al posto di Stuyven?
Tante domande, tanto rimpianto. Tutto a vuoto. Sia chiaro: noi italiani non siamo così miopi e babbei da credere di avere in mano un ciclismo stratosferico. Sappiamo noi per primi che nei nostri pascoli vagano solo vacche magre. Ma proprio per questo, ancor di più per questo, buttare al vento in un modo simile l'unica carta buona ci rende ancora più stupiti e avviliti.
Naturalmente, dall'alto del suo magistero, la Ineos avrà una spiegazione buona per tutti e per tutto. Lo dico subito, però: non per me. Niente mi toglie dalla testa che abbiamo buttato a mare una grande occasione. Se poi la Ineos trova seccanti queste nostre recriminazioni nazionaliste, non so che farci. Bisogna farsene una ragione. Soltanto all'ultimo Giro ci siamo spellati le mani per come la stessa Ineos aveva superato il ritiro del capitano Thomas, agitando comunque la gara tutti i giorni, fino addirittura a vincerla comunque con Geo. Quella volta, il cervello c'era e di vedeva. In abbondanza. Funzionava benissimo. Stavolta no. Non si spreca un Ganna così. Per me resta un crimine.