Il vaccino è un argomento caldo anche nel ciclismo e le squadre si interrogano sui tempi per accedere ai vaccini, ben sapendo che la decisione spetta ai singoli governi e ministeri.
La UAE Emirates è stata la prima a sottoporsi al vaccino per il Covid-19: il 7 gennaio atleti e staff sono stati sottoposti, volontariamente. al vaccino ad Abu Dhabi. Questo passo ha sollevato critiche e interrogativi, poiché il discorso cambia completamente in Europa, dove le regole sono diverse e ci sono attese più lunghe.
Anche se ci sono state squadre che si sono espresse al riguardo indicando le loro intenzioni, la parola spetta ai governi e la regola è quella del rispettare le priorità di ogni singola nazione.
Allo stato attuale in nessun Paese europeo gli sportivi sono stati inseriti nelle categorie con priorità, per tanto tutti gli atleti - a meno che non ci siano patologie croniche e invalidanti - dovranno attendere il loro turno.
Il primo a rilasciare dichiarazioni sui vaccini in Belgio è Patrick Lefevere, manager di Deceuninck Quick Step, che ha spiegato come il suo Paese attualmente sia indietro nella somministrazione dei vaccini sulla popolazione e che per tanto non ritiene un’urgenza vaccinare gli atleti prima di persone maggiormente esposte.
«Il nostro Paese sarà già tra i più lenti d'Europa - ha affermato Lefevere - Se noi, il calcio e altri sport dovessimo bussare per chiedere spazio, la situazione diventerebbe folle».
La domanda sulle priorità agli atleti era stata già posta sia ai team del Belgio che alla Jumbo-Visma, le squadre già a dicembre avevano detto che avrebbero seguito le linee guida dei propri governi e che non vi erano indicazioni di priorità per gli sportivi. Anche John Lelangue, general manager della Lotto-Soudal, aveva spiegato che lo sport non deve essere considerato una urgenza, per tanto i suoi atleti in Belgio avrebbero aspettato le direttive della Nazione.
Tra l’altro in Belgio gli atleti non avranno sconti su quarantene se sono stati all’estero per attività lavorativa. A dichiararlo è stato Frederik Broché, direttore tecnico dell'Associazione Ciclistica Belga che alla stampa ha spiegato: «I corridori professionisti belgi devono seguire la stessa procedura degli altri lavoratori dipendenti che hanno trascorso più di 48 ore all'estero per la loro professione. Tramite un certificato del loro datore di lavoro possono evitare la quarantena di sette giorni quando completano il cosiddetto modulo di localizzazione dei passeggeri al rientro a casa in Belgio dopo il loro viaggio professionale». I corridori del Belgio, così come anche quelli olandesi, sono equiparati a qualunque altro lavoratore in materia di Covid e quarantena: se in possesso del certificato del datore di lavoro, al rientro in patria dovranno osservare una quarantena di sole 48 ore.