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LE STORIE DEL FIGIO. PATELLARO, IL PRECURSORE
di Giuseppe Figini | 03/10/2019 | 07:44

Benedetto Patellaro, corridore professionista dal 1981 al 1986, è stato uno dei precursori della corrente di corridori ciclisti che, nati in Sicilia, durante vari periodi ed epoche, hanno risalito la nostra Penisola per affinare il duro mestiere del corridore e approdare al professionismo preparandosi al salto in luoghi di maggiore tradizione e diffusa attività delle due ruote in altre regioni d’Italia. E i nomi sono tanti e, giusto per citarne alcuni, si possono cronologicamente ricordare il catanese Mario Fazio, il messinese Giovanni Corrieri – uomo di fiducia di Gino Bartali - Guido Messina di Monreale (Palermo), grande specialista dell’inseguimento e pure attuale detentore del record della maglia rosa italiana più longeva, poi il siracusano di Avola Carmelo Barone, valido professionista dal 1977 al 1984, con buon palmarès poi stabilitosi in Toscana. E, in tempi più recenti, è facile ricordare Vincenzo Nibali, Giovanni Visconti, Damiano Caruso, Salvatore Puccio unitamente a vari altri con storie e ricordi più freschi e attuali, ancora “in action”.

E torniamo a Benedetto Patellaro, nato nella splendida Monreale il 9 gennaio 1960, in provincia di Palermo, che provenendo da una famiglia di agiati imprenditori del settore agricolo e degli agrumi, ha individuato presto pure lui la strada dell’emigrazione per dare seguito e prospettive alla sua passione per la bicicletta dopo i primi e vincenti cimenti giovanili nella sua terra.

La prima tappa è nel Lazio, tesserato con una società di Frosinone, la Cosmo Cinque cui segue quindi l’approdo in Lombardia, alla forte formazione milanese della Passerini Gomme dell’appassionato ed elettrico “patron” Carletto Passerini dove, fra altri ha, quali compagni di squadra, il possente velocista bresciano Guido Bontempi e il minuto e compianto scalatore cosentino, poi pittore affermato, Giuseppe Faraca.

Patellaro passa nella massima categoria nella stagione 1981 con la rinnovata e ringiovanita (dieci dei quattordici componenti sono neoprofessionisti) formazione della Hoonved-Bottecchia guidata dall’ammiraglia da Dino Zandegù.

E proprio nella stagione d’esordio incontra la vittoria – che resterà l’unica in carriera, dapprima in “condominio” con i coéquipier nella semitappa, una cronosquadre, all’avvio del Giro d’Italia 1981, a Bibione, dove nella frazione del mattino partente da Trieste, Guido Bontempi prevalse su Giovanni Mantovani e Piermattia Gavazzi. Nel pomeriggio, la formazione di Zandegù – conoscitore di quei luoghi - riuscì ad anticipare di 3” la Famcucine di Francesco Moser che si lamentò vivacemente, alla sua maniera, per una segnalazione dubbia nella parte finale della cronosquadre  Lignano Sabbiadoro-Bibione da parte degli organizzatori che per il trentino privò la sua squadra del successo che, comunque, valse a lui la maglia rosa.

Invece il successo singolo, tutto suo, in proprio, premia la sua autentica “impresa”, in solitaria, nella 17^ tappa, da Mantova a Borno, località della Valle Camonica, in provincia di Brescia, disputata il giorno 1^ giugno, su una distanza reale di km. 230 e con un’altimetria certamente non banale comprendente il Colle di San Fermo, il Colle del Gallo, la Presolana da Clusone e infine l’ascesa finale ai circa 900 metri d’altitudine della località turistica camuna, più volte sede di tappa del Brixia Tour e, di recente, anche del Giro d’Italia Giovani under 23.

In avvio di corsa si era avvantaggiato il bergamasco Mario Noris, un “enfant du pays” in cerca di gloria su strade amiche e conosciute. Benedetto Patellaro lo raggiunge e presto lo lascia iniziando così la sua trionfale galoppata solitaria di km. 180. Alle spalle l’ammiraglia di Dino Zandegù che lo inondava – letteralmente - di consigli, incitamenti, esortazioni, secondo suo inveterato e pure teatrale, costume. E in quel pomeriggio, lungo strade che ben conosceva perché nel frattempo si era trasferito a vivere nel bresciano, il viso di Patellaro, ha in pratica monopolizzato per intero il video della diretta televisiva che, per una serie di ragioni fra il tecnico e il caratteriale, offriva rari stacchi sul gruppo e sul paesaggio circostante operati dalla regia. Questa narrazione visiva costante del suo sforzo ha contribuito a spronare e determinare ulteriormente il corridore siciliano.

E le braccia levate, il segno di croce, l’esultanza – comunque contenuta e quasi trattenuta – in combinazione con le sue lacrime, si mischiano negli atteggiamenti per l’impresa ciclistica firmata con grande forza di volontà e coraggio, e applaudita dalla fitta folla all’arrivo. Alle sue spalle, a 2’55”, la piazza d’onore è per il forte spagnolo Faustino Ruperez e terzo lo scalatore veneto Claudio Bortolotto a 4’56” con il varesino Silvano Contini che conferma la sua maglia rosa.

I mezzi d’informazione hanno salutato con simpatia il successo del giovanissimo Patellaro non senza avere spunti critici per i “big”, accusati d’inerzia e comportamenti rinunciatari allo scontro diretto.

Benedetto Patellaro, rivela con commossa riservatezza e affetto figliale, nelle interviste del dopo-corsa, della visita di un paio di giorni prima, dopo l’arrivo di Pavia, fatta a suo padre Antonino, quarantaseienne, degente per una grave malattia all’ospedale San Raffaele di Milano, che l’aveva esortato a mettersi in mostra. Detto e fatto. E' un grande regalo per il padre e per se stesso orgogliosamente raggiunto e conquistato con determinata volontà.

Il proseguimento della carriera vede il siciliano ancora nell’Hoonved-Bottecchia nel 1982 mentre nel 1983 raggiunge la giovane Bianchi capitanata da Contini e poi, anno dopo anno, la Murella, la Fanini, la Maggi Mobili confluita poi, dopo varie vicissitudini, nella squadra della Lega Ciclismo-FCI e concludere la carriera nel 1986 con la Santini-Cierre-Conti-Galli diretta da Bruno Reverberi.

Un paio di volte l’anno Benedetto Patellaro, ora vice-comandante della Polizia Locale del comune di Misilmeri, vicino alla natia Monreale dove è ritornato da un paio d’anni dopo essere stato il responsabile della Polizia Locale di Carlazzo, bella località in provincia di Como a metà strada fra Menaggio e Porlezza, assai prossima alla Svizzera, s’incontra con gli ex professionisti. Ed è soprattutto nella manifestazione benefica organizzata dall’U.C. Casazza, località bergamasca della Val Cavallina, prossima al lago d’Endine, con il suo amico e compagno di squadra nella Bianchi, l’orobico Ennio Vanotti, volano dell’iniziativa che riscuote sempre crescente partecipazione e successo. E’ per il gusto di rivivere momenti della giovinezza, senza rimpianti o reducismi vari, per il puro piacere di ritrovarsi e pedalare e anche ricordare, da parte sua, lo spirito del tempo dell’anno d'esordio e di quelli passati nel professionismo. Un momento che gli ha regalato e consegnato la grande soddisfazione di un successo in proprio e un po’ di un altro, in compartecipazione con i compagni di squadra e varie commozioni anche sul piano personale che riflette con il suo tratto riflessivo e pacato.

E’ stato pure il responsabile tecnico del settore ciclismo dell’ASPMI – Associazione Sportiva Polizie Municipali d’Italia – che conta su un notevole numero d’appassionati pedalatori.

E in conclusione tiene a ricordare anche il successo nel circuito nella natia Monreale del 1982.

 

 

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