Nei giorni scorsi Rolling Stone ha pubblicato un articolo che tratta il tema della sicurezza di chi pedala in maniera errata, superficiale e utilizzando espressioni inqualificabili di violenza verbale rivolte contro "i ciclisti". Un vero e proprio schiaffo per le tante, troppe, vittime della strada, i loro cari e tutti coloro che si battono per la sicurezza degli utenti deboli della strada. Vi proponiamo la replica del coordinatore delle nazionali di ciclismo Davide Cassani, che con garbo risponde a tale Ray Banhoff autore del pezzo.
Poche volte ho letto un articolo come quello apparso su RollingStone dedicato ai ciclisti che intasano le strade. Si, comincia proprio così: “ma cos’hanno i ciclisti che non va? Odiano la vita oppure solo gli automobilisti? Come fanno a ostinarsi a intasare le strade e il mondo, mettendo in pericolo loro stessi e noi che guidiamo, con il loro girovagare? Solo nel 2017 ci sono stati più di 250 morti solo in Italia....
Cos’hanno i ciclisti che non va? Guarda Signor RollingStone, i ciclisti sono come tutti gli altri esseri umani, ti posso dire che abbiamo una grande passione per un mezzo che ci ha portato a scoprire noi stessi ed il mondo, senza far rumore, senza inquinare e usando le proprie forze. Io abitavo a Solarolo, paesino romagnolo al di sotto della Via Emilia. Da casa mia vedevo le colline e mi sono sentito grande quando, con la mia bicicletta, sono arrivato su quelle montagne, da solo. È quella bicicletta mi ha permesso di realizzare un sogno, diventare un corridore e ancora adesso, quando ho due ore di tempo, è lei che mi porta in giro facendomi provare, a distanza di tanti anni, le stesse emozioni di quando ero un ragazzino. Tu non puoi capire tutto questo caro RollingStone. Noi non conosciamo la parola odio, amiamo la vita e non sappiamo cosa vuol dire odiare. Chi ama il ciclismo, chi adora uno sport di fatica difficilmente prova un sentimento di odio. Poi ci sta, se un automobilista mi stringe sul ciglio, fa finta di non vedermi ad una rotonda o mi ammazza un compagno di viaggio che pedala insieme a me posso anche incazzarmi no?
Mi fai sorridere signor RollingStone quando scrivi che ci ostiniamo a intasare le strade e il mondo mettendo in pericolo noi stessi e gli automobilisti. Cosa? Tu, automobilista dici a noi che intasiamo le strade? Che mettiamo in pericolo voi? Ma dove vivi? Si è vero, nel 2017 sono morti 254 ciclisti e tra questi Michele Scarponi. Erano circa le 8 di un sabato mattina di aprile, era appena uscito per allenarsi ed un camioncino, non vedendolo, lo ha investito. Michele ha perso la vita lasciando una moglie, due bimbi meravigliosi e la profonda tristezza in tutte quelle persone che lo amavano.
Di quelle 254 vittime quante sono decedute per colpa di un altro utente della strada? Tu sai quanti automobilisti muoiono ogni anno? Te lo dico io, nel 2017 soni stati 1464 e mi dici perché, nonostante tutti questi morti la gente continua a girare in auto? E sai quanti pedoni muoiono? Sempre nel 2017 sono stati 600 e la maggior parte perché tirati sotto da automobilisti. E tu vieni dire a noi che mettiamo in pericolo voi che guidate?
Su una cosa hai ragione, anche tra i ciclisti ci sono maleducati, irrispettosi e irresponsabili ed il nostro lavoro sarà proprio questo, educare, insegnare il rispetto delle regole, del codice della strada.
Caro signor RollingStone, io continuerò ad andare in bicicletta perché è la mia passione, perché mi permette di vivere meglio, perchè mi da la possibilità di viaggiare senza intasare il mondo. Lo so che potrei trovare sulla mia strada un odiatore come lei e per questo perdere la vita ma non mi importa. E sono convinto che, se in Italia ci fossero più ciclisti e meno automobilisti, più amatori e meno odiatori le cose andrebbero leggermente meglio. Si chiama rispetto.
Rispetto che lei, signor RollingStone, non ha avuto per tutte quelle persone che, non per colpa loro, sono morte sulla strada, ma soprattutto per i loro famigliari.