Domenica scorsa ho avuto la fortuna (e la grinta) di scalare una salita mito come il Colle delle Finestre. Partecipando alla seconda edizione della Gran Fondo Sestriere insieme ad altri 2.000 ciclisti di ogni età e forma fisica mi sono messa alla prova, capendo un po' di più la fatica che provano i professionisti di cui scriviamo quotidianamente su questo sito. Dalla vittoria di Rujano nel 2005 al numero da leggenda di Froome sullo Jafferau dell'anno scorso il Giro d’Italia ha affrontato quattro volte il Finestre. Nel 2011 arrivò per primo in cima Kyrienka, nel 2015 Aru, per il quale Sestriere è quasi una seconda casa.
In partenza, con la nostra nuova divisa by Alè Cycling, ho fatto la mia bella figura al fianco dei due professionisti Jacopo Mosca e Davide Rebellin, che scelgono abitualmente Sestriere per la loro preparazione in quota. Grazie all’occhio di riguardo degli organizzatori sono partita in prima fila da Sestriere Borgata ma per gustarmi appieno l'esperienza ho terminato tra gli ultimi o quasi.
Non avendo una grande preparazione alle spalle ed essendo la mia prima granfondo della vita, ho optato per il percorso medio di 97 km e 2.600 mt di dislivello, mentre la Gran Fondo si è sviluppata su 121,5 km per un totale di 3.400 mt di dislivello. Lungo il percorso ho potuto vivere da vicino il bello e il brutto del mondo delle granfondo, tra amatori che si sono goduti un paesaggio stupendo e “convintoni” che sgomitavano fin dal pronti via, tra gruppi di amici che si sono sfidati l'un altro con il giusto spirito e cafoni che nonostante le green zone allestite hanno buttato a terra le cartacce di gel e barrette. L'umanità è varia e così è il mondo del ciclismo.
Entrambi i percorsi toccavano le più belle località alpine della Val di Susa e Chisone, e le principali vette del comprensorio sciistico della Via Lattea sulle montagne Olimpiche di Torino 2006, compreso il mitico Colle delle Finestre con i suoi 33 tornanti. La scalata da Meana, 18,7 km al 9% di pendenza media, mi è sembrata eterna.
Mentre provavo a superare (pian piano) il dislivello di 1.692 metri ripensavo a quanto di buono Marco Cislaghi, marketing manager di Spacialized, mi aveva raccontato sulla nuova ebike Turbo Creo SL e mi sono data della stupida per non aver usato quella. Faticando sognavo che la terra fosse piatta come annunciato da Peter Sagan nell’azzeccatissimo spot e invece davanti a me la strada continuava solo a impennarsi.
Per distrarmi ho quindi scambiato qualche parola con alcuni dei partecipanti alla manifestazione. «Senti che pace» mi ha detto Enrico quando abbiamo pedalato appaiati sui primi tornanti. «Sto facendo fatica, ma me la godo tutta» mi ha risposto Roberta quando le ho chiesto come stava mentre eravamo in fila alla fontana per riempire le borracce prima di affrontare gli ultimi 8 km di sterrato. La parte in cui mi sono esaltata di più e l’unica dove sono riuscita finalmente a superare qualcuno sfoderando le mie doti da ex ciclocrossista e le qualità della bellissima Tarmac che stavo provando.
«Me la prendo con calma, ogni 100 mt mi fermo» la tattica di Marco, che incito vedendolo mettere piede a terra. «Ho i crampi dappertutto» avvisa Luca, costretto a procedere a piedi sulla sabbia e a chiamare la moglie che lo attende in cima. È stata davvero dura, ma alla fine possiamo dire di avercela fatta.
Dal primo all’ultimo, chiunque ha tagliato la linea del traguardo lo ha fatto con un gran sorriso sul volto. Anche se le gambe sono ancora piene di acido lattico e il nostro Garmin consiglia riposo assoluto per qualche giorno, la testa non vede l'ora di ritornare a correre la Gran Fondo Sestriere. All’anno prossimo!