Il Giro. 7. Bello, su questo non si discute, ma qualcosa è mancato. Sicuramente una tappa di montagna nella prima settimana, di quelle che fanno male e piacciono agli sportivi. Poi due tappe su autostrade di montagna, come Anterselva e San Martino di Castrozza. Ci voleva un tappone più tosto. Poi via il Gavia, ma su questo c’è poco da dire. Il sospetto è quello di sempre: il Giro è stato disegnato per corridori come Froome e Doumulin, non certo per lo Squalo.
Chad HAGA. 10. Ha visto la morte in faccia il 23 gennaio del 2016 e ne porta ancora i segni sul suo volto incredulo, segnato dal pianto. Un frontale con un’auto, quando vestiva la maglia della Giant-Alpecin. Investiti da un'auto durante un allenamento in Spagna, vicino a Calpe, assieme al tedesco Degenkolb, il francese Warren Barguil, lo svedese Fredik Ludvigsson, l'olandese Ramon Sinkeldam e il tedesco Max Walscheid. Oggi pedala veloce come pochi, incredulo e felice, per prendersi quello che aveva nel cuore da tempo, prima di lasciarsi andare alle lacrime: finalmente di gioia.
Richard CARAPAZ. 10 e lode. Più che una sorpresa è sorprendente, per come corre, per come gestisce la squadra, per come non si fa prendere dall’emozione. Ha tutto per crescere e lasciare un segno profondo nella storia del ciclismo, anche se nella storia c’è già.
Vincenzo NIBALI. 8. Inseguiva il sogno del terzo Giro d’Italia, torna a casa con il sesto podio consecutivo al Giro, l’undicesimo in 21 Grandi Giri disputati: mica cotiche.
Mikel LANDA. 7. Si trova sempre qualcuno tra i pedali, ma ho il sospetto che al basco questa situazione vada più che bene. Il prossimo anno sarà lui nel Team Bahrain a sostituire Nibali (andrà alla Trek Segafredo, manca solo l’annuncio). E non ci saranno più scuse: il Re è nudo.
Bauke MOLLEMA. 6,5. Nel pugilato i tipi come lui si definirebbero incassatori. Uomini incapaci di attaccare, ma portati a prenderne di santa ragione senza cedere mai. Ne escono tumefatti, ma in piedi, sulle loro gambe. A testa alta. Un po’ gonfi e lividi. Alla Vito Antuofermo. «I penz, che a quello l’ho battuto…».
Valerio CONTI. 7. Sei giorni in maglia rosa, poi è costretto a fare le valige a causa di un problema al soprassella. Lui prova a resistere, ma era umanamente impossibile. In ogni caso la sua esperienza rosa è di assoluto livello, e fa ben sperare per il futuro. Il romano di Roma che adora i film di Verdone e quelli di Fantozzi, lascia un dolce ricordo di se. Nonostante il suo animo leggero e goliardico, in bici fa tutto fuorché ridere.
Fausto MASNADA. 9. Non si chiama Fausto in onore di Coppi, ma a suo modo, con le sue forze ha dato tutto quello che aveva, dall’inizio alla fine. Ha disputato davvero un grande Giro, portando a casa anche una tappa, quella di San Giovanni Rotondo. Poi c’è anche la Cima Coppi, quella dedicata al Campionissimo, al grande Fausto, che ha fatto grande anche questo Fausto.
P.S. Masnada è stato premiato dal direttore del Giro Mauro Vegni con una targa. Il Manghen è stato dedicato alle tante persone che hanno contribuito alla riapertura del passo: la strada a novembre non esisteva più a causa del forte maltempo. La Cima Coppi sarebbe dovuta essere il Passo Gavia (2.618 metri), che però non è stato affrontato per il meteo avverso. Il regolamento parla chiaro: il premio viene assegnato sulla cima più alta che resta da scalare, anche se non è in assoluto la più alta del Giro d’Italia (Ceresole Reale, traguardo di venerdì 24, era a quota 2.247 metri).
L’ANDRONI Giocattoli. 9. Giro strepitoso, a livello di un’Atalanta che vola in Champions. Gianni Savio gongola, Giovanni Ellena resta Giovanni Ellena, nel senso che lui è quello che è sempre, con umiltà e modestia.
Miguel Angel LOPEZ. 5,5. Di sfortuna parecchia, poi ha provato ad attaccare a ripetizione per recuperare tempo e posizioni in classifica, ma con poca lucidità. Si è fatto prendere la mano in più di un’occasione, andando anche in debito d’ossigeno. Anche ieri, in occasione dell’incontro tutt’altro che piacevole con un idiota sulla strada che lo butta giù, il colombiano dell’Astana ha avuto una reazione veemente, prendendolo a sberle. Metaforicamente la stessa cosa l’avrebbe fatta Martinelli, tecnico di lungo corso che ne ha viste tante e tutte diverse. «Ha avuto una reazione sbagliata. E pensare che non è il tipo...: Lopez doveva saltare subito in sella e ripartire perché poteva ancora vincere. Invece è stato lì a litigare e ha perso almeno 30 secondi».
Pello BILBAO. 8. Uomo squadra, che traduce in vittorie il tanto lavoro svolto. Due vittorie sono più che sufficienti, per addolcire la pillola di un podio mancato dai celesti Astana: era il risultato minino.
Primoz ROGLIC. 6,5. «Ha un viso d'angelo, è inespressivo, anzi ha due espressioni: una col sigaro e una senza». Questo Sergio Leone per spiegare il talento recitativo di Clint Eastwood. Primoz Roglic è un po’ così: inespressivo. Poco collaborativo, molto speculativo. Anche quando trova un paio di tifosi compiacenti che lo tirano su neanche con lo skilift, lui non fa niente. Calmo, sereno, assente. La prossima volta provate a trattenerlo per la sella, per vedere se resta impassibile.
Rafa MAJKA. 5,5. A me Rafa è sempre piaciuto un sacco, e francamente me lo aspettavo molto più in palla, molto più competitivo. Porta a casa un 6o posto finale. Non male, ma per uno come lui…
Simon YATES. 4. Viste le premesse e la boria messa fin da Bologna, il suo Giro è semplicemente da dimenticare.
Pavel SIVAKOV. 7. È giovane, molto giovane il ragazzo russo della Ineos, e fa vedere subito di che pasta è fatto. Certo, adesso per lui incomincia la parte più difficile, migliorarsi, crescere, per salire scale gerarchiche e gradini: del podio.
Ilnur ZAKARIN. 6. Si complica sempre la vita nelle discese, ma anche in salita fa ancora troppa fatica. Vince la tappa di Ceresole Reale, lassù, in quel parco naturale che è un Paradiso.
Hugh CARTY. 6. Ha 24 anni lo “studente” della Educational First. Si migliora tantissimo: 92° nel 2017; 77° nel 2018; 11° quest’anno. Avanti così.
Valentin MODOUAS. 6. Anche il ragazzotto bretone, figlio d’arte (il papà è Laurent) ha 22 anni e fa la sua bella esperienza. Si butta nella mischia in più di un’occasione. Mi fa un’ottima impressione e al suo primo Giro, chiudere con un 13° posto, non è assolutamente male. Bravò!
Davide FORMOLO. 5. Lo dico con la morte in cuore, perché questo ragazzo mi piace un sacco per come pedala, per come si pone con le persone, ma probabilmente per i Grandi Giri è questo. È un uomo che sta nella mischia. Che vaga tra la ventesima e la decima posizione di un Grande Giro. Forse è il caso di tararsi su altri traguardi.
Jan POLANC. 6. Due giorni in rosa, poi corsa di resistenza e resilienza. Si piega tante volte, ma non si spezza.
Giulio CICCONE. 8. Porta a casa la tappa di Ponte di Legno, la maglia azzurra Mediolanum di miglior scalatore del Giro e un bagaglio di esperienza importantissimo. Ha soli 24 anni e anche per lui, adesso, incomincia una nuova avventura, che sarà tutt’altro che semplice e facile. Provare a pensare alla classifica. Il motore sembra esserci, la resistenza anche. Va migliorato e tanto l’esercizio della cronometro e poi un salto di qualità mentale: dare battaglia sì, ma quando serve. Quando è utile farlo.
Damiano CARUSO. 7. È lui l’uomo in più di Vincenzo Nibali, l’uomo che porta buon umore in squadra e quando c’è da fare sul serio, fa sul serio. Bravissimo anche Antonio, il fratello d’autore.
Bob JUNGELS. 3. Doveva fare classifica. Arrivando ad oltre un’ora, la maltratta.
Esteban CHAVES. 6. Vince la tappa di San Martino di Castrozza, anche se personalmente considero il vincitore morale Andrea Vendrame (voto 7). Però va bene così, se la merita. E poi vederlo sorridere è sempre un piacere. Sorridi Esteban, sorridi.
Nicola CONCI. 6,5. Fatelo crescere con tranquillità: il ragazzo c’è!
Cesare BENEDETTI. 7. Fa sempre il suo e quello degli altri: che dire.
Mirco MAESTRI. 6,5. È l’uomo della Bardiani CSF: meritava anche lui una vittoria di tappa, c’è arrivato vicinissimo. Il ragazzo c’è eccome, deve solo crederci di più. Sempre di più. Lui e gli altri.
Damiano CIMA. 7. Che testa, che gambe, che carattere! Ha tenuto in piedi quasi da solo tutta la Nippo Vini Fantini. Ottiene sul traguardo di Santa Maria di Sala una vittoria di vibrante emozione. Bravo, bravissimo.
Dario CATALDO. 7. Se gli dite di andare lui va, se gli dire di fermarsi lui si ferma. Se gli dite fai la sua corsa la fa. È un corridore. Dicono che sia un artista, ma la testa è da architetto.
Arnaud DEMARE. 6. Dispone della squadra più forte, ma riesce a vincere solo una tappa e perde la ciclamino.
Pascal ACKERMANN. 7,5. Due tappe e la maglia Segafredo della classifica a punti. Per il tedescone d’acciaio, un Giro più che buono.
Sho HATSUYAMA. 6. Chiude il Giro in ultima posizione, ma non sono tra quelli che si eccita per gli ultimi, semplicemente perché io sarei stato un fuoriclasse: altro che Hatsuyama. Sto con Sho, che è il primo a meravigliarsi di tanto entusiasmo e clamore per lui. «Io ho fatto solo il mio dovere», dice. E ha ragione da vendere. Tutto il resto non è retorica: è semplicemente presa per i fondelli.
P.S. Lo striscione più bello del Giro è per lui. «Sho must go on». Altro che Giro finito, gli tocca andare avanti.