Già l’antipasto di montagna della tappa odierna ha determinato notevoli sommovimenti nella classifica con una frazione battagliata, come riportato con chiara e dettagliata sintesi, dapprima nella diretta e poi nell’esauriente commento, tutto “live”, già proposto da Paolo Broggi ieri su questo sito.
Sono cambiati quasi tutti i detentori delle maglie di classifica con lo sloveno Polanc che riveste ora la rosa del suo coéquipier Conti, Demare che si conferma nella ciclamino, mentre Brambilla s’impossessa della blu del suo compagno di squadra e camera, Ciccone. La maglia bianca passa al britannico Carthy.
E’ stata una tappa vivace, con una fuga inscenata da venticinque corridori che è giunta all’arrivo mentre i pretendenti alla vittoria finale di Verona si sono soprattutto controllati. Il successo di tappa di Cesare Benedetti, il primo di un’oramai ultradecennale carriera, tutta in squadre estere, del trentino della val di Gresta, (zona di pregiata coltura di ortaggi vari), fra Rovereto e Mori, l’ha finalmente premiato in proprio. Si è proposto comunque con composta felicità e proprietà di linguaggio alle interviste, così come un altro “senior” di valore, l’abruzzese Dario Cataldo, gran professionista consapevole del suo ruolo all’interno del gruppo Astana. Due corridori dediti alla causa della logica di squadra, senza paura di prendere tanto vento in faccia, coscienti e coscienziosi, che si sono espressi brillantemente anche con parole e concetti assai appropriati, rifuggendo da frasi fatte, alla platea televisiva del dopocorsa. C’era S.M. Eddy Merckx, la leggenda che si è affiancata a un’altra leggenda, quella di Fausto Coppi rievocata dalla Cuneo-Pinerolo, in salsa “light”, invero molto leggera, nella versione proposta dal Giro d’Italia 2019.
Comunque, dopo l’antipasto, nel menu sono previste, oggi e domani, portate molto più sostanziose sulle severe montagne piemontesi e aostane.
----------------------------------------------------------------------------------------------------
per seguire la cronaca diretta della tappa CLICCA QUI
----------------------------------------------------------------------------------------------------
E’ tutta piemontese, per intero nella provincia di Torino, questa 13a frazione che riparte da Pinerolo e pone il traguardo a Ceresole Reale, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Pinerolo testimonia la sua peculiare “storia” ciclistica che racconta le vittorie di Fausto Coppi nel 1949, Franco Bitossi nel 1964, Giuseppe Saronni nel 1982, Gabriele Balducci nel 2007 (il primo fu in realtà Alessandro Petacchi, poi squalificato), di Denis Menchov nel 2009 (squalificati Di Luca e Pellizotti), Matteo Trentin nel 2016, oltre a varie partenze di tappa. Di rilievo è stato anche l’evento che ha affiancato un po’ di giallo al molto rosa con la Gap-Pinerolo, 17^ tappa del Tour de France, vinta dal norvegese Edvald Boasson Hagen.
E’ una frazione dove la montagna è protagonista, con arrivo in salita, in splendido ambiente naturale alpino. Dopo Pinerolo, la corsa s’indirizza per Cumiana, con le sue novanta tra frazioni e borgate, con vari edifici di piacevole fattura, sia in pianura, sia in collina. E’ qui nato Francesco Camusso (1908-1995), professionista dal 1929 per una decina d’anni, forte scalatore, vincitore del Giro d’Italia1931, sempre nelle posizioni alte delle classifiche delle corse a tappe ma nullo in volata. Si prosegue superando l’agevole salita di Colletta di Cumiana, poi Giaveno, in val Sangone, con il recente santuario di Nostra Signora di Lourdes al Selvaggio nell’omonima frazione, per giungere quindi ad Avigliana. E’ all’imbocco della Val di Susa, attraversata dalla Dora Riparia, è disposta su armoniose colline moreniche e con i due caratteristici laghi – il lago Grande e il lago Piccolo –, il Santuario della Madonna dei Laghi, con il centro storico di piacevole aspetto medievale e i resti del castello che testimonia la sua lunga storia, luogo prediletto dalla famiglia sabauda fino all’inizio del 1400. La caratterizzano la chiesa di San Giovanni, la casa della Porta Ferrata e la torre dell’Orologio. La Sacra di San Michele, maestoso complesso monumentale abbaziale romanico-gotico del 1100, un simbolo del Piemonte, nel contiguo comune di Sant’Ambrogio Torinese, su un picco, staglia nel cielo il suo poderoso profilo sul Monte Pirchiriano, a m. 960 di quota. E’ nato ad Avigliana Gianluigi Marianini (1918-Vicoforte 2009), plurilaureato e personaggio televisivo di grande popolarità con la trasmissione “Lascia o raddoppia?” a metà degli anni ‘50, raffinato esteta, Piero Fassino (1949), uomo politico, Agostino Coletto (1927-2016) vincitore di due Milano-Torino e maglia rosa per tre giorni al Giro 1958.
Dopo Almese inizia la salita del GPM di Colle del Lys, GPM 1^ cat. a m. 1311, in piacevole, ampio e panoramico paesaggio nelle Alpi Graie, assai frequentato sia in estate, sia in inverno da un turismo di tipo famigliare. La discesa porta a Col San Giovanni con l’antico campanile del 1100, nel comune di Viù, e proseguire, in discesa, per Germagnano, Lanzo Torinese, centro di riferimento delle tre valli che riprendono il suo nome, con la ben conservata parte medievale con vari edifici di rilievo nella posizione più alta mentre più in basso si è sviluppata la parte nuova con varie attività. Caratteristico è l’ardito Ponte del Diavolo che supera, in una gola, la Stura, la torre civica di Aymone di Chaillant e la parrocchiale di San Pietro in Vincoli. Il grissino, nota specialità della gastronomia torinese, conosciuto e apprezzato anche all’estero, sembra sia nato nel 1679 su indicazione del medico di Lanzo, Teobaldo Pecchio e preparato dal fornaio di corte Antonio Brunero per soddisfare le esigenze alimentari del giovane, e futuro re, Vittorio Amedeo.
Si procede, in pianura, per Mathi, la frazione di Fornace fra le colline e la pianura della zona boscosa della Vauda, Rocca Canavese, paese d’origine di due corridori professionisti, Edoardo Molinar (1907-1994), primo italiano a vincere una tappa della Vuelta di Spagna nel 1935 ed Egidio Picchiottino (1903-1981), Rivara, con l’omonimo Castello e piacevoli dimore, Busano, Valperga, comune che ospita il Sacro Monte di Belmonte inserito nel patrimonio mondiale UNESCO nell’ambito dei principali Sacri Monte di Piemonte e Lombardia.
Si continua per Courgnè, con ben conservato centro storico medievale con le caratteristiche torri di Carlevato, rotonda, e quella dell’Orologio, quadrata. Si trova allo sbocco della Valle dell’Orco, a sud della Valle d’Aosta, a nord delle Valli di Lanzo, con varie attività industriali e commerciali, riferimento per l’Alto Canavese, si prosegue per la località sulla provinciale del Pedaggio, che conduce in Valle Sacra, ricca di vari edifici religiosi dai quali trae il nome. Dopo Colleretto Castelnuovo, inizia, passando per la frazione di Santa Elisabetta con omonimo santuario, la salita verso il GPM di 2^ cat. di Pian del Lupo a m. 1405.
E’ un’ascesa con “numeri” impegnativi, sede stradale ristretta, in ambientazione boscosa che si apre su notevoli panorami delle zone sottostanti. Discesa verso Frassinetto, su un altopiano e ancora giù verso Pont Canavese, alla biforcazione fra la valle dell’Orco e quella della Soana, con chiese e torri medievali. Pont deriva il suo nome dai numerosi ponti che superano diversi corsi d’acqua che solcano il territorio, risorsa anche dello sviluppo economico fornendo forza motrice per attività industriali e artigianali. S’inizia a percorrere la strada provinciale 460 di Ceresole toccando Locana, comune con quasi cento frazioni, il più esteso della provincia di Torino, ricco di laghi alpini e ghiacciai.
Superata le sue frazioni di Rosone e Fornolosa, località che per la sua posizione non vede il sole per quattro mesi circa durante l’anno, poi Frera Inferiore, frazione di Noasca, il comune con maggiore altitudine della provincia e dove ha inizio la salita che conduce all’arrivo che prospetta, proprio nella parte iniziale, quella con tratti di pendenza in doppia cifra prima di raggiungere il centro dell’abitato di Ceresole Reale, comune ove è situato il traguardo.
Non è finita qui però poiché si continua ancora per km. 12, sempre in salita, per il rifugio Muzio e quindi il tratto finale di km. 7 con pendenza media, costante, prossima al 9% fino al Lago Serrù, GPM di 1^ cat. a quota m. 2247. E’ un lago artificiale, posto lungo la strada costruita nel 1931 che conduce al Colle del Nivolet, nell’area protetta del Parco Nazionale del Gran Paradiso, a ovest del massiccio omonimo che si eleva a m. 4061, lo spartiacque fra il Piemonte e la Valle d’Aosta, assai prossimo al confine francese, in maestosi scenari montani incontaminati. Vi si trovano vari laghi e fauna con camosci, stambecchi – il simbolo della zona -, marmotte e uccelli, meta degli appassionati di astronomia per le loro osservazioni notturne per le puculiari caratteristiche, prive d’inquinamento. Il Parco è stato istituito nel 1922 ed è il più antico fra quelli italiani dopo essere stato riserva reale di caccia dei Savoia già dall’inizio del 1800 .
Il lago Serrù fa parte del complesso dei laghi artificiali della zona (Agnel, Ceresole, Teleccio, Eugio e Valsolera) che alimentano centrali idroelettriche. E’ la base di partenza per molte escursioni o scalate nelle Alpi Graie. Il rifugio Pian della Ballotta, a quota m. 2470, domina il lago da uno sperone roccioso a strapiombo sull’invaso.
Ceresole divenne Ceresole Reale dal 1862 per opera di Re Vittorio Emanuele II°, grande appassionato di caccia, quale riconoscimento e contropartita del diritto di caccia gratuito a camosci e stambecchi concessogli dal comune, attribuzione condivisa con un altro solo comune italiano, Venaria Reale.
La bella località, all’estremo confine occidentale del Canavese, nell’alta valle dell’Orco, con territorio esteso, ha i suoi abitati tutti sopra quota m. 1500, con gran parte del suo territorio nel Parco Nazionale Gran Paradiso, offre molteplici possibilità per escursioni, ascensioni, sci di fondo o sci alpinismo, racchette da neve arrampicate anche su ghiaccio o anche semplici, distensive passeggiate, nel suo vasto territorio ricco di proposte per ogni gusto e tendenza, sia l’inverno, sia l’estate. E’ sede di una stazione meteorologica e del Centro visitatori del Parco Nazionale del Gran Paradiso, e il suo nome la tradizione lo fa derivare da numerose piante di “cerisiolae”, ossia piccole ciliegie. L’offerta gastronomica è quella tipica, semplice, gustosa caratteristica di quella della montagna come la polenta, in varie forme, carni e selvaggina, funghi, bacche ed erbe selvatiche che insaporiscono i cibi e la toma, tipico formaggio.
E’ un traguardo che alle valenze tecniche offre, in abbinata, eccezionali visioni panoramiche, naturali, di pregio unico
da Tv Roadbook
per seguire la cronaca diretta della tappa CLICCA QUI