Un super manager che ama la bicicletta, la pratica e scende in campo con proposte concrete per la sicurezza dei ciclisti. Vittorio Colao pedala, sia a Milano che a Londra, le due città in cui divide la sua vita. E in un’intervista concessa a Pier Bergonzi per La Gazzetta dello Sport ha affrontato i problemi pratici di un amatore, partendo dalla tragica morte di un amico come Roberto Silva, imprenditore milanese di 53 anni, deceduto dopo essere stato investito da un’auto entrata nel percorso della Gran Fondo della Versilia.
«Il ciclismo amatoriale è in crescita nel mondo ed è indispensabile che gli organizzatori delle Gran Fondo Italiane, gli amministratori locali e il governo valutino urgentemente come rendere più sicuro questo mondo che attira sempre più praticanti ed è divenuto volano per il turismo internazionale».
Colao non si limita a generiche osservazioni ma affronta il problema con proposte concrete: «Ci sono almeno quattro aree di intervento: neutralizzare i tempi nelle discese delle Gran Fondo, chiudere con nastri gialli l’accesso al percorso di gara, far rispettare la distanza di sicurezza già prevista dal codice della strada, imporre le luci sulle biciclette sia davanti sia dietro».
L’analisi è profonda: «I puristi storceranno il naso ma noi siamo amatori e andiamo alle corse per divertirci. Gli organizzatori dovrebbero seguire l’esempio delle Gran Fondo di Roma e dello Stelvio che stilano le classifiche solo in basi ai tempi delle salite. I nastri gialli, molto visibili, sarebbero almeno un deterrente per chi esce all’improvviso sulla strada. Per le uscite di tutti i giorni, luci su tutte le biciclette: bianca lampeggiante davanti e rossa lampeggiante dietro. E per il resto, rispetto del codice della strada da parte degli automobilisti e dei ciclisti per evitare ulteriori tragedie in bicicletta».