Ogni evento, qualsiasi manifestazione, il più piccolo o il più grande appuntamento, ha un regista. Quella persona, cioé, che vive con il sogno di rendere ogni volta, ogni anno, più grande, più curata e più partecipata l’iniziativa alla quale dà il massimo di sé stesso. Il regista della Granfondo Squali di Cattolica & Gabicce Mare è Filippo Magnani, di professione albergatore, per passione ciclista, nel dna sognatore. Magnani, classe 1975, cattolichino doc, cura la regia della #Squali fin dalla prima edizione, nel 2015.
Filippo, perché un albergatore dovrebbe credere così tanto nel cicloturismo e nelle granfondo?
«Innanzitutto perché la bici, nel mio caso, è una vera e propria passione, che mi hanno trasmesso proprio i miei clienti. Sono stati loro a farmi salire per la prima volta in bici, qualche anno fa, prima in mountain bike, poi sulla specialissima da corsa. Pedalando mi sono accorto che il nostro territorio, parlo dell’entroterra di Cattolica e Gabicce, tra Romagna e Marche, è davvero fantastico. Chi viene in riviera per due settimane, può pedalare tutti i giorni percorrendo ogni giorno strade differenti. Un sogno».
Cosa significa la parola “granfondo” per te?
«Per me granfondo significa turismo sportivo. Significa scoperta del territorio, ma anche sfida con sé stessi. Significa stare in compagnia, ma anche curare il proprio benessere. Significa sognare un obiettivo, che non è una classifica o un trofeo, ma un risultato personale, possibile a qualsiasi età, con qualsiasi stato di forma, senza essere campioni, ma ponendosi ogni anno una sfida personale da raggiungere».
Hai parlato di turismo sportivo. Spiegaci meglio cosa significano queste due parole che, affiancate, sono diventate una sorta di “mantra” nell’ambito ricettivo.
«Qui ti rispondo da albergatore. Il turismo sportivo è un segmento fondamentale dell’economia del nostro territorio, che ha il valore aggiunto di riuscire a valorizzare tutti gli aspetti del nostro territorio. Penso alla bellezza della nostra primavera, della nostra estate ma anche dell’autunno. Penso al fascino dei nostri borghi. Penso agli scorci tra mare e collina, ma anche alle vette a noi vicine, come il Carpegna o il Nerone. Non mi viene in mente una modalità migliore della bici per scoprire, tutte in una volta, queste nostre peculiarità».
Turismo sportivo fa rima con famiglia?
«Certamente. Abbiamo notato, in questi quattro anni di Granfondo Squali, che chi viene inizialmente da solo, magari sciroppandosi parecchi chilometri di viaggio, l’anno seguente torna con la famiglia. Non è solo un discorso da addetti ai lavori. Significa che la ricetta è risultata vincente. Significa che il cicloturismo è la formula giusta per promuovere il nostro territorio».
Perché, per un giorno di granfondo, si lavora un intero anno?
«Perché l’evento va curato, accompagnato, sognato, migliorato. Noi iniziamo a lavorare alla granfondo successiva dalla settimana seguente. Verifichiamo cosa poteva andare meglio, pensiamo a quali tasti toccare per spingere ancora di più l’evento, iniziamo a cercare nuove ed ulteriori partnership. Ringraziamo i volontari, cerchiamo di gratificarli, viviamo tutti insieme, come una grande famiglia, questo evento prima, durante e dopo. La granfondo, se vissuta appieno, può vivere e far vivere il proprio territorio per un anno intero, non solo per un giorno o per un week-end».
Ci dai qualche numero utile a capire lo stato di salute della #Squali?
«Cresciamo del 30% ogni anno. Ormai è un trend accertato. Aumentano le iscrizioni, ma anche i pernottamenti. Non solo dall’Italia, ma anche dall’estero. Nel 2018 abbiamo avuto una decina di nazionalità presenti, circa 200 stranieri, quindi il 10% dei partecipanti. Un successo incredibile».
Cosa vi ha dato la presenza di Vincenzo Nibali, lo #Squalo tra gli #Squali?
«Vincenzo – che ho avuto modo di conoscere e apprezzare innanzitutto come persona - ci ha permesso di trasformare la nostra granfondo in quella che adesso, non solo in zona ma ovunque, è la #Squali, una granfondo che anno dopo anno sta entrando nel novero delle top italiane. Noi ci mettiamo tutta la passione e tanta energia. Ma se i risultati sono questi, posso dire che ne vale davvero la pena!».