Ogni secondo diventa prezioso per arrivare alla vittoria e ogni dettaglio può fare la differenza per salire sul gradino più alto del podio. Insomma, per arrivare al risultato sperato occorre investire sotto tanti aspetti e non dare mai nulla per scontato. Questo modo di concepire il ciclismo oggi è un mantra e vale per ogni prodotto in gioco. Bici, ruote, accessori vari e soprattutto l’abbigliamento hanno incrementato le prestazioni su strada e in pista, non credete?
Paola Santini, Marketing Manager di Santini Cycling Wear ha le idee chiare a riguardo e quanto vi proponiamo qui sotto è un veloce scambio di idee in cui si delinea la grande strategia che porta a capi così performanti.
Ricerca e sviluppo sono due voci importanti per voi, vero?
«Santini investe molto nella ricerca e nello sviluppo dei capi pensati per la velocità, ovvero che possiedono qualità aerodinamiche. In particolare i body per la pista o per le gare a cronometro. Il lavoro e la ricerca su questi capi è diverso rispetto al resto della collezione: per i body da cronometro e da pista infatti è previsto un lungo processo di test, sia in galleria del vento che in gara, mentre per quelli da strada si effettuano maggiormente prove sul campo. Questo perché i body da crono e da pista devono essere aerodinamici al 100%, anche a discapito della comodità, e vestire davvero come una seconda pelle per la durata della gara che, nel caso delle prove a cronometro, non supera l’ora, quindi si tratta di competizioni relativamente brevi. Discorso diverso per i body da strada che devono anche essere comodi in una prova di lunga durata: basti pensare che Peter Sagan ha indossato il body della nazionale slovacca in occasione di tutte e 3 le gare iridate da lui vinte. In ogni gara Sagan indossava varianti diverse dello stesso body sviluppate per far fronte alle esigenze dei vari luoghi (es. per Doha, il body aveva la parte alta realizzata con una microrete superleggera visto il caldo afoso della location)».
Foto Giacomo Nizzolo Trek Segafredo: photo credit Dario Belingheri/BettiniPhoto©2018
Strada e pista sono due mondi differenti con variabili che occorre mettere a punto scegliendo soluzioni differenti, giusto?
«Analizziamo il processo per la realizzazione dei body da crono e da pista. Si parte con la scelta dei tessuti che vengono testati singolarmente in galleria del vento. Dei tessuti selezionati, che sono di solito una decina, si valuta l’efficienza aerodinamica e si riduce la selezione a un numero ristretto di materiali. Con i tessuti selezionati vengono creati dei prototipi, anch’essi testati in galleria del vento dove il vantaggio aerodinamico è dato dal “lavoro congiunto” dei tessuti scelti per la parte superiore e inferiore del capo. Quando si trova la combinazione migliore, si ha il body finale. A questo punto si passa alla prova su pista: per i test ci affidiamo alle squadre nazionali, in primis alla Nazionale Australiana, che a differenza dei team World Tour ha più tempo per queste prove. Nei quattro anni tra un’Olimpiade e la successiva infatti, la Nazionale si allena e gareggia con i nostri body e ci fornisce preziosi feedback per la definizione del prodotto finale che useranno alle olimpiadi. Il risultato di questo lungo e articolato processo di sviluppo ha portato al body per gare a cronometro che abbiamo chiamato Viper e che è in dotazione alla Nazionale Australiana oltre che alla Trek-Segafredo e al team Boels-Dolmans».
Il body da strada è molto utilizzato anche nelle corse di un giorno, è evidente che ci siano grandi benefici. I test prendono in considerazione diverse variabili, vero?
«Per i body da strada effettuiamo invece uno lavoro di test e ricerca con alcune varianti perché devono essere non solo aerodinamici ma anche comodi per l’atleta. Facciamo test in galleria del vento per valutare il vantaggio aerodinamico di questi capi. Anche qui il ruolo fondamentale lo giocano i tessuti scelti. Per i body da strada però preferiamo investire sui test sul campo: il capo deve essere performante ma anche con una vestibilità confortevole. Il risultato è il body Genio: ideato con il team Trek Segafredo e in dotazione all’intera squadra(sia al team maschile che a quello femminile), Genio è estremamente aerodinamico, leggero e traspirante ma anche comodo e funzionale».
Quindi, oggi come oggi è assolutamente possibile sceglier un capo simile anche da semplice amatore, o ancora meglio, è possibile inserirlo nella dotazione del team in cui siamo iscritti?
«Il body da crono Viper e il body da strada Genio sono entrambi parte della nostra collezione Custom: è quindi possibile averli in versione personalizzata per la propria squadra o il proprio club».
Foto Australian-National-Team_Matthew-Glaetzer_ph-credit@gary main.jpg