Esiste una Toscana anche in Israele. E’ la terra attorno alla città di Byniamina, 40 chilometri a nord di Tel Aviv. E’ qui che si trova l’headquarter della Israel Cycling Team, la formazione Professional finanziata da un appassionato uomo d’affari e dal governo locale. Un team ben organizzato con cui abbiamo avuto l’opportunità di pedalare. Siamo infatti arrivati, io ed il mio compagno di viaggio Matteo Fontana, in questa terra magnifica per partecipare alla Gran Fondo Dead Sea del fine settimana, l’evento ciclistico più importante del Paese che quest’anno sfiorerà i 1.000 partenti.
Nel frattempo abbiamo visitato Tel Aviv, vera e propria città internazionale che vive 24 ore al giorno, e i dintorni. Il centro delle attività economiche del Paese, non la capitale, che è Gerusalemme. Tel Aviv sta a Gerusalemme come Milano sta a Roma. Capitale economica e capitale amministrativa.
La Toscana d’Israele dicevamo, perché è caratterizzata da verde, colline dolci e pochissima pianura. Il clima è ottimo e l’inverno italiano sembra ben lontano. In effetti per arrivare si qui uno deve sobbarcarsi 3.000 chilometri tondi tondi se la partenza è da Milano.
Con noi, con il piccolo gruppo di ciclisti che con orgoglio indossano la maglia nera e verde fluo, anche una ragazza, Noga Korem, che in carriera vanta un 5° posto in mtb ai Mondiali Junior. Una ragazza molto determinata e che in passato ha sognato il professionismo. In Israele però le donne sono soggette a 2 anni di servizio militare obbligatorio (dalle 8 alle 16:00 5 giorni a settimana) e per lei, all’epoca, levatacce alle 4 del mattino per riuscire ad allenarsi.
Due anni durissimi e forse una gestione sbagliata dell’atleta, l’hanno portata prima all’overtraining e poi alla scelta di abbandonare l’agonismo.
Qui capisci una cosa importante, come la scuola dei tecnici di cui in Italia siamo ricchi, sia fondamentale per lo sviluppo di un movimento. In Israele puoi trovare capitali, buoni atleti, ma manca una scuola tecnica.
Tre ore in sella non sono poche ed il tempo di parlare è sufficiente per capire come sia vivo in molti di loro il desiderio di avere un’opportunità. Nessuno crede di diventare un campione, ma la voglia di vivere il mondo dei prof è molta.
Durante la sessione di allenamento giungiamo in una zona militare. Ben allineati 3 carri armati e uomini in divisa. Eravamo stati informati di ciò, con la raccomandazione di comportarci in modo sobrio. La sensazione è strana e diventa surreale quando passiamo davanti ad un’esercitazione con i rumori degli spari ben vicini. Sia chiaro, nessun pericolo, ma insolita atmosfera.
Ci fermiamo e anche per una foto chiediamo il permesso ad un militare. Chissà mai che vi sia qualche possibile nostra mancanza di rispetto. Un’accortezza in più non farà certo male.
Una volta rientrati una nuova scoperta, questa volta culinaria. Si mangia l’«humus» una crema di ceci e sesamo. “Cose che nei ristoranti per turisti non trovate” ci spiega Noga. Effettivamente qui è una scoperta continua, il cibo è sano e frutta e verdura abbondano. Non poteva essere diversamente in un paese dove dissalano l’acqua del mare e coltivano nel deserto.
Siamo solo all’inizio del nostro viaggio. Ci aspetta una settimana intensa.
da Tel Aviv, Pietro Illarietti