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MERIS E ZAMPERINI, DUE GIOVANI TALENTI DA OSCAR
di Giulia De Maio | 26/12/2024 | 08:31

Sono due dei talenti più interessanti del ciclismo italiano: Edoardo Zamperini e Sergio Meris hanno chiuso il 2024 sul palco degli Oscar tuttoBICI, da cui vedono un futuro ancora tutto da scrivere ma che è già roseo. Il primo è stato il miglior Under 23 della stagione e ha meritato il Gran Premio Visit Malta, il secondo è stato l’Élite più continuo dell’anno e, assicuratosi il Gran Premio Jayco AlUla, è pronto a spiccare il volo tra i professionisti. Entrambi sono in partenza per la Francia: Edoardo, 21 anni di Grezzana (VR), quest’anno ha difeso i colori della Trevi­giani Energiapura Mar­chiol e passa alla Deve­lopment della Arkea B&B Hotels mentre Sergio, 23 anni di Gorle (BG), ringrazia la MBH Bank Colpack Ballan CSB e affronta il grande salto con la Unibet Tietema Ro­ckets.

UNA NOTTE DA OSCAR
EZ: «Sono contento di essere tornato a partecipare alla vostra serata di premiazione, dopo l’Oscar conquistato nel 2019 tra gli Allievi. Questa volta ci so­no arrivato con una maturità diversa, a 16 anni ti godi il momento ma a 21 ap­prezzi di più anche il contorno. Oggi capisco l’importanza del luogo in cui si svolge la cerimonia e gli do molto più valore. Ogni anno ho avuto una crescita graduale, ho ancora margini di mi­glioramento ma dimostro più tranquillità nell’affrontare i problemi di tutti i giorni. Forse devo imparare a godermi la vita di più al di fuori della bici nel corso della stagione e non solo in inverno, per il resto sono soddisfatto del percorso che mi ha permesso di riporre un se­condo Oscar tuttoBICI sulla mensola della mia camera su cui custodisco i premi più importanti».
SM: «Sono felicissimo perché questo è il premio più ambito d’Italia e per me è il primo della carriera. Se ritrovassi da­vanti il me bambino gli direi che ne è davvero valsa la pena. Per arrivare fin qui c’è voluto tan­to impegno ma rifarei tutto. Il ciclismo è una scuola di vita, è uno sport difficile e duro, ma insegna tanto e chiunque lo ama non riesce a farne a meno. Io so­no un tipo tranquillo, a cui non pesa “fare la vita” da ciclista. Mi piace allenarmi, riposare e godermi le piccole cose. Stiamo tanto lontano dalle persone care, quindi quando posso mi dedico a loro. L’Oscar è per la mia famiglia, ogni componente è fondamentale. Una menzione speciale la merita mio zio materno Gino, che fin da quando ero piccolo ha macinato tanti chilometri per venirmi a vedere alle corse. Ho co­minciato a gareggiare da G1, e anche se sono passati 16 anni ho ben impressa nella men­te la foto che mi im­mortala con la prima divisa da ciclista».

LA STAGIONE CHIAVE
EZ: «L’annata che sta per an­dare in archivio è stata perfetta fino alla Ronde de l’Isard, corsa in cui sono caduto fratturandomi la clavicola sinistra in quattro pun­ti. A gennaio ero stato in altura sull’Etna ed ero partito bene, andando forte alle corse internazionali di primavera. Dopo l’infortunio ho passato l’anno a “inseguire”, l’operazione in sé por­ta qualche scompenso, il recupero tra un allenamento e l’altro è più faticoso perché il corpo è impegnato a guarire. Dopo il Giro d’Italia avrei dovuto staccare invece ho tirato dritto e mi so­no ammalato quando ero in ritiro per preparare il Tour de l’Avenir. Il titolo italiano conquistato il 23 giugno a Trissino è stata la gioia più grande, in­sieme alla chiamata arrivata dalla Francia poco dopo».
SM: «Io invece non ho iniziato l’anno al massimo per colpa di un problema alle ginocchia, alla Settimana Cop­pi&Bartali - dopo aver colto risultati incoraggianti - sono caduto, ma poi mi so­no rimboccato le maniche, a Li­vigno ho preparato come si deve la se­conda parte di stagione in cui ho ritrovato il giusto colpo di pedale. Ho ottenuto quattro vittorie e sono riuscito ad essere presente nelle gare nazionali e internazionali. La ciliegina sulla torta è stata la chiamata di una squadra professionistica. Nella categoria Elite tutti abbiamo come obiettivo di trovare un contratto pet passare, c’è tanta tensione, si ricerca il risultato ad ogni gara, ma ottenerlo non è mai semplice. Una volta firmato il contratto, mi sono sentito davvero realizzato».


UN PERCORSO GRADUALE
EZ: «Rispetto a quando vinsi il mio primo Oscar, oggi sono decisamente più maturo e concentrato al cento per cento sulla bici. Dopo il diploma conseguito al Liceo Scientifico Copernico a Verona mi è passata (almeno per il momento) la voglia di studiare e non mi cimento più in pista. Ho mollato l’attività nei velodromi perché il mio fisico non è adatto. Non è cambiato però il supporto della mia famiglia: mamma Laura e papà Fabio non erano appassionati di ciclismo, ma a 5 anni quando ho chiesto loro la mia prima bici hanno assecondato i miei desideri, commissionando al negozio Cicli Ta­gliaro un modello su misura perché ero troppo piccolo per quelle in commercio. Sempre tramite il negozio siamo venuti in contatto con la Officine Al­berti Val d’Illasi, la squadra in cui ha iniziato anche mio fratello Alberto, che nel 2025 passerà Under 23».
SM: «Io ho cominciato a gareggiare a 6 anni con il Ciclo Team di Nembro, seguendo le orme dei miei fratelli più grandi. Mario, che è il maggiore, ha corso due anni in Colpack per poi dedicarsi allo studio, oggi vive a Du­bli­no e lavora nel mondo dell’economia; Francesco è ingegnere bio­­me­dico e si è fermato dopo il pri­mo anno nei dilettanti. I nostri genitori ci hanno sempre seguito, mai forzando le cose. Mamma Ma­­rian­na e papà Livio oggi sono en­trambi in pensione quindi riescono a se­guirmi dal vivo in molte gare. I miei fratelli sono arrivati ad un passo dal professionismo, ora che io sono riuscito a realizzare il sogno di fare del ciclismo un lavoro è una soddisfazione per l’intera famiglia. Per quanto riguarda gli studi mi mancano 5 esami per conseguire la laurea in Scienze dell’alimentazione all’Università San Raffaele di Roma. Finora non mi sono fatto pressioni, ma ho cercato di portare avanti di pari passo il ciclismo e le lezioni online, anche perché stare sui libri mi aiuta ad alleggerire la mente dagli obiettivi agonistici».

L’IMPORTANTE NOVITÁ
EZ: «Nel 2025 correrò nella formazione Development della Arkea B&B Hotels. Punto ad accumulare esperienza all’estero, a migliorare l’inglese e apprendere dalla cultura nord europea. I dirigenti della squadra mi han­no assicurato che sarò uno dei corridori faro per le gare in salita, voglio ripagarli del­la fiducia riposta in me. Vo­glio migliorare nelle gare in­ternazionali quello che ho fatto quest’anno, mettermi a disposizione della squadra quando avrò l’opportunità di correre con il team Word Tour e meritarmi un contratto da professionista. Guardan­do più avanti spero di essere in grado di prendere parte alle corse a tappe più importanti, vale a dire Giro d’Italia, Tour de France, Vuelta a España e alle classiche da scalatori come Liegi e Lombardia».
SM: «Per il mio primo anno tra i prof mi sono posto l’obiettivo di stringere buoni legami, andare d’accordo con tut­ti e adoperarmi per i compagni più esperti. Il gioco di  squadra fa la differenza e quando dovrò svolgere il “lavoro sporco” del gregario ne sarò ben felice, convinto che mi aiuterà a crescere. Ovviamente vorrei cogliere bei ri­sultati in prima persona, ma soprattutto all’inizio non mi scoraggerò se gli al­tri saranno più forti. Alla Unibet Tie­tema, questo sarà il nuovo nome della squadra, avrebbe dovuto passare anche Simone Roganti, colpito da un fatale malore improvviso lo scorso agosto. Non ho mai avuto il piacere di parlarci di persona, ma tutti lo descrivono co­me uno splendido ragazzo. Resta uno di noi, ma mi piange il cuore a pensare che non potremo vivere insieme questa avventura».

IL FUTURO
EZ: «Per inseguire il mio sogno professionale forse non era indispensabile andare all’estero, ma personalmente ho avuto un’occasione e l’ho colta al volo. Lasciando il ciclismo italiano ci tengo a dire grazie a tutte le squadre nelle quali ho militato, nel nostro mo­vi­mento c’è ancora molto di buono, basta crescere con calma e tutto prima o poi arriva. Una menzione va ovviamente anche alla mia famiglia, che c’è sempre. Pen­sando al futuro, come di­ce­vo nell’intervista per il mio primo Oscar di qualche anno fa, quel che è certo è che la bici starà con me per tut­ta la vita. Co­mun­que vada l’amore per le due ruote non finirà, posso sottoscriverlo».
SM: «Al solo pensiero di partecipare a certe corse e al fianco dei fuoriclasse che ci sono oggi in gruppo mi viene la pel­le d’oca. Due anni fa alla Cop­pi­&Bartali ho pedalato con Mathieu Van der Poel e sono rimasto impressionato dall’energia che emana, ha un’aurea particolare, figuriamoci Poga­car, Eve­ne­poel, Van Aert... Guardan­do più in là, sogno di partecipare ai tre grandi giri e di ottenere una vittoria di peso. Mi affascina una corsa come la Strade Bianche e poi tutte le classiche dure come Liegi e Fiandre, insomma un po’ le stesse corse che ha nel mirino anche Edo­ar­do. In bocca al lupo a noi e a tutti i giovani italiani!».

da tuttoBICI di dicembre

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