Adesso voglio proprio vedere dove metterà il trofeo “Senza fine”. Voglio proprio vedere se lo terrà lui. Se lo metterà in sala o in camera, nel suo studio o lo darà ai suoi figli – Alessio e Alessandro - da custodire. Cosa ne farà Gianni Bugno del trofeo “Senza Fine”, questo bellissimo e prezioso simbolo del Giro d’Italia, che nel 1990 – quando nacque Alessio - non era ancora stato realizzato (è nato nel 1999, come Alessandro, il suo secondo genito) e questa sera gli è stato consegnato dopo averlo fatto entrare in pompa magna nel salotto buono del ciclismo mondiale, nella “Hall of fame” del Giro d’Italia, in questa stanza della fama o arca della gloria che dir si voglia o più semplicemente questa sala d’onore ricavata ad Eataly a Milano, dove il Gianni nazionale si è ritrovato suo malgrado, visto che lui sotto i coni di luce si è sempre trovato a disagio.
Chissà dove lo posizionerà e se avrà la forza e il coraggio di mostrarlo, visto che tutti i suoi cimeli sono nelle mani dei tanti appassionati, di persone che hanno avuto a che fare con questo fantastico atleta, che se solo avesse avuto un po’ di cattiveria agonistica in più chissà quello che avrebbe potuto vincere. Ma a noi piace così. A noi Gianni Bugno è sempre piaciuto proprio perché era fatto in questo modo, nel suo genere era assolutamente unico, un Pogacar timido e generoso. Tadej vince e sorride? Gianni vinceva e si scusava. Tadej vince e regala borracce ai bimbi? Gianni regala ciò che vince. Lo sloveno si autoalimenta vincendo corse a raffica? Gianni doveva essere spronato, perché per lui in partenza erano tutti più forti. Poco importa che abbia vinto una coppa del mondo e due mondiali consecutivi, un Giro d’Italia vestendo la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa. Un Giro delle Fiandre e una Sanremo. Due titoli italiani e per due volte sul podio del Tour de France. In totale 72 corse, mica poche.
Lui si è sempre sentito inadeguato, ma nella vita non si può avere tutto: in bicicletta Gianni era dotato di classe purissima. Talento da autentico fuoriclasse, però non chiedetegli mai chi è stato Gianni Bugno. È il meno indicato a darvi una risposta.
foto Carlo Monguzzi