Affermare che Giovanni Battaglin sia stato “soltanto” uno scalatore è sicuramente riduttivo. Questo ipercombattivo (cognome omen.....) ciclista veneto - nato a Marostica, la città degli scacchi viventi, il 22 luglio 1951 - dimostrò lungo tutta la sua carriera professionistica, protrattasi onorevolmente dal 1973 al 1984, di trovarsi a suo agio anche nelle gare a cronometro e, talvolta, negli sprint ristretti.
Battaglin passò professionista nel 1973, con al suo attivo dei risultati dilettantistici molto importanti: vittoria nel Palio del Recioto a Negrar nel 1971, nella Freccia dei Vini a Vigevano nel 1972 e soprattutto, nello stesso anno, il trionfo nel Giro d'Italia dilettanti, il cosiddetto Giro-Baby, davanti al toscano Walter Riccomi e a Giampaolo Flamini.
Diciamocelo francamente, coetaneo di Checco Moser e neoprofessionista nel 1973, il suo debutto nella massima categoria ciclistica suscitò notevoli speranze tra gli appassionati di ciclismo dopo anni di vacche magre. Date le loro caratteristiche non vi fu conflitto tra i due uomini nuovi del ciclismo italiano: Moser era considerato un eccezionale passista e Battaglin uno scalatore in grado di brillare nelle gare a tappe. E i pronostici vennero rispettati, poiché il giovane talento di Marostica si piazzò brillantemente terzo nella classifica generale del Giro d'Italia, alle spalle di due mostri sacri come Merckx e Gimondi. Per la cronaca, Francesco Moser si dovette accontentare della quindicesima piazza.
A farla breve adottai Battaglin come mio beniamino: andava forte in salita, lottava a viso aperto con big stagionati ed aveva coraggio da vendere. Nel 1974 il Giro fece tappa al Ciocco, in Lucchesia, e non mi lasciai sfuggire l'occasione di andare ad attendere il mio nuovo idolo sportivo in cima a quell'arrampicata da capre, quattro chilometri e 200 metri con pendenze da brivido e che io, in compagnia di qualche amico, percorsi obbligatoriamente a piedi... Fu inutile però attendere il trionfo di Battaglin, poiché primo al traguardo fu “Tarangu” José Manuel Fuente, minuscolo “trepador” spagnolo che precedette Merckx e Tino Conti. Quel Giro Battaglin lo concluse al sesto posto, proprio davanti a Moser, ma gli onori della cronaca andarono alla “nuova” rivelazione italiana, quel Gibi Baronchelli che finì alle spalle di Merckx per una manciata di secondi appena.
L'anno successivo il Giro tornò al Ciocco con una cronoscalata di 13 km, preceduta - prima di un giorno di riposo - da un'insidiosa crono di 38 km a Forte dei Marmi, che un Battaglin in cerca di rivincite dominò impossessandosi della maglia rosa. Così il fatidico 31 maggio, la mia combriccola di tifosi salì nuovamente sul Ciocco, in attesa del tripudio Battagliniano, ma la delusione fu cocente quando assistemmo al trionfo del suo compagno di squadra nella Jolljceramica, Fausto Bertoglio, che poi avrebbe vinto il Giro. Battaglin arrivò stravolto, forse azzerato dallo sforzo sostenuto nella crono in Versilia. Fatto sta che egli andò alla deriva per il resto del Giro, concludendolo con un insoddisfacente 18°posto nella classifica generale.
Seguirono due anni di calvario, con tanti interrogativi circa il suo stato di salute e i motivi della sua clamorosa defaillance. Piano piano, però, il motore del ciclista veneto tornò a ruggire: conquistò una tappa al Tour de France 1976 dopo una fuga in pianura, tre tappe al Tour de Suisse 1978 e il record personale di successi (14) nel 1979), corredato dalla maglia a Pois e dal 6° posto al Tour de France. La ciliegiona sulla torta sarebbe potuta arrivare al mondiale di Valkenburg, se Giovanni non fosse stato scaraventato a terra in vista del traguardo dal banditesco olandese Jan Raas.
Il 1981 fu l'anno del meraviglioso canto del “cigno” targato Battaglin: trionfò alla Vuelta di Spagna indossando per 13 giorni la maglia amarillo e, senza soluzione di continuità, si impose finalmente nel tanto desiderato Giro d'Italia. Sempre nel 1981 fondò l'azienda Battaglin Cicli, che gli avrebbe procurato molte soddisfazioni una volta appesa la bici al classico chiodo.
Dopo tre altre annate interlocutorie, Battaglin abbandonò l'agonismo nel 1984. Nel suo palmarès figurano 55 vittorie, delle quali quattro in gare a tappe (Giro, Vuelta, Giro di Puglia, Vuelta al Pais Vasco), tappe in tutti e tre i grandi Giri, otto maglie azzurre ai mondiali su strada professionisti, un terzo posto nel Giro di Lombardia (1979). In carriera ha indossato la maglia di JollJ Ceramica (1973-77), Fiorella Mocassini Citroen sotto la guida di Luciano Pezzi (1978), Inoxpran (1979-83) e Carrera Jeans (1984). Significativa anche la sua attività come sponsor e manager nel settore della Mountain Bike con il team Full Dynamix. A tale proposito è da ricordare la vittoria nel campionato mondiale Under 23 MTB Cross Country con Marco Bui nel 1999, davanti a Cadel Evans che era stato in trattativa con Battaglin per entrare a far parte della Full Dynamix. Ultima nota triste, la scomparsa della figlia Francesca, avvenuta quest'anno dopo una lunga malattia.