Tamponato, fratturato e multato, il ciclista alla mercè non solo di automobilisti irresponsabili, che azzardano manovre dagli esiti infausti, ma anche delle Autorità che, nell’intervenire, anziché accertare le responsabilità, si concentrano sulla ricerca di una qualche irregolarità che il ciclista, sicuramente, abbia commesso.
Si chiama pregiudizio e in questi casi pregiudica le speranze di ottenere giustizia e risarcimento dei danni da parte dello sventurato ciclista.
E’ questo il caso di un ciclista che regolarmente pedalava ai margini della strada e veniva tamponato da un automobilista, evidentemente distratto o che aveva calcolato male le distanze in fase di sorpasso, urtandolo e stritolando la bicicletta sotto le ruote.
Intervenute le forze dell’Ordine, pur avendo constatato la bici inequivocabilmente ancora sotto le ruote dell’auto investitrice, elevano, senza saper né leggere né scrivere, una contravvenzione al solo ciclista per non essersi attenuto, a parere loro, all’obbligo di tenere il margine destro della carreggiata.
Un verbale che grida giustizia! Un verbale che andrà impugnato, sia in sede amministrativa sia in sede penale, con querela, ricorso e citazione del responsabile.
Un verbale che potrebbe costare caro al ciclista, vittima del tamponamento e vittima della maldestra quanto pregiudizievole azione degli agenti intervenuti.
Nessun rilievo, nessuna prova ma una semplice presunzione, da parte degli agenti, di conoscere il punto d’urto, la posizione del ciclista e la manovra dell’automobilista, rimasto indenne e senza alcuna sanzione.
In questi casi l’assicurazione eccepirà che il ciclista è quello irregolare nell’incidente, per la presenza di un verbale sfavorevole, pertanto rigetterà la richiesta di risarcimento.
Ci vuole quindi un’azione tempestiva che smonti gli elementi negativi, con una certa irruenza legale, ma soprattutto con esperienza professionale.
La tutela legale, immediata e qualificata, in questi casi fa la differenza tra ottenere giustizia, e quindi il ristoro dei danni, e l’ingiustizia di vedersi negato, nonostante l’evidenza dei fatti, il riconoscimento e la tutela dei propri diritti, e quindi del risarcimento, rimanendo vittima due volte.
Il Verbale andrà quindi impugnato, sia con ricorso sia con querela di falso, agendo poi in sede civile per il risarcimento dei danni, ristabilendo così l’equità e la giustizia.
Ci starebbe anche un’omissione da parte degli agenti che non hanno ritenuto di elevare alcuna contravvenzione all’automobilista, nonostante abbia violato più di un articolo, per non aver tenuto le distanze adeguate dal ciclista in fase di sorpasso o non essere stato in grado di arrestare il veicolo dinanzi all’ostacolo.
In sintesi per gli agenti è corretta e legittima la manovra di un automobilista che trovando un ciclista sul proprio cammino lo investa calpestando bicicletta e diritti.
Il consiglio ed anzi l’invito è quindi quello di non lasciare che l’ingiustizia faccia il suo corso, ma ribellarsi ed agire, con tempestività e competenza, non solo per il caso singolo ma anche per arrestare sul nascere un modus operandi che lascerebbe i ciclisti vittime di incidenti nel danno e nella beffa, mentre avere un Avvocato e una tutela immediata farebbe la differenza tra il torto e la ragione.