Ebbene lo ammetto. Non saprei perché, ma i miei idoli nel ciclismo sono stati principalmente gli scalatori o coloro che sulle salite se la cavavano egregiamente. Così le mie “figurine” predilette sono state quelle – in ordine cronologico – che raffiguravano Julio Jimenez, Franco Bitossi, Luis Ocana, Giovanni Battaglin, Lucio Herrera, Alberto Contador o Vincenzo Nibali e, fuori concorso per affetto, Marco Pantani. Sì, sempre “scalatori”, “grimpeurs”, “trepadores”, “hill climbers” nelle mie preferenze, ma con due eccezioni.
La prima quella riguardante Francesco Moser, il più toscanizzato dei trentini e la seconda consacrata a Roger De Vlaeminck. Un grande, questo Gitano, Zingaro o, meglio ancora, Monsieur Roubaix e tale scelta non potrebbe essere altrimenti, dato che Roger ha vinto la Roubaix quattro volte, per altre quattro volte si è piazzato secondo e per una volta terzo.
Nato a Eeklo il 24 agosto 1947, nelle Fiandre, dove sono andato a fargli visita a casa una quindicina di anni fa, il suo è un vero e proprio nomen omen, dato che De Vlaeminck in italiano si traduce con “il Fiammingo”. Un ciclista super, forte su tutti i terreni che fino dal debutto tra i Pro nel 1969 si fece subito notare per classe, tenacia, grinta e attitudine vincente, indossando la leggendaria maglia del team belga Flandria-De Clerck, con diesse il mago Briek Schotte, due volte campione del mondo. Una squadra che venne considerata una vera e propria invincibile armata e che aveva tesserato i migliori talenti del ciclismo belga e olandese.
Roger vinse subito sei gare, inclusa la semi classica Het Volk e il campionato belga su strada. Nel 1970 primo trionfo in una Classica Monumento, la Liegi-Bastogne-Liegi e nel 1971 fugace apparizione al Tour de France con una vittoria di tappa. Il Tour non sarà mai nelle sue grazie, con tre partecipazioni (1969, 70, 71) e altrettanti ritiri. Del Tour 1971 resta però una foto in cui la sua prima moglie, Marleen, gli passa una borraccia sfoggiando una minigonna vertiginosa e due gambe da miss Belgio...
Nel 1972 De Vlaemick diventa italiano, approdando alla Dreher con il suo nuovo mentore Franco Cribiori e subito il Fiammingo decolla imponendosi nella Roubaix, nella Tirreno-Adriatico (prima delle sei vittorie consecutive, fino al 1977, nella classica dei due mari) e nel GP di Camaiore; a fine anno i successi sono 22.
Nel 1973 sono da segnalare i trionfi nella Milano-Sanremo e nel Giro di Toscana, con la maglia della Brooklyn che porterà fino al 1977. Il 1974 gli sorride con il Giro di Lombardia, la Roubaix e la consueta vittoria nella-Tirreno-Adriatico. Ma subito dopo arriva la sua annata-record, il 1975: 43 vittorie incluse 7 tappe al Giro, dove si piazza quarto nella classifica finale resistendo agli attacchi degli scalatori sulle molte salite e dimostrando di essere un corridore competo, poi il Giro di Svizzera con sei successi parziali, la Roubaix e il GP Montelupo. Delusione amarissima, invece, al mondiale casalingo di Yvoir, dove Kuiper lo beffa per una manciata di secondi e a Roger resta così la bruciante piazza d'onore davanti al francese Danguillaume.
In seguito, tra le molte altre affermazioni, si evidenziano il Lombardia nel 1976, il Fiandre e la Roubaix nel 1977 e la Milano-Sanremo nel 1978 e 1979. Le cifre totali di “Monsieur Roubaix” dal 1969 al 1984 sono impressionanti: 269 vittorie su strada delle quali 11 in gare a tappe, 93 tappe di Giri vari, 51 corse in linea, 2 gare a cronometro e oltre 110 criterium o circuiti; 110 successi nel nel Ciclocross, con due titoli mondiali a Lussemburgo (dilettanti) e Melchnau (CH)(professionisti), 5 volte campione belga (2 volte dilettanti e 3 professionisti). Infine sono 21 le vittorie su pista, incluse 3 sei giorni in Belgio.
Fascino da bel tenebroso, a De Vlaeminck non sono mai mancate le attenzioni femminili. Sposato con l'avvenente Marleen (vedasi la già citata e spettacolare minigonna immortalata in foto al Tour de France 1971), il loro matrimonio è naufragato sul finire degli anni '90. Nel 2003 il ”Gitano” si è però rifatto... una moglie, la bellissima Katty Spriet, di ben 26 anni più giovane di lui e nel 2003 è nato Eddy, che De Vlaemnick ha voluto chiamare così in onore al suo vero, grande amico Eddy Merckx, per lui un fratello più che un avversario.
Un cenno anche al periodo italiano di De Vlaeminck e alla problematica coesistenza con Francesco Moser nella Sanson 1978 e nella Gis Gelati 1984. Nel 1978 non mancarono screzi e incomprensioni, il tutto mitigato dalla notevole professionalità dei due atleti. De Vlaeminck soprannominò Moser “Giorgio Moser”, per la predilezione evidente che il DS pistoiese Giorgio Vannucci aveva verso il campione trentino e culminata con il successo di Moser nella Roubaix, proprio davanti al coequipier belga nell'occasione apparso imbrigliato dai doveri di squadra. Nel 1984 le frizioni tra i due compagni di squadra furono pressoché inesistenti, poiché per De Vlaeminck quello fu l'ultimo anno di attività.
Infine, ecco un rammarico nella splendente carriera del Gitano, da lui raccontato con dovizia di particolari. Giro di Lombardia, 13 ottobre 1973, il cannibale Eddy Merckx sta dominando la gara e a pochi chilometri dall'arrivo di Como vanta un vantaggio di oltre 4 minuti, che conserverà fin sul traguardo. Alle sue spalle c'è un gruppetto con i migliori e il compianto Felice Gimondi si avvicina a Roger e gli domanda se sia disponibile a rinunciare alla volata per il secondo posto, per un corrispettivo di centomila lire. Gimondi è di quelle parti e ci tiene a farsi vedere reattivo allo sprint dai suoi tanti tifosi. Roger lo guarda, è in ottimi rapporti con Felice e pensa che di secondi posti ne ha collezionati anche troppi. Così accetta la proposta di buon grado e a Como Gimondi vince agevolmente la volata dei battuti per il secondo posto, proprio davanti all'inoffensivo De Vlaeminck. Morale della favola: l'8 novembre 1973, a seguito del controllo effettuato subito dopo il Lombardia, Merckx viene squalificato per un mese e multato con 150.000 lire per positività alla norefedrina, prescritta dal medico della Molteni, Angelo Cavalli, per curare una bronchite con il farmaco Mucantyl.
Così la vittoria nella Classica delle foglie morte 1973 viene attribuita a Gimondi e si può immaginare il disappunto mai sopito dell'incauto Roger De Vlaeminck.