Prima o poi ci passerà anche il Giro d’Italia. Prima o poi anche il Tour de France. Prima del Giro e del Tour ci passerà la Settimana internazionale Coppi e Bartali. E prima di tutti ci passeranno, anzi, ci sono già passati, i ciclisti della domenica e quelli di tutti i giorni della settimana.
Appennino modenese. Serramazzoni, piazza della Repubblica, vicino al “pinone” e alla “fontanina”: una statua per Marco Pantani. Realizzata da Pier Giorgio Bonezzi, preparata dal “murador” Daniele Boccaleoni, inaugurata domenica 30 aprile. Non è la prima e non sarà l’ultima statua per “il Panta”, ma questa ha una storia speciale.
E’ la promessa di Telesforo ad Anna, i coniugi Gianaroli. Innamorati del ciclismo, di Pantani e soprattutto l’uno dell’altra, Anna e Telesforo seguivano le corse, conoscevano i corridori, si appassionarono a questo mondo nomade e viandante, avventuroso ed emozionante, così profondamente umano. L’incontro, magico, con Pantani avvenne proprio qui, a Serramazzoni, nella piazza della Repubblica, “quando Marco – racconta Telesforo – si fermò per bere alla fontanina e appoggiò la bici al pinone”. E allora: la commissione dell’opera a Bonezzi nel 2015, la morte – inattesa, dolorosa - di Anna nel 2016, la promessa mantenuta di Telesforo, la donazione al Comune di Serramazzoni e la dedica alla stessa Anna. Finché, finalmente, la statua ha trovato la sua destinazione. Un monumento alla bicicletta, al ciclismo, allo sport, alla vita. Per chi ha saputo accenderla e ha deciso di spegnerla.
Alla cerimonia di inaugurazione c’era anche Roberto Conti, gregario e amico del “Panta”: “Marco attaccava per natura, per istinto, in base all’umore o al tempo. Certe volte non lo sapeva neppure ‘Martino’, Beppe Martinelli, il nostro direttore sportivo. Tour de France 1997. Un giorno, alla partenza, Marco mi disse: ‘Et vest?’, l’hai visto?, ‘Riis l’è cot’, Riis è cotto. ‘Atacam!’, attacchiamo”. E Martinello, gli domandai? “E s’ataca e basta”, si attacca e basta. Attaccammo. Ognuno di noi cercò di fare la sua parte, aiutandolo, ma la verità è che facevamo fatica a stargli a ruota, figurarsi stargli davanti”.