Paolo Bettini ricorda quando, dopo i Mondiali di Firenze 2013, davanti a musi lunghi e silenzi spessi, Michele disse: “Oh, la vita non è mica finita. Si beve niente qui?”. Stefano Garzelli racconta quando, alla fine della Tirreno-Adriatico 2009, dopo 1229 km percorsi con l’identico tempo di 30 ore, 51 minuti e 36 secondi, Stefano vinse e Michele perse per i piazzamenti e “passa una mezz’ora senza che Scarpa apra bocca, che praticamente è come se un’altra persona non parlasse per un paio di settimane”. Sonny Colbrelli rivela quando, a Livigno, Michele s’impossessò di un cappellino da bici con il nome Colbrelli, se lo mise in testa, proclamò “questo ora è mio” e cominciò a cucinare. Stefano Zanini confessa quando Michele lo costrinse a girare un video mentre fumava una sigaretta, alla Humphrey Bogart, e poi diceva “tranquillo, è light, non fa male”, e lo mandò a Beppe Martinelli.
Quel Michele non poteva che essere Scarponi. E questi quattro episodi fanno parte del secondo “Caro Michele”, il libro della Fondazione Michele Scarponi, curato da Alessandra Giardini ed edito da Tuga Edizioni, con la stessa filosofia del primo volume: 49 fra corridori, direttori sportivi, massaggiatori e meccanici, ma anche giornalisti e fotografi, pronti a tramandare un episodio, una curiosità, una storia dove Michele sia stato protagonista, più da compagno che da capitano, più da attore che da atleta, più da battutista che da scalatore. Perché lui andava a ruota libera, soprattutto giù dalla bici. E lo spirito lo si intuisce fin dalla copertina (la foto è di Roberto Bettini, all’interno un inserto con altre 29 scatti): una smorfia che coinvolge, nello stesso istante, occhi, bocca, guance. E che contagia. E che vibra. E che si trasmette. E che si propaga. E che, da ferma, pedala. Per sempre.
Fra i testimoni scarponiani c’è Roberto Mancini, il c.t. della Nazionale di calcio: “Come giocava? Diciamo che ci provava. Però il calcio gli piaceva molto: era tifosissimo dell’Inter, quando ci incrociavamo in bicicletta capitava di parlare di pallone, mi chiedeva, era curioso. Poi dopo un po’ mi lasciava lì perché alla mia andatura gli sembrava praticamente di stare fermo”. E c’è anche Diego Ulissi, che ritorna al Giro dell’Emilia 2013: “Michele partiva come capitano e io ero in un periodo di ottima forma. Nel finale ero pronto a tirare per lui ma mi affiancò e mi disse: ‘Con la gamba che hai puoi vincere. Seguimi che ti aiuto’. E mi ha fatto vincere! Era il primo a essere riconoscente e non si scordava se nei momenti di bisogno gli eri stato vicino!”.
“Caro Michele” non è in vendita, ma si può avere diventando partecipante ordinario della Fondazione Michele Scarponi. Per informazioni www.fondazionemichelescarponi.com e www.michelescarponi.it