Strade parallele. Quelle percorse negli anni Trenta del Novecento dai migranti veneti, friulani e marchigiani, giunti per bonificare l’Agro pontino, e quelle attraversate negli ultimi trent’anni dai migranti indiani del Punjab sullo stesso territorio con le stesse mansioni, e spesso anche con lo stesso trattamento. Tutti ritratti, da Filippo Trojano, in bicicletta.
C’è anche la bicicletta a Eur Photo Project (alla Nuvola, viale Asia 40-44, Roma, fino all’8 marzo, ore 16-20, ingresso 10 euro), una grande mostra collettiva curata da Marco Delogu sul rapporto tra fotografia e letteratura, con opere – fra gli altri - di Don McCullin (“Frontiere del sud”), Luigi Ghirri e Gianni Celati (“Un’amicizia”), Marcello Pastonesi con un testo di Edoardo Albinati (“The Game: la rotta balcanica”). Il sottotitolo della mostra, “Un amore contrastato”, sembra avere un significato più fotografico che letterario, perché la fotografia è (può essere) letteratura e la letteratura è anche (può anche essere) fotografia, e l’una non esclude l’altra, anzi, a volte insieme moltiplicano la loro forza e distribuiscono la loro energia. Il contrasto sta allora nel bianco e nero, nella forza dei colori, nelle zone d’ombra, nelle linee di confine, nei punti di vista e anche nelle punte di penna. Mai nulla di definitivo, sempre qualcosa da aggiungere.
Fra Pier Paolo Pasolini e “Le Accademie straniere a Roma”, “Apparizioni all’Eur” e “Tevere gloria e disgrazia”, “Tre facce in riga” e “La memoria del dolore”, ecco anche le biciclette di Trojano (il lavoro s’intitola “Mandeep”), che non servono per correre ma per andare. Da adulti e da bambini, quello che c’è, quello che si trova. Da strada e da città, convertite alla campagna e ai canali. Silenziose, anche se cigolanti o sferraglianti. Fedeli, anche se generose e precarie. Cavalcate o appoggiate, ma almeno in quell’istante, ferme. Gli scatti fotografici non devono corrispondere sempre a quelli ciclistici. E questo potrebbe anche essere un altro amore contrastato.