Il nuovo decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha suscitato non poco scalpore e preoccupazione tra i pedalatori dalle ruote tassellate. Da una prima lettura e prima che arrivassero le precisazioni del Ministero stesso vietare l’utilizzo della bici da fuori strada in sentieri e mulattiere (viabilità forestale e silvo-pastorale).
Questo il passaggio che interessa i ciclisti:
“3. Indipendentemente dal titolo di proprietà, la viabilità forestale e silvo-pastorale e le opere connesse come definite al successivo art. 3 sono vietate al transito ordinario e non sono soggette alle disposizioni discendenti dagli articoli 1 e 2 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. Le regioni disciplinano le modalità di utilizzo, gestione e fruizione tenendo conto delle necessità correlate all’attività di gestione silvo-pastorale e alla tutela ambientale e paesaggistica”.
Proviamo ora a rispondere alla domanda che immediatamente è sorta spontanea preoccupando tutti gli amanti delle due ruote fuori strada: “possiamo andare in MTB o Gravel fuoristrada o da oggi è vietato?”
La nostra risposta è: No, non è vietato per questi motivi:
Partiamo dall’Art. 1 del decreto: lo scopo di questa norma è la “tutela e conservazione delle foreste come presidio fondamentale della qualità della vita”.
Sarebbe quindi quantomeno incoerente vietare un’attività sportiva, praticata a fin di bene (quello della salute) con una norma di livello inferiore (decreto ministeriale) che dovrebbe avere lo stesso scopo (la qualità della vita).
Il diritto alla salute, garantito costituzionalmente dall’art. 32, viaggia affiancato al diritto allo sport, quale diritto fondamentale dell'individuo. A rafforzare detto principio è la proposta di legge, attualmente in esame alla Camera dei Deputati, che aggiungerebbe i seguenti commi: «La Repubblica riconosce e favorisce il diritto allo svolgimento dell'attività sportiva e ricreativa. La legge assicura la realizzazione degli strumenti idonei a garantire l'esercizio libero e gratuito dell'attività di cui al terzo comma».
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’informativa n. 384 del febbraio 2014, ripresa dal Ministero della Salute, enuclea una seria di importanti principi - più che mai da seguire in un tempo di emergenza sanitaria - tutti favorevoli all’esercizio fisico.
Un’attività fisica regolare di intensità moderata - ad esempio camminare, andare in bicicletta o praticare sport - apporta benefici significativi alla salute. Ad ogni età, i benefici dell’attività fisica superano i potenziali danni, ad esempio quelli legati ad incidenti.
Tombale la conclusione dell’OMS: “Praticare anche poca attività fisica è meglio che non praticarne affatto”.
Se poi, come in questo caso, lo sport viene praticato all’aria aperta, lontano dal traffico e a contatto con la natura, senza inquinare, senza portare alcun danno, tanto meglio! L’OMS raccomanda e insiste sui benefici dell’attività fisica regolare, poiché:
- aumenta il benessere muscolare e cardiorespiratorio;
- migliora la salute ossea e funzionale;
- riduce il rischio di ipertensione, malattie cardiache coronariche, ictus, diabete, tumore della mammella e del colon e depressione;
- riduce il rischio di cadute e di fratture dell’anca o delle vertebre;
- sono fondamentali per l’equilibrio energetico e il controllo del peso.
Di contro, l’inattività fisica costituisce il quarto più importante fattore di rischio di mortalità a livello mondiale e causa del 6% di tutti i decessi.
L’inattività fisica è superata, come fattore rischio solo dall’ipertensione sanguigna e dal consumo di tabacco e si attesta allo stesso livello di rischio dell’iperglicemia.
L’OMS traccia una serie di altre buone ragioni per praticare attività fisica e sportiva che diviene così un diritto fondamentale dell’uomo, conquistandosi il posto dei diritti costituzionalmente garantiti.
Tornando alle nostre amate MTB e Gravel, non si può che trarne conclusioni che siano a favore dell’utilizzo fuoristrada e di come tale attività non possa essere considerata vietata dal decreto ministeriale qui discusso, emanato a tutela dei beni forestali e pastorali.
Sarebbe del tutto incoerente, viste le raccomandazioni dell’OMS e lo scopo della norma, introdurre un divieto che andrebbe a contraddire la ragione stessa della norma qui citata.
Il decreto demanda poi alle Regioni il dettaglio delle disposizioni e pertanto NON VIETA ESPLICITAMENTE l’utilizzo della bicicletta fuoristrada ma, molto più genericamente, impone il divieto di transito ordinario, cosa ben diversa dall’attività fisica che si può praticare in bici o a piedi.
In mancanza di un esplicito e chiaro divieto, quindi, non se ne può certo dedurre l’imposizione, che sarebbe comunque contraddittoria e anticostituzionale.
Nell’elenco di mezzi abilitati al traffico tra vie forestali e pastorali (trattori e macchine agricole…) mancano le biciclette ma a questo punto anche i pedoni senza che ciò determini un divieto indiretto.
Conclusioni:
Ecco i nostri 5 motivi per i quali non deve considerarsi esteso alle biciclette il divieto di percorrere vie fuoristrada
1) La norma tutela la qualità della vita e sarebbe incoerente vietare uno sport che ha il medesimo scopo, oltre che essere sostenibile, in sicurezza e a contatto con la natura.
2) Il diritto allo sport, come il diritto alla salute, è diritto fondamentale e costituzionalmente garantito
3) Il diritto alla libera circolazione non può, come i precedenti, essere limitato da un decreto se non per motivi di urgenza.
4) In periodo di emergenza sanitaria COVID è essenziale consentire l’attività sportiva specie se all’aperto e lontano da strade trafficate
5) La norma ministeriale non vieta esplicitamente l’utilizzo della bicicletta fuoristrada
In tempi di lock down abbiamo chiesto e ottenuto una FAQ del Governo che specificava e consentiva ai ciclisti di uscire dal proprio comune di residenza per praticare attività sportiva, in ragione dei medesimi principi qui elencati e che siamo pronti a ripercorrere la stessa via, questa volta fuoristrada e qualora fosse necessario, per ribadire il principio.