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di Cristiano Gatti | 21/10/2020 | 17:35

Di grandi tappe e di grandi Giri ne abbiamo visti tutti abbastanza, chi più chi meno, ma se non li abbiamo guardati con le fette di salame sugli occhi diventa doveroso ammettere che pure a Madonna di Campiglio non arriviamo alla sufficienza. Lontana da me l'idea di rubare il mestiere dei voti al direttore Stagi, io ne faccio una pura questione estetica, di spettacolo e di divertimento. Monumento a O'Connor che va in fuga e vince dopo aver speso moltissimo il giorno prima, ma anche questo purtroppo va ad aggiungere nero alla visione globale, perchè se un corridore di media caratura riesce a dominare due tappe titolate di fila significa certo che lui è eroico,  però che il resto della comitiva non è poi così fenomenale.

Bisogna dirle senza problemi, certe cose. Nel calcio se una partita è brutta siamo tutti pronti a dirlo, nel ciclismo sembra quasi che si manchi di rispetto a qualcuno o a qualcosa: i puristi della retorica la menano subito con i soliti toni indignati, ma come si permette, serve rispetto, tutti i corridori dal primo all'ultimo fanno una fatica dannata. Però attenzione: sulla fatica già vorrei discutere, perchè c'è fatica e fatica, ma comunque la fatica non basta. Se vanno tutti in gita, portandosi a spasso la maglia rosa, se siamo costretti a discutere per ore di uno scatto del giovane Hindley prontamente stoppato dal suo capitano Kelderman, con tanto di giallo sui rapporti tra i due, significa che comunque il livello è bassino. Non raccontiamoci fiabe. E tra l'altro proprio questa valutazione rende ancora più indigesta la posizione di Nibali, che contro questo genere di avversari potrebbe davvero riuscire nel solito miracolo, se solo fosse un Nibali appena appena.

In ogni caso: il bravo a O'Connor non lo leva e non lo tocca nessuno, ma allo spettacolo nel suo complesso va un “s.v.”, senza voto, come si dà a quelli del calcio che non incidono minimamente sulla partita. E' e resta un Giro B, troppo seviziato da mille accidenti per essere un grande Giro, ma oggettivamente qualcosa di più e di meglio ci meriteremmo, noi che comunque lo guardiamo tutti i giorni. Invece, tutti i giorni ci vengono a dire, e se non lo dicono lo dimostrano nei fatti, che bisogna ripresentarsi domani. La battaglia è sempre domani. Sono tutte Ornelle Vanoni, domani è un altro giorno e si vedrà.

Grazie a Dio, sia ringraziato con tutto il cuore, arriva finalmente lo Stelvio. Andavano con le marce basse anche in attesa dell'Agnello (e dell'Izoard), ma quello ce lo siamo già magnato a scottadito, e tanti auguri a chi pensa che tre Sestriere siano la stessa cosa. E comunque: chi vuole davvero vincere farà bene a non rimandare più l'assalto, a non prendere più scuse. Certo il Giro possono giocarselo anche domenica nell'ultima crono, ma chi se la sente di aspettare ancora, a oltranza, come il tenente Drogo aspettava i Tartari. Basta con i calcolini, basta con tutto. Non se ne può più di queste montagne che partoriscono ogni volta topolini, c'è in platea una gran voglia di qualche parto più nobile, se non proprio un elefante almeno un tigrotto o un leoncino.

Mi si potrebbe anche venire a dire: fanno quello che possono, danno quello che riescono. Mi sta bene, la prendo per buona. Però allora chiudiamola qui con il solito disco del grande Giro. Se bisogna cantare sempre e comunque grande Giro, cantino quelli del coro. Che evidentemente non hanno visto i Giri grandi per davvero. E se li hanno visti, se li sono dimenticati. O non li hanno proprio capiti.       

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