Le ragazze di Eurotarget – Bianchi – Vittoria avrebbero dovuto iniziare la loro stagione il 7 marzo scorso: dopo un periodo di allenamenti collegiali in Toscana erano pronte ed impazienti di gareggiare alle Strade Bianche. Pronto era anche il loro tecnico Giovanni Fidanza. La pandemia, come noto, però ha modificato i piani a tutti: «L’emergenza sanitaria e lo stop della attività agonistica ci ha sorpreso – racconta proprio il tecnico bergamasco raggiunto telefonicamente da tuttobiciweb – abbiamo dovuto riorganizzarci, un po’ come se fossimo ancora nella pausa invernale. Durante il confinamento sono sempre stato in contatto con le ragazze, ho detto loro di prendersela con calma, fare rulli ed esercizi fisici per tenersi in forma. La conclusione del lockdown è stata una specie di liberazione: abbiamo ripreso a pedalare su strada in maniera graduale preparandoci per tornare alle corse».
Per Eurotarget – Bianchi – Vittoria quest’anno sono tesserate anche l’atleta lettone Lina Svarinska e la russa Maria Rostvtseva, parlando di loro Fidanza ci dice: «Lina è rimasta sempre in patria; Maria, invece, ha affrontato due corse in Turchia (GP Alanya e GP Gazipasa, ndr) con la sua squadra nazionale, dopodiché è tornata in Russia. Stiamo organizzando anche il loro nuovo programma».
Parliamo del rientro alle corse.
«Credo che sul calendario ci siano ancora delle incertezze: dipende da come evolverà la situazione del virus, dai protocolli sanitari e da ciò che decideranno di fare gli organizzatori. È importante avere delle indicazioni su come comportarsi, soprattutto pensando alle corse a tappe. Ho letto sul vostro sito che a breve Rcs incontrerà il Governo, da lì sapremo qualche cosa di più. Ora conosciamo il calendario delle gare “Open” e Junior ed è un passo importante, ma ancora non basta».
Intanto la Nazionale è tornata ad allenarsi a Montichiari (Martina Fidanza e la Junior Greta Tebaldi sono state convocate dai tecnici azzurri, ndr) e stanno riaprendo i velodromi. Crede che la pista possa aiutare il movimento ciclistico a ripartire?
«Certamente la pista può essere d’aiuto. Così come i ciclodromi, le piste d’atletica ed altri impianti possono aiutare per l’organizzazione di gimkane o manifestazioni riservate alle categorie giovanili. L’importante è gestire il tutto con attenzione e che tutti rispettino le regole per la tutela della salute».
Questo difficile periodo sta aiutando gli italiani a riscoprire la bicicletta. Un suo parere in merito?
«È vero, anche io ho notato più biciclette sulle strade. Può essere che le persone stiano cominciando a pedalare per sostituire l’attività fisica fatta in palestra o in piscina, è un bene che la bicicletta venga riscoperta. Anche la scelta del Governo di accordare bonus per l’acquisto di bici mi trova d’accordo: in questo modo si aiutano le aziende del settore. Certo su mobilità alternativa e sicurezza c’è ancora molto da fare: qualche bella pista ciclabile l’abbiamo, anche nella Bergamasca, ma, in generale, rispetto ad altri Paesi siamo ancora molto indietro».
Come si può migliorare la sicurezza dei ciclisti?
«È un tema complesso. Mi vengono in mente alcune idee: nelle scuole guida si potrebbero rimarcare quali sono i comportamenti da adottare quando si incontrano ciclisti; cosa fare quando si incontra una corsa in bicicletta; quali sono le segnalazioni che indicano l’inizio e la fine del passaggio dei corridori, eccetera. Ho anche un consiglio per gli organizzatori: proponete più gare in circuito. Un percorso bello, misto ma in circuito, aiuterebbe la sicurezza degli atleti e delle atlete, permetterebbe al pubblico di vedere passare più volte il gruppo e godersi maggiormente lo spettacolo. E anche per chi organizza è più facile gestire un circuito rispetto ad una gara in linea».
Guardiamo al futuro. Come pensa cambierà il ciclismo dopo l’emergenza Covid?
«Il coronavirus potrà causare un ridimensionamento di tutto il nostro sport; immagino che potremo ancora contare su imprenditori appassionati che sosterranno il movimento ma dovremo fare i conti con lo stop a cui la pandemia ci ha costretto. Sono anche un po’ preoccupato che dall’anno prossimo, a causa del fermo delle attività, si possano perdere Società di base e il vivaio. Non dobbiamo permetterlo. Penso anche che per ripartire da un anno particolare come questo, l’UCI debba rivedere e rendere più flessibili alcuni parametri per i team: ad esempio, il numero di atleti in rosa».
Sempre in tema di regolamenti. Nei mesi passati si è discusso molto su una possibile riorganizzazione delle categorie. Quale è il suo parere in merito?
«Per le categorie internazionali femminili lascerei tutto come è. Proporrei però l’istituzione di una challenge per le sole Under23: una decina di gare internazionali solo per le più giovani, succede già per gli Europei U23. Aiuterebbe le atlete a crescere in maniera più graduale».
Giovanni Fidanza è un tecnico esperto ed attento e ci lascia una ulteriore riflessione per il ciclismo che verrà: «Sarebbe bello, poter inserire qualche altra corsa italiana nel calendario UCI: penso a gare 1.1 e 1.2. in questo modo si darebbe una maggiore continuità alla attività dei nostri team Bisognerebbe pensare ad un coordinamento e rifletterci tutti assieme».