È ancora ad Abu Dhabi, con Fernando Gaviria. Attendono che qualcuno li vada a riprendere, come del resto altri 250 italiani. Andrea Agostini la prende anche con filosofia, perché il peggio è alle spalle, ma sono pur sempre 43 giorni che è via da casa, da quel 21 febbraio giorno in cui è partito per il UAE Tour. Poi la storia la sappiamo, casi di coronavirus e positività asintomatiche come nel caso di Andrea. Stava bene senza esserlo. O meglio, non aveva sintomi ma era estremamente pericoloso per gli altri. In 26 giorni ha fatto 12 tamponi, fin quando non sono “usciti” (diciamo così) due test negativi a distanza di 24 ore. Quella dannatissima molecola conficcata nel Dna di Andrea non ne voleva sentir ragione di andarsene via. Il rimedio? Uno e uno solo: l’isolamento.
«Ho davvero vissuto un’esperienza pazzesca – racconta a tuttobiciweb Andrea Agostini, ex corridore e compagno di classe e di squadra nelle giovanili di Marco Pantani e oggi responsabile marketing e sponsorizzazioni per il Team Uae Emirates -. Per questo non mi stancherò mai di ripeterlo: non sottovalutate il virus e restate a casa! È stata davvero un’esperienza pazzesca, sembravamo finiti su “Scherzi a parte”, ma non c’era assolutamente nulla di cui scherzare. Ho visto ragazzi in salute, giovani, sani e belli lottare per la vita, altro che storie. In ogni caso non potrò e non potremo mai finire di ringraziare il nostro general manager Mauro Gianetti, che in una situazione così complessa e delicata è riuscito a gestire la questione con grandissima lucidità e tempestività, perché gran parte di noi erano asintomatici, ma non ha sottovalutato nulla. Grazie anche al personale medico e sanitario della Cleveland Clinic di Abu Dhabi, un ospedale americano, che ci hanno accudito come meglio non potevamo sperare. In stanza avevo bici, rulli, computer: insomma, qualcosa avevo per occupare la testa. E poi grazie a Skype ho potuto stare un po’ con la mia famiglia, con mia moglie Francesca e i miei ragazzi Alessandro e Filippo. Pensa che con l’Ipad vagavano per casa per farmi sentire più vicino a loro: entravo e uscivo dalle stanze di casa mia, nonostante fossi a migliaia di chilometri di distanza».
Detto questo, Andrea & C. attendono di tornare a casa. Negli Emirati i voli sono sospesi fino al 14 aprile. Più di 250 italiani attendono che la Farnesina li vada a riprendere. Cinquecento tedeschi sono riusciti a rimpatriare due giorni fa, così come un folto gruppo di russi. Gli italiani restano là, in attesa che qualcuno si ricordi di loro.