Se questa mattina vi siete svegliati un po’ stanchi, pensate che c’è chi sta pedalando da oltre tre giorni senza aver chiuso occhio. Stiamo parlando dei partecipanti della Atlas Mountain Race, gara ciclistica in linea no stop e senza assistenza che è iniziata sabato scorso a Marrakech e che, dopo aver attraversato l’Atlante marocchino e l’Anti-Atlante, raggiungerà Agadir sulla costa oceanica il 22 febbraio. 1145 km no stop, 20.000 mt di dislivello e 3 check point da cui passare ammirando (forze permettendo) un panorama mozzafiato.
Per 8 giorni l’orologio non si ferma mai. Non ci sono premi, ma la sfida è sfida quindi si dorme poco e pedala tanto. Ovviamente non su strade asfaltate e pianeggianti. Qualche tratto, manco a dirlo, è da fare a piedi. Il percorso è costituito per lo più da sterrato, single e double track, ma anche da vecchie piste coloniali che sono state a lungo dimenticate e cadute in rovina. Generalmente ci sono grandi distanze tra i punti di rifornimento, quindi le borse sono indispensabili e sapersi gestire fa la differenza tra il riuscire o meno in un’impresa straordinaria.
I folli avventurieri del pedale in gara sono divisi tra chi corre in solitaria (155 al via) e chi ha optato per la formula in coppia (38). Ovviamente non mancano gli italiani. Sulle montagne dell’Atlante si stanno mettendo alla prova il veterano della RAAM Nico Valsesia; Mattia De Marchi, cugino del Rosso di Buja Alessandro, professionista della CCC; Marco Pettena; Nadia Moro; Cento Canesio; Andrea Galanti e Federico Damiani, figlio di Roberto, direttore sportivo del Team Cofidis.
Tra gli ex pro’ da segnalare Christian Meier, campione canadese che ha disputato tutti e tre i grandi giri, vestendo le maglie di Garmin, United Healthcare e Orica; il vincitore della Transcontinental Race James Hayden e Sofiane Sehili, che superato il check point 2 in testa senza aver chiuso occhio né aver alcuna intenzione di farlo, ha risposto a chi gli chiedeva se era felice semplicemente: “Si, sono primo”.
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