Stimatissimo Presidente Di Rocco,
ho appreso la notizia, di pubblico dominio, di una "contestazione" nel corso dell'annuale riunione degli Stati Generali dello Sport da parte di un "ciclista amatoriale 42enne".
Per esperienza professionale (che non credo Le sia sconosciuta), e soprattutto a voler essere seri, trovo che non vi sia alcun legittimo spazio per ritenere, con un minimo di fondatezza, che la pratica "amatoriale" di qualsivoglia disciplina sportiva possa avere qualcosa da spartire con lo SPORT inteso nella sua accezione più compiuta. Vale a dire con la pratica agonistica esercitata e svolta quale "lavoro" o "professione" .
Non per nulla, sono regolamentate a livello internazionale ed ovviamente recipite nelle Norme Sportive (anche) del nostro Paese, condotte poste in essere da un soggetto definito ATLETA. Ed a mio modesto avviso, certamente non può... fregiarsi di tale inequivoco "titolo" chi faccia della pratica sportiva a livello, per l'appunto, "amatoriale". Prescindendo del tutto dall'assiduità, dalle prestazioni, dai risultati e, non da ultimo, dall'apparente... serietà con cui si fa sport.
E' ben noto il mio pensiero: restando all'ambito ciclistico, che credo di conoscere un pochino, non vi è nulla che possa accomunare un ATLETA CICLISTA PROFESSIONISTA ad un Ciclista Amatoriale, agonista e competitivo o meno che voglia far intendere di essere.
Ecco perchè, con attinenza all'ambito normativo che regolamenta poi l'incandescente materia del DOPING, continuo a permanere dell'idea che la legge NON possa nè debba essere UGUALE per TUTTI. Auspicherei che il ricorso alla medicina e alla scienza, in cui alla fin fine si sostanzia qualsivoglia pratica dopante, potesse un giorno essere oggetto di un dibattito relativo ai Professionisti dello Sport scevro da pregiudizi, e magari con soluzioni condivise. Ma questo è un personale auspicio, che tengo solo a... sfiorare in questa mia riflessione.
Quello che trovo disdicevole, e altresì sintomatico dell'irragionevolezza del soggetto che non ha trovato nulla di meglio da fare che...far bella mostra di sé come CICLISTA AMATORIALE già SANZIONATO per DOPING, adducendo una qualche forma di "discriminazione" nel puro e semplice RISPETTO di quanto espressamente PREVEDUTO dalle N.S.A. e annesse disposizioni (che, a suo illuminato avviso, ne limiterebbero le... potenzialità agonistiche fin dalla fase di ammissione e partecipazione alle "competizioni" -?! -), è l'assurdo e demenzialmente improprio richiamo alla COSTITUZIONE della nostra Repubblica, o ai Principi e Diritti Universali dell'Uomo che emerge dal video con cui il medesimo "signor fenomeno" ha anche sciaguratamente pensato di immortalare la sua... "contestazione".
Caro Presidente (vorrà consentirmi l'attributo amicale, benchè possano legittimamente e lealmente aversi opinioni diverse), chi doveva CHIEDERE SCUSA - e pure IN GINOCCHIO semmai ancor'oggi si usasse farlo - non era certo Lei.
Il Suo è stato un gesto che Le fa onore, oltremodo apprezzabile e nell'occasione fors'anche opportuno per una decisa presa di posizione rispetto all'occorso e a tutela e salvaguardia del VERO CICLISMO, in relazione ad un episodio di maleducazione e mancanza totale di riguardo per le Istituzioni Sportive Nazionali e per tutti coloro che, a vario titolo, ne reggono ed amministrano le sorti parimenti in sede di Giustizia. Per questo gesto La ringrazio .
Per chi, invece, ha un concetto dell'ETICA Sportiva - e temo non solo... - quanto meno personalistico, da primitivo ignorante (nel senso etimologico dei termini), nessuna considerazione. Già la commiserazione sarebbe una immeritata gratifica .
Con stima, cordialmente.