Non fosse per i tratti somatici, inequivocabilmente ascrivibili a un figlio del Sol Levante, Yuzuru Sunada potrebbe tranquillamente essere assimilato quale italiano, e brianzolo, in particolare.
Parliamo del fotografo del ciclismo Yuzuru Sunada, nato nel 1961 a Toyoma, in Giappone e attratto, fin da giovanissimo, dal ciclismo. Uno sport allora agli albori nell’impero del Sol Levante, almeno quello su strada, quello che attraeva gli interessi e la passione del giovanissimo Yuzuru. All’epoca, in Giappone, imperava il ciclismo su pista, soprattutto la specialità del “keirin” con annesse scommesse, con la stella di Koichi Nakano, straordinario specialista delle volate nato nel 1955, che ha monopolizzato la vittoria in dieci campionati del mondo della velocità professionisti, ininterrottamente, dal 1977 al 1986 compresi. Scatto portentoso, grinta e comportamento da kamikaze, qualche volta, erano le sue armi per affermarsi con eccezionale, ineguagliata e probabilmente ineguagliabile, continuità. Un “fenomeno” assoluto, nel vero, letterale, senso della parola.
Erano però le corse su strada che affascinavano Yuzuru Sunada che pedalava su strada nel magro panorama delle corse giovanili giapponesi, su una “quasi specialissima” italiana, attratto e affascinato da quanto proponeva il “made in Italy” nel settore delle due ruote senza motore. Era, da parte sua, una continua ricerca di filmati, di fotografie, di riviste illustrate, di documentazione varia che proponesse il ciclismo, il “ciclismo vero” dice Yuzuru, che allora era ancora, in pratica, tutto concentrato in Europa.
Nel medesimo tempo matura pure l’hobby della fotografia, in senso generale, non ancora specificamente ciclistico. E per realizzare i suoi sogni, vedere e toccare con mano la sua agognata conoscenza diretta dell’essenza della sua passione, Yuzuru nel 1985, approda in Italia, in Lombardia, in Brianza, a Lesmo dove tuttora conserva la sua base quando non è in giro per il mondo a fotografare corridori e corse oppure, nel periodo invernale, riprendere il contatto e gli affetti con il natio Giappone. A febbraio, massimo inizio marzo ritorna però, quasi come le rondini di una volta a primavera, per seguire quello che è ora il “circus ”maggiore del ciclismo professionistico.
Appena giunto in Italia nel 1985 prova a mettersi il numero sulla schiena e gareggia in una squadra giovanile di Monza, la Cicli Di Lorenzo-Canova Case, dei fratelli Gianni e Alfiero Di Lorenzo, già professionisti, poi affermati meccanici alle corse, con frequentatissimo negozio. Con i colori della Di Lorenzo ha gareggiato anche un giovane Gianni Bugno, oltre a qualcun altro, rappresentato nella foto di squadra, lungo il doppio di Sunada, alla destra guardando la foto di gruppo. Yuzuru si stabilisce nella vicina Lesmo, confrontandosi con i pari età italiani. Il calendario agonistico di categoria presenta appuntamenti in successione che si svolgono lungo le strade brianzole che prevedono pure dislivelli sensibili per la categoria. Yuzuru, calato nella nuova realtà, si applica con determinazione tutta nipponica ad apprendere il “mestiere” del corridore - ancora in erba -, confrontandosi con diversi interlocutori, superando con grande spirito d’adattamento e intraprendenza le comprensibili, notevoli, difficoltà proposte dalla lingua, dal differente modo di vivere, dagli usi e costumi della quotidianità così diversi da quelli della madre patria. E poi, il sabato e/o la domenica misurarsi sui pedali con i coetanei. La struttura fisica esile, minuta, è quella solitamente accostata alla figura dello scalatore, ma il “grimpeur” del Sol Levante, con pragmatismo e freddezza di ragionamento, si rende conto che il divario con i competitori “made in Italy” è ampio. Ed è da lui valutato pure troppo per essere colmato, anche in parte, per offrire fondate speranze di colmare la differenza e puntare a obiettivi alti nel professionismo. E si risolve abbastanza presto ad abbandonare le chimere ciclistiche di pedalatore agonistico continuando a pedalare per piacere e diletto personale.
Già quando non era impegnato in allenamento o in competizione, il giovane e sempre serio, serissimo Yuzuru Sunada, si guardava attorno con interesse e curiosità intelligente per scoprire differenti realtà italiane nel corollario del ciclismo, informandosi e documentandosi. Fra queste le numerose officine artigiane che costellano la Brianza e non solo, l’aspetto della tecnica, dei componenti, dei materiali ciclo, il sistema informativo che ruota attorno alle corse e altro ancora. Una sorta di “cocktail” di cognizioni maturate che lo determinano e lo aiutano a lasciare l’agonismo per intensificare una collaborazione di tipo giornalistico, soprattutto con riviste di ciclismo giapponesi che in quegli anni accompagnavano il diffondersi dell’attività agonistica nipponica, ai vari livelli, che guardava con motivata curiosità e interesse il grande palcoscenico del ciclismo di vertice europeo.
Dal 1989, è foto giornalista “free-lance”, indipendente, e inizia a seguire le corse in moto, sia in Italia, sia all’estero, affinando l’esperienza con vari motociclisti piloti appassionati dell’ambiente. Soprattutto per i primi anni le sue foto sono pubblicate prevalentemente in Giappone ma ben presto il “mercato” si amplia.
Entra nella cerchia fissa degli specialisti dell’obiettivo del settore in modo continuativo, conservando sempre e comunque la “base” a Lesmo dove, quando i bolidi a quattro ruote girano sulla pista dell’autodromo di Monza, si sentono le staccate e le accelerate rombanti all’omonima, famosissima, curva.
Fra i piloti che hanno condotto la moto Yuzuru Sunada ricorda con particolare piacere il segaligno, taciturno, sovente avvolto dal fumo delle sigarette, il trentino di Covolo di Terlago, Sergio Fedrizzi, ora a meritato riposo, con il quale ha condiviso un’infinità di chilometri, percorsi con leggerezza. Infatti, sommando il peso di entrambi si arriva, a stento, al quintale…
Il Tour de France, il Giro d’Italia, la Milano-Sanremo, e non necessariamente nell’ordine, sono le corse preferite, per vari motivi, da Yuzuru Sunada, atteso quest’anno dallo speciale riconoscimento della Grande Boucle destinato ai “veterani” con frequentazione trentennale della massima corsa a tappe.
Oramai Yuzuru Sunada ha oltrepassato i trent’anni d’attività sulle strade del ciclismo con le macchine fotografiche brandite o appese al collo. Il fisico, l’aspetto del viso, la passione e l’entusiasmo per il mestiere rendono il segno dello scorrere del tempo ininfluente, in pratica e a vista, sull’aspetto e la figura di questo personaggio, nippo-italiano o italo-nipponico.
Fate voi.
Giuseppe Figini