Nei Favoino, l’aforisma è nel cognome. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, sembra sussurrare la storia di questa famiglia. Che nel ciclismo riscatta quel destino scritto da qualche parte là nei filamenti genetici.
L’eredità è in Carola, all’avvio della sua terza stagione agonistica, che si prepara al debutto tra gli Juniores con il Team Lapierre Trentino. Nel suo futuro prossimo, il downhill la porta verso le discese della croata Losinj, poi Leogang in Austria e la Val di Sole. Lei che dopo un esordio nell’equitazione, ha scelto le piste da bmx di Besnate e Vigevano, centrando anche un paio di vittorie a livello regionale. E l’amore per i pedali è andato sempre crescendo. Eppure Carola non è che l’ultima, in ordine cronologico, tra le sportive di casa Favoino a vivere di sussulti d’adrenalina.
Nel quadro di famiglia, tonalità forti le regalano anche le imprese estreme di zio Enzo: dopo la maratona e lo sci di fondo, ha trovato il proprio ambiente ideale nel nuoto in acque gelide. Disciplina in cui, al Campionato del mondo dello scorso anno in Germania, ha nuotato per mille metri in un lago a 3 soli gradi oltre il punto di congelamento. Un’impresa non nuova, visto che a Tallin aveva percorso la stessa distanza con acqua a mezzo grado sopra lo zero termico.
Ma la passione di famiglia, tra i Favoino, è epidemica sin dal colpo di fulmine tra la bicicletta e Romano, fratello di Enzo e papà di Carola. Romano, oggi 47enne, conta un passato di atleta senza particolari acuti, ma un argento iridato, titoli continentali e nazionali tra Nuova Zelanda, Francia e Italia come team manager di Playbiker, oltre che un terzo posto nella classifica team alla Coppa del mondo di Schladming 2008. Le soddisfazioni dirigenziali di Romano passano però innanzitutto dal Circuito nazionale Gravitalia, che “dal 2012 si è evoluto con il principale obiettivo di fornire agli atleti partecipanti i presupposti per divertirsi e migliorarsi tecnicamente e atleticamente. Dalle categorie amatoriali a quelle agonistiche, con un particolare occhio di riguardo per gli atleti più giovani che rappresentano il futuro di questa disciplina”.
Nel 2018 del circuito Gravitalia si sommeranno quattro tappe, da fine a aprile a metà settembre. Per ribadire che l’investimento sui ragazzi è stato fatto e soprattutto va avanti. Nel downhill, del resto, la confidenza con tutto quel che è giovane è qualcosa di innato. Lo disciplina strizza l’occhio al mondo social e Gravitalia parla il linguaggio di chi cerca un approccio modulato alle esigenze dei nuovi rider. Di improvvisato, però, non c’è nulla. Perché dietro tanta leggerezza c’è in realtà una macchina organizzativa rodata e ambiziosa che poggia proprio su Favoino. E che parte da Bruno Zanchi, capace con la mountain bike di costruirsi negli anni un nome a livello internazionale. Sin da quel 1992 che al Ciocco, in Toscana, gli regalò il titolo iridato di downhill. Con lui Roberto Vernassa, storico organizzatore del Grand prix di Sanremo sul percorso di San Romolo e commissario tecnico della Nazionale.
Romano, già team manager di Playbiker, ha affrontato gare con atleti come Adam Brayton, Floriane Pugin, Wyn Masters, Shaun O’Connor, Nathan Rankin, Lorenzo Suding o Elisa Canepa. Fa parte della Commissione nazionale di downhill per la Federazione, è anche speaker agli eventi e presta la voce e il commento tecnico per Rai o Eurosport. Nel suo recente passato, anche il Campionato mondiale 2016, le finali di Coppa del mondo in Val di Sole e il Campionato europeo di Sestola. “E proprio Sestola”, dove nel Giro 2016 si illuminò per la prima volta la stella di Giulio Ciccone, “rappresenta il grande ritorno nelle tappe del circuito 2018 di Gravitalia, che prevede già Pian del Poggio, Monte Amiata e Frabosa Soprana. Ci saranno cambiamenti sul percorso con sezioni più tecniche e altre più scorrevoli, con punti da velocità sino ai 70 orari”. Sull’Appennino modenese, invece, il tracciato ricalcherà quello dell’Europeo 2017.
Stefano Arosio