Anni di ricerca e sviluppo ed ecco spuntare dalla sede centrale di TREK, a Waterloo nel Wisconsin. la linea di bici da corsa di serie più leggera al mondo. Se siete ciclisti da bar ed oltre a pedalare vi va di darvi un certo tono, utilizzando questa Trek attirerete su di voi tutte le invidie della cricca e ad ogni uscita avrete sempre tutti gli occhi addosso.
Sono anni che noi ciclisti ci siamo fissati sul peso, infatti, conosco appassionati che per limare 100 grammi alla propria bici farebbero follie.
Émonda rende vano tutto ciò perché nella versione Top montata con lo Sram Red 22 arriva di serie a 4.6 Kg senza pedali e senza rinunciare mai alla sicurezza.
Con questo telaio, Trek punta a ridefinire tutti gli standard di peso e guidabilità ottenuti con anni di duro lavoro e grazie al Carbonio OCLV 700 Series, il carbonio più leggero e forte disponibile sul mercato, il risultato è eccellente sotto ogni aspetto.
Questa fibra di livello militare, esclusiva di Trek per il ciclismo, non è solo mostruosamente leggera e resistente ma raggiunge con l’esperienza dell’azienda un ottimo comfort verticale, indispensabile per non stancare l’atleta anche dopo ore in sella. L’attenta lavorazione consente l’utilizzo della giusta quantità di carbonio in un processo che vede Trek leader nel settore.
La geometria H2 viene definita come la soluzione ottimale per mettere il ciclista nella giusta posizione, lasciandolo libero di generare tutta la sua potenza. Il tubo sterzo E2 si sfina verso l’alto passando da 1.5” a 1-1.8” ed è modellato per essere aerodinamico ed offrire una granitica rigidità laterale. Questo si traduce in una guida precisa e pulita, sempre!
Nulla viene lasciato al caso e ogni componente in carbonio integrato come i forcellini e l’attacco del deragliatore viene modellato direttamente nel telaio stesso, evitando materiale in eccesso.
Il movimento centrale è una chicca di cui gode solo Trek, infatti è un BB90 senza calotte, misura che rende il telaio ancora più rigido e reattivo. I foderi alti sono leggeri ed eleganti, mentre i foderi bassi nascondono sotto forme arrotondate e ingentilite una resistenza agli stress laterali davvero elevata. In particolare il carro di sinistra incorpora il sensore DuoTrap S, compatibile con Bluetooth®/ANT+. Questo dispositivo evita l’utilizzo di fascette e accessori che spesso rovinano la linea della bici.
Raggiungere un risultato simile non è facile e per darvene un esempio pensate ad un artigiano che entra nel telaio e cesella togliendo grammo per grammo tutto quello che è superfluo per raggiungere l’estasi di questa perfezione. Ecco a voi Émonda, l’interpretazione di Trek per sfidare la forza di gravità.
L’allestimento di questa SLR 9, sfiora la perfezione, solo perché la versione più lussuosa e leggera costa giusto 2.000 € in più.
Il gruppo è l’elettro-meccanico Shimano Dura-Ace Di2, una garanzia per equilibrio e pura precisione giapponese. La guarnitura è una compact 50/34, ma se dovessi scegliere opterei per la 52/36, decisamente più competitiva se abbinata alla cassetta 11-28.
Tutta la componentistica è targata Bontrager, infatti, le ruote sono delle splendide e leggere Aeolus 3 D3TRL (tubeless ready), semplicemente fantastiche montate su pneumatici Bontrager R4. Il manubrio è un Bontrager XXX in alluminio e la pipa è una Race X Lite sempre in lega. Per la sella abbiamo il massimo di casa Trek, la Bontrager Paradigm XXX con binari in carbonio mentre il reggisella è il sempre efficace Ride Tuned in carbonio con offset da 20mm. Quest’ultimo ha una regolazione unica per fissare e regolare l’inclinazione della sella. Il telaio è predisposto per il passaggio dei cavi interno, come si addice ad un top di gamma.
Prima di salire in bici sono rimasto ammirato dall’accuratezza con cui questa Trek è assemblata, semplicemente perfetta. Nulla è fuori posto e tutto partecipa nel definire il carattere forte di questa bici, irresistibile in salita e decisa in discesa. Pare che i tecnici e gli ingegneri di Trek abbiano deciso di immergere Émonda nella pozione di Panoramix prima di metterla su ruote e spedirla nei negozi. Possiamo senza dubbio inserire questa bestia da salita tra le superleggere che più infiammano l’animo degli scalatori, ma qui c’è molto di più. La governabilità del mezzo è estrema, cosa che non ti aspetteresti da un peso piuma. Ma se condotta con decisione e precisione, arriva a dare il meglio ripagando con le stesse sensazioni di una bici aero, generalmente più possente a livello di telaio. Basta una rampa o un rilancio qualsiasi per apprezzare la dinamicità di questo telaio, forte e leggero come pochi al mondo.
Aumentando l’andatura parte da sotto il sedere come se avesse fretta di scappare via e incita alla progressione, anche se le gambe dicono basta. La componentistica è leggera e adeguata per accompagnarvi nelle gf più dure del panorama internazionale. Voglio sottolineare la scorrevolezza delle ruote, difficilmente ho utilizzato ruote in carbonio per copertoncino migliori di queste. I mozzi, la raggiatura e lo stesso profilo da 33 sono la soluzione più competitiva per fare bene tutto. I freni direct mount alleggeriti Bontrager Speed Stop sono uno spettacolo a livello estetico e meccanico. Sicuri, potenti e modulabili sono molto progressivi e quando serve bloccare mordono a dovere. La serie sterzo Cane Creek AER è precisa e scorrevole, tanto da far sembrare di avere i mozzi delle ruote tra le mani. In pianura, la geometria H2 aiuta a tenere un passo elevato in presa bassa, sicuri che presto arriverà la salita…
Nelle discese più tecniche, anche dissestate, tutto il lavoro del team di progettazione e sviluppo emerge al meglio con un telaio che asfalta ogni asperità lasciandovi tranquilli a godervi le traiettorie. Niente sobbalzi incontrollati ma solo carattere e decisione, come ci si aspetta da uno strumento adatto ai professionisti. La lavorazione del carbonio di Trek è una garanzia e tutta l’esperienza del marchio emerge vigoroso da ogni centimetro di questo telaio. La versione SLR 9 è un vero spettacolo, fateci quello che volete, ma sono sicuro che non troverete un difetto su questo mezzo.
Giorgio Perugini