In un mercato in cui è sempre più difficile distinguersi, Repente - giovane marchio italiano che produce selle di grande qualità - ha trovato la propria strada realizzando prodotti esclusivi attraverso lavorazioni accurate che hanno messo in evidenza idee davvero originali, sfruttando materiali eccellenti. Fin dalla sua nascita Repente ha investito molto in termini di ricerca e innovazione, un percorso che ha portato il brand a brevettare il Repente Locking System (RLS), il sistema che permette di sostituire la cover della sella mantenendo lo steso scafo.
Le innovazioni non si sono fermate qui, infatti, è stata messa a punto la tecnologia LCF (Long Carbon Fiber) in cui un tecnopolimero viene rinforzato con fibre lunghe di carbonio per costituire intrecci ideali per migliorare la leggerezza degli scafi. Per rimanere al passo con i tempi, tutta la filiera produttiva è organizzata per limitare al massimo gli sprechi di materiali e per arrivare a produrre selle sempre più green, un passaggio essenziale oggigiorno. Le selle Repente sono prodotti che si sono distinti per bene anche in ambiente professionistico, basti pensare alla grande soddisfazione con cui queste selle vengono utilizzate dal Team Bingoal WB e da Lejla Tanovich, leader di coppa del mondo nel Marathon. Una cosa è certa, il marchio Repente prosegue un percorso di crescita costante a livello di prodotti, ma a fare da traino è la visione aziendale. Abbiamo fatto una chiacchierata con Massimo Farronato, fondatore di Repente, uno scambio utile per far luce sulle ambizioni future di Repente e su quanto di buono è stato fatto fino ad ora.
Massimo, ci parli di lei e delle sue passioni. Cosa la lega al ciclismo?
«Nel mio percorso professionale ho incontrato il ciclismo nel 2002 quando ho iniziato a lavorare per il Gruppo Selle Royal, ricoprendo l’incarico di purchasing director e occupandomi dello sviluppo di vari prodotti. Da praticante mi sono avvicinato al ciclismo piuttosto tardi, dopo i 40 anni. Nelle gare amatoriali mi sono tolto anche qualche bella soddisfazione».
Repente… cosa si cela dietro questo nome? Da dove parte l’idea di produrre selle innovative? Quale è l'ambizione che la spinge in questa avventura?
«Repente è una parola di origine latina, vuoi, dire veloce, improvviso, ma, come accade spesso in questi casi, ci siamo innamorati soprattutto del suono di questa parola. Il nostro progetto imprenditoriale è nato dalla volontà di mettere a frutto competenze ed esperienze di lungo corso in questo settore per creare qualcosa che prima non c’era, scegliendo materiali di prima qualità, creandone di nuovi se necessario e producendo in Italia. Abbiamo inventato un sistema di sostituibilità delle cover, una sella con scafo e imbottitura in un unico materiale riciclabile, un nuovo sistema di assorbimento delle vibrazioni, e continuiamo a sperimentare».
Come è organizzata la produzione?
«Ci occupiamo internamente dell’ideazione, mentre l’ingegnerizzazione avviene in parte con il supporto di studi esterni. I fornitori sono quasi esclusivamente della nostra regione, in qualche caso sconfiniamo in Lombardia. L’assemblaggio e il confezionamento sono svolti internamente».
In un mondo in cui gli sprechi sono sempre troppi, come si comporta Repente? La sella Nova rappresenta una bella svolta e non solo per voi…
«Sentiamo parlare spesso di prodotti sostenibili, di materiali ecologici, e volevamo proporre al mercato una sella che si meritasse davvero l’appellativo di «green». Per fare a meno di colle e solventi serviva mettere a punto un processo produttivo con un unico passaggio per scafo e imbottitura, e con un materiale totalmente riciclabile, così come lo è il rail. Lo sviluppo è stato laborioso, ma ci siamo riusciti. Quanto al design, data l’esperienza accumulata con gli altri prodotti, partivamo avvantaggiati. Non è una sella per l’agonista esigente, ma credo che sia una sella rivoluzionaria sotto molti aspetti. Il debutto nel mercato è stato molto positivo».
Quanto di quello che avete messo a punto per Nova ritroveremo nell’alta gamma?
«Ci stiamo lavorando. Intanto per l’alta gamma abbiamo altra carne al fuoco, con il 3D e non solo».
Le selle Repente si sono distinte fin da subito per il sistema RLS e per la bellezza delle lavorazioni in carbonio. Quanto di tutto questo definisce l’originalità del prodotto Repente?
«L’RLS è un nostro tratto distintivo, anche se riguarda solo una parte della nostra produzione. Utilizza due scafi sovrapposti, fa risparmiare soldi e riduce i materiali di scarto, sempre più ciclisti lo stanno apprezzando. Quanto al carbonio, lavorarlo al meglio è sempre stata una nostra passione. Per renderlo migliore usiamo l’autoclave, pochi lo fanno».
La gamma è già molto completa e permette agevolmente di trovare proposte per ogni disciplina. Come prosegue il lavoro con i team professionistici?
«Sponsorizziamo i professionisti da quando esiste il marchio. Da tre anni la Bingoal WB usa le nostre selle. Non c’è miglior tester di una squadra di professionisti che corre la Parigi-Roubaix, il Giro delle Fiandre e tutte le altre classiche del Nord. I feedback sono stati molto positivi, siamo molto contenti che ci abbiano chiesto di continuare la collaborazione».
Il mercato oggi vive un momento di grande saturazione ma, come detto in partenza, l’originalità dei prodotti Repente sembra una buona garanzia per trovare nuovi clienti. Come siete percepiti all’estero, qual è il vostro mercato trainante?
«In Italia abbiamo cambiato da poco la modalità distributiva, e i primi riscontri del 2024 con i nostri agenti sono molto lusinghieri. All’estero ci vedono come dei produttori originali, molto meticolosi e orientati verso la performance. Sanno che produciamo in Italia e che cerchiamo sempre il miglior rapporto fra qualità e prezzo come modo per differenziarci. Gli Stati Uniti, gran parte dell’Europa, l’Australia e il Giappone sono fra i nostri mercati principali oltre confine».
Il rapporto qualità/prezzo è diventato oggi molto importante, segno che il cliente sa districarsi tra le varie offerte e ha anche maturato un buona consapevolezza, sfuggendo dai luoghi comuni. Qual è la vostra ricetta per realizzare la sella perfetta?
«Studiamo molto, cerchiamo di capire che cosa vuole il mercato nei vari segmenti di prodotto e quali sono le soluzioni più efficaci nel design, nei materiali e nelle tecnologie. In una nostra sella c’è solo ciò che serve ad aumentare il comfort e la performance, niente orpelli».
L’estetica per voi conta molto, che effetto vi fa sentirle definire oggetti d’arte?
«Ci rende molto orgogliosi. Il nostro primo motto, «Il ciclismo è un’arte», rispecchia il nostro amore per questo sport e l’importanza che diamo all’estetica, che peraltro può andare d’accordissimo con il comfort».
In che modo la vostra idea di sella diventa realtà e quali sono i test che un prodotto deve superare per proporsi al pubblico?
«Le forme delle nostre selle nascono dalla nostra esperienza e dalla continua ricerca di nuove soluzioni ai problemi che, talvolta, i ciclisti neppure sanno di avere. Collaboriamo moltissimo con i bikefitter e ascoltiamo i corridori, dal professionista al ciclista della domenica. Così è nato l’appoggio posteriore Close Fit, che riduce molto la pressione sull’ischio ed è trasversale a tutte le nostre selle. Inoltre ci siamo accorti che in molte selle larghe presenti nel mercato i bordi ostacolano la muscolatura interna della gamba, ed ecco che è nata la sagomatura Ergo Shape. Lo sviluppo termina quando i test in laboratorio e su strada danno l’ok definitivo».
Ed ora le chiediamo di svelare qualche carta se possibile, cosa dobbiamo aspettarci per la stagione in corso?
«Dopo Nova, le prossime novità arriveranno nell’alto e medio di gamma. Da molti mesi stiamo lavorando ad una full carbon dalla forma flat e ad una 3D con caratteristiche particolari. Non solo, abbiamo progettato anche un prodotto specifico per il pubblico femminile».