Nel dibattito sulle fonti energetiche "a emissioni zero" per i mezzi di trasporto, si sente parlare sempre più spesso dell'idrogeno come soluzione del futuro, sia per i veicoli a motore che per le biciclette. In quest'ultimo caso si tratta di agganciare al tubo, anziché le batterie al litio tipiche delle e-bike, piccole celle a combustione ricaricabili in pochi minuti che convertono l'idrogeno in energia: qualora si riuscisse a diffondere tali sistemi su larga scala, si ridurrebbe drasticamente l'impatto ambientale.
Il primo prototipo di H2 Bike risale già al 2018, ad opera delle aziende tedesche Linde e Siemens, mentre nel 2019 fu la volta dell'italiana H2FC sviluppata dal distretto di alta tecnologia Atena. Per l'effettiva entrata in commercio di una bici a idrogeno abbiamo dovuto aspettare lo scorso anno, con l'Alpha Neo creata dai basco-francesi di Pragma Mobility (67 grammi di gas, con rifornimento in due minuti, per un'autonomia tra i 120 e i 150 chilometri!) e la Y800 della società cinese YouOn. I costi sono paragonabili a quelli di una buona e-bike, la ricerca nel settore è ormai fervente e nel post-pandemia stanno spuntando prototipi un po' ovunque, soprattutto in Europa. Entro il 2026 potremmo vederne pure uno made in Reggio Emilia.
Come riportato in settimana dai media locali, infatti, il Comune emiliano ha appena stipulato un accordo triennale (rinnovabile per ulteriori tre anni) con l'associazione cicloecologista Fiab Tuttinbici e con l'Università di Modena e Reggio per provare a brevettare un nuovo modello di bici a idrogeno. A spiegare l'origine di questa triangolazione è stata Carlotta Bonvicini, assessora alla Sostenibilità: Fiab Tuttinbici, presieduta da Raffaella Monti, ha proposto all'amministrazione reggiana d'investire su un progetto di questo tipo e insieme si sono rivolte all'ateneo reggio-modenese, che se ne occuperà in concreto tramite il centro interdipartimentale H2 diretto dal prof. Marcello Romagnoli. Le tre parti in causa hanno inoltre annunciato di aver trovato un produttore del territorio pronto eventualmente a realizzare le biciclette.
Del resto parliamo di una città strettamente legata al ciclismo. Oltre a essere sede della squadra professionistica della famiglia Reverberi e di una realtà imprenditoriale come Beltrami TSA, si è guadagnata l'appellativo di Velòpoli per le iniziative sulla mobilità, come una delle reti ciclabili più importanti d'Italia e gli incentivi in busta paga a chi va al lavoro pedalando anziché in auto. Chissà se prossimamente potremo aggiungere le bici a idrogeno all'elenco: osserviamo curiosi.
NELLA FOTO la firma del protocollo d'intesa