Ursus Spa è un’azienda metalmeccanica che viaggia su due e su quattro ruote, e viaggia veloce. Il simbolo di Ursus, il toro scalpitante, è un’immagine familiare agli appassionati di ciclismo, perché negli stabilimenti di Rosà nascono ruote superleggere in carbonio che da anni calcano le scene nobili del pedale: dal Tour de France alla Parigi Roubaix, dal Giro d’Italia alla Milano-Sanremo.
Bici non vuol dire solo agonismo: Ursus sforna milioni di componenti “urban”, in prevalenza mozzi, cavalletti e bloccaggi, ed è fra i principali produttori al mondo. Ma Ursus significa anche automotive: importanti commesse di componenti meccanici in alluminio e acciaio sono destinate a clienti finali come Bmw, Daimler (Mercedes), Porsche, Peugeot e Citroen.
“I nostri clienti sanno che qui trovano la certificazione IATF, un protocollo molto rigoroso dettato dall’industria automotive, che si traduce in garanzia assoluta di qualità e rappresenta una forte credenziale per l’azienda” spiega Mirko Ferronato, Ceo di Ursus Spa.
I numeri. Ursus è una realtà imprenditoriale con oltre 50 anni di storia, che dà impiego a 65 addetti e conta tre sedi produttive, tutte a Rosà, per complessivi 12 mila metri quadrati di superficie coperta. Il fatturato, chiuso a 21 milioni di euro 2020, si attesterà a oltre 30 milioni a fine 2021. L’80% della produzione è destinata all’export.
Una storia di innovazione. L’azienda, oggi guidata da Mirko Ferronato, fu fondata nel 1967 da suo papà Sergio assieme al fratello Domenico. Fu Sergio, nel lontano 1966, a gettare il seme dell’innovazione, che tuttora ispira i successi imprenditoriali di Ursus. La sua invenzione ha rivoluzionato il sistema di fissaggio di manubri, cannotti reggisella e non solo: una leva a chiusura su perno eccentrico, facilmente azionabile a mano, al posto del tradizionale bullone. Da allora Ursus non ha mai smesso di innovare. Ne sono un esempio le ruote in carbonio superleggere TS47 Disc, l’avveniristico manubrio da corsa Magnus H.02, a totale integrazione dei cavi di comando, o il “supermozzo” HD50, con le tolleranze ridotte al micron per una scorrevolezza e silenziosità un tempo impensabili.
Ruote da campioni. Attualmente Ursus è sponsor di tre team professionistici: TotalEnergies, Caja Rural e Vini Zabù. Filippo Pozzato e “Mr.Roubaix” Niki Terpstra sono due dei campioni che hanno corso con Ursus. Con Ursus Filippo Baroncini ha vinto di recente il campionato del mondo su strada Under 23. «I componenti di alta gamma per ciclismo da competizione sono il nostro fiore all’occhiello, ma l’aumento della domanda nella divisione bici deriva in gran parte dall’e-bike, dal gravel e, in generale, dalla bicicletta di uso comune” spiega Mirko Ferronato.
Ursus è al fianco dei campioni anche nel Moto GP: è infatti sponsor ufficiale del pilota Enea Bastianini, due volte terzo nel motomondiale 2021.
L’intero ciclo produttivo sotto un unico tetto. “Abbiamo fatto dell’internalizzazione un punto di forza: che si tratti di particolari di una sospensione per auto o di una ruota in carbonio, il prodotto nasce e viene ultimato nei nostri stabilimenti, il processo produttivo è sempre sotto il nostro controllo – racconta il Ceo di Ursus -. Crediamo nell’innovazione e nella tecnologia, la nostra prossima frontiera si chiama automatizzazione. Abbiamo introdotto da poco una nuova linea completamente automatizzata e vogliamo continuare ad investire in questa direzione».
Orari “smart”. L’approvvigionamento delle materie prime è ormai un problema generalizzato, e lo è anche il reperimento del personale. Ursus è alla costante ricerca di addetti per completare la pianta organica, figure tecniche e non solo.
Per venire incontro alle esigenze del personale femminile impiegato in produzione, l’azienda ha introdotto l’orario 7-11,30 / 12-15.30. «E’ stata un’iniziativa molto apprezzata, perché tiene conto delle esigenze delle famiglie - commenta Mirko Ferronato -. Avere molta parte del pomeriggio libero consente alle nostre dipendenti di fare molte cose e di stare più tempo con i figli”.
Obiettivo sostenibilità. L’accorciamento della filiera e la sua riorganizzazione secondo i criteri Industry 4.0 sono espressione dell’impegno dell’azienda per la riduzione delle emissioni di Co2.
Ursus è dotata di un massivo impianto fotovoltaico che produce 550 KWh di elettricità pulita. “Per noi le energie rinnovabili sono molto più di uno slogan – afferma Mirko Ferronato -. Ritengo che il consumo di Co2 per realizzare qualsiasi prodotto dovrebbe essere una delle informazioni messe a disposizione del consumatore, ma prima servono gli strumenti per misurare le emissioni. Noi lo stiamo cercando, spero che presto arriveremo a dare questo servizio ai nostri clienti e all’ambiente, e spero soprattutto che non saremo i soli a farlo”.